L’omicidio di via dei Ghirardelli

Chi era Riccardo Claris, morto accoltellato in una lite tra atalantini e interisti

È accaduto nei pressi dello stadio di Bergamo attorno all’una, tra sabato 3 maggio e domenica 4. L’aggressore, 19 anni, è fratello del 25enne reo confesso dell’omicidio di Luciano Muttoni, avvenuto il 7 marzo a Valbrembo

Chi era Riccardo Claris, morto accoltellato in una lite tra atalantini e interisti
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Tutto è cominciato con un inno all’Inter cantato all’interno del Reef Cafè, un bar di via Borgo Santa Caterina, a Bergamo. Nel locale, sabato 3 maggio attorno a mezzanotte, ci sono anche degli atalantini che non la prendono bene. Comincia una discussione.

Riccardo Claris, 26enne ultrà della Dea che abita in zona, è a casa – vive non lontano dal locale – ma viene avvertito della lite in corso. Scende in strada e si lancia con gli altri tifosi all’inseguimento degli interisti. Ma nel frattempo uno dei “fuggitivi” si era procurato un coltello e l’ha usato, in via dei Ghirardelli (non lontano dalla curva sud dello stadio), proprio contro Claris, colpito con un fendente alla schiena. Per lui non c’è stato nulla da fare.

Chi era la vittima

Riccardo Claris aveva una laurea in Economia e Commercio e un lavoro in una finanziaria a Milano. Nato a San Giovanni Bianco, viveva appunto in Borgo Santa Caterina. Allo stadio di Monza, nel primo pomeriggio di domenica 4 maggio, uno striscione dei tifosi bergamaschi ha voluto ricordare il giovane, studente modello che aveva nei mesi scorsi seguito un corso di specializzazione all’estero, in Lussemburgo. Era lui stesso un giocatore: aveva militato in diverse squadre di calcio della provincia, prima nelle giovanili dell’Albinoleffe, poi in promozione ed eccellenza. L’ultima sua squadra era stata la Gavarnese.

Chi è l’aggressore

L'accoltellatore è Jacopo De Simone, 19 anni, trovato sul posto: si è costituito ai carabinieri. È stato portato in carcere, dove verrà interrogato dal gip. Ha raccontato di essere salito in casa – vive proprio in via dei Ghirardelli - a prendere il coltello per difendere suo fratello gemello. Ma non risulterebbero feriti e aggressioni fisiche, prima della coltellata. Vicino al cadavere i carabinieri hanno trovato la lama e il manico del coltello in ceramica usato per uccidere.

C’è un macabro collegamento con un altro gravissimo fatto di sangue, in questa storia: De Simone ha anche un altro fratello più grande, Carmine, figlio adottivo, che a marzo è stato arrestato per l'omicidio di Luciano Muttoni, affittacamere a Valbrembo.

Le parole della sindaca Carnevali

«La nostra comunità è profondamente scossa per la drammatica e tragica vita distrutta di Riccardo che, per futili motivi, è stato ucciso per mano di un ragazzo che per tutta la sua esistenza avrà sulla coscienza la gravità dell’azione compiuta. Non solo da sindaca ma anche da genitore, il primo pensiero va alla famiglia Claris, perché non c’è dolore più grande e prova più difficile da sopportare come quella di non avere più un figlio, un fratello. A tutti loro esprimiamo la più sincera vicinanza e il cordoglio di tutta la città», sono le parole di Elena Carnevali, sindaca di Bergamo.

«Nessuna parola potrà colmare una perdita così grande, ma il nostro dovere è fare in modo che simili tragedie non si ripetano. Bergamo non è una città violenta e l’episodio di accoltellamento tra giovani avvenuto oggi è un fatto gravissimo, che ci interpella non solo come amministratori, ma come cittadini, genitori, educatori. Non possiamo limitarci all’indignazione momentanea: siamo di fronte a un disagio profondo che attraversa le nuove generazioni e che trova terreno fertile in un contesto sociale sempre più fragile. Questi atti di violenza che si verificano sempre più spesso tra giovani e giovanissimi - ricordiamo i recenti episodi di Torino, Milano, Napoli, Roma, Monreale, oggi anche Castelfranco Veneto -, non sono frutto del caso: rivelano solitudini, vuoti educativi, l’incapacità di avere consapevolezza della gravità degli atti nella vita reale».

Commenti
Luca

Non è questione di mostrificare, i fatti parlano chiaro. Se uno ammazza è un assassino ed é colpevole. Punto. Se uccide alle spalle per futili motivi è un aggravante. Ergastolo. Punto a capo. Non giriamoci sulle parole. I FATTI sono questi

Domenico

Lo sport è divertimento è salute... Curiamoci.

luca

@Antonio trovati uno bravo...

Pipolo

Scusate...lo so che la curiosità non è mai una bella cosa...ma io vorrei conoscere i genitori che hanno tirato su cotanta prole. Mi riferisco ovviamente ai fratelli omicidi. Dopodiché TUTTA la storia è figlia di una povertà culturale... ahimè non sanabile con una laurea... evidentemente .

Antonio

La vittima e il colpevole avevano pregi e difetti come tutti ora non pontificate la santità di uno dei due e la mostruosità dell’altro,voi siete molto abili nel creare un mostro e non avete nessun rispetto per niente. Purtroppo c’è un morto saranno gli inquirenti che faranno luce non voi che da una parte santificate e dall’altra parte opposta mostrificate. La sindaca farebbe meglio guardare lo schifo che versa la città invece di fingere dolore mediatico di una cosa che non gli frega niente.

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