Dopo le sontuose esequie

Chi sono davvero i Casamonica e perché tanto rumore (per nulla?)

Chi sono davvero i Casamonica e perché tanto rumore (per nulla?)
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Chi sia stato Vittorio Casamonica ormai lo sappiamo tutti. Rose fioccanti dal cielo e aleggianti sulle note del Padrino, Rolls Royce e carrozza trainata da sei cavalli sono stati i regali che i nipoti e i parenti di Casamonica hanno fatto al caro defunto, in segno di stima e di riconoscenza. Peccato che l'elicottero da cui sono stati lanciati i petali rossi abbia sorvolato una parte del cielo di Roma su cui vige il divieto di transito, e strano che un giornalista di Fanpage.it, Alessio Viscardi, sia stato aggredito e minacciato di morte («Io ti uccido proprio, devi posare la telecamera, io ti atterro») per essersi recato all'eliporto da cui sarebbe partito il mezzo impiegato nel funerale, un eliporto situato a 200 chilometri da Roma. Peccato, davvero peccato, che la carrozza che ha trasportato il prezioso feretro sia stata la stessa usata per le esequie di Totò, il Principe della risata. Ma tra altezze regali ci si intende, è chiaro: pure Casamonica era un re, era il Re di Roma. Che ora è andato a conquistarsi anche il Paradiso, ovviamente dopo avere fatto la sua parte per accaparrarsi il controllo della capitale.

Tutto quel che non torna. Il Vaticano si è giustamente indignato («Da una parte la preghiera per i defunti, dall'altra lo spettacolo mediatico, l'ostentazione di potere, la strumentalizzazione chiassosa e volgare di un gesto di elementare pietà umana e cristiana come il funerale che, già di per sé, richiederebbe almeno compostezza, riserbo, dignità e, soprattutto, silenzio» si legge sull'Osservatore romano), ma intanto la frittata era fatta.

 

 

Ciro Cesarano, uno dei titolari dell'agenzia di onoranze funebri di Calvizzano a cui si sono rivolti i Casamonica, giustifica l'accaduto dicendo: «I funerali in carrozza non sono una novità. Abbiamo contatti con agenzie funebri di tutta Italia perché siamo tra i pochi ad avere l'attrezzatura per il trasporto. Quando ci arriva una richiesta non sappiamo neanche chi sia il defunto perché abbiamo contatti solo con le agenzie. Ci chiamano da tutta Italia: da Foggia, a Pescara a Verona. Siamo stati a Roma diverse volte, anche una decina di giorni fa per le esequie di un ragazzo morto in un incidente stradale. L'affitto di una carrozza è in media di circa duemila euro». E poi aggiunge: «Era un boss ma alla fine era un uomo libero. Un boss di solito sta in carcere».

Ma poi, si chiede la gente, dov'erano le forze dell'ordine? Come mai il divieto di transito aereo è stato infranto e nessuno è intervenuto, proprio ora che si sta per preparare il Giubileo e che le misure di sicurezza dovrebbero essere alte, altissime, visti soprattutto i tempi che corrono?

Il Ministro Alfano riceverà a breve un rapporto dall'ex capo della Protezione civile sulla base del quale stabilirà il da farsi. Il già fatto, intanto, è sotto gli occhi di tutti. I Casamonica dicono di avere chiamato loro stessi i vigili che hanno scortato il corteo, mentre alcuni testimoni parlano di un controllo autonomo della strada. Pare che l'unica autorità che poteva stabilire e approvare le modalità della cerimonia fosse il questore, che però non era informato di nulla.

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Ma come è possibile che il questore non sapesse della morte di Vittorio Casamonica? Il cognome che portava doveva renderlo particolarmente gradito alle attenzioni dell'Arma. Alimenta lo scetticismo generale il legale della famiglia dei Casamonica, Mario Giraldi: «Il giorno della morte di Vittorio - spiega il penalista - ho presentato istanza alla Corte d'appello per ottenere che il figlio agli arresti potesse partecipare ai funerali. Lo stesso giorno le forze dell'ordine hanno effettuato il sopralluogo nella casa ed erano quindi perfettamente a conoscenza del fatto che il giorno successivo si sarebbero svolti i funerali». Gli elementi che non tornano sono tanti e inquietanti.

Chi sono i Casamonica. Lo scandalo suscitato dalle immagini di cotanto corteo funebre – accompagnato dagli immancabili commenti da parte della stampa estera, che da questo punto di vista farebbe bene a lavarsi i panni sporchi in casa propria – lascia completamente esterrefatti i congiunti del signor Casamonica. Il defunto era incensurato, dunque perché tanto gridare per una semplice dimostrazione di affetto?

C'è di strano che i Casamonica sono una delle quattro famiglie mafiose che negli anni Settanta avevano operato la scalata al potere criminale nella capitale. C'è di strano che i Casamonica controllano notoriamente il sudest romano, mentre i loro amici Fasciani, Senese e il gruppo di Massimo Carminati (Roma Capitale, dice niente?) controllano il resto. C'è di strano che i quartieri del Tuscolano, di Don Bosco, di Cinecittà e della Romanina, fino ai Castelli Romani sono inquinati dalle attività di: truffa, usura, riciclaggio, spaccio di stupefacenti e via dicendo, mansioni onorevoli di cui si sono fatti carico proprio i Casamonica.

 

https://youtu.be/q5WpcAh3Urw

 

Chi era il defunto Vittorio. L'anziano Vittorio, il sessantacinquenne di cui tanto si parla, era arrivato a Roma come un qualunque nomade abruzzese di etnia sinti e in pochi anni era riuscito ad assicurare ai suoi eredi un impero illegale che oggi vale circa 90 milioni di euro. Nemmeno si riesce ad immaginare quanti siano, 90 milioni di euro. Le persone affiliate al clan sono migliaia e tutte obbediscono ai vertici della famiglia. A capo del parentado c'era l'incensurato Vittorio, ora ci sarebbe il figlio messo in carcere, e scarcerato apposta per presenziare ai funerali del padre.

Vittorio Casamonica ha cominciato a costruire la sua ricchezza commerciando cavalli, un'attività alimentata dal racket, da tassi di usura dal 200 al 300 percento e dal traffico di stupefacenti. Quando gli affari si sono allargati, il denaro sporco ha cominciato ad essere riciclato attraverso il settore immobiliare e quello automobilistico. Questi erano gli anni in cui Vittorio andava a lezione di malavita da quelli della Magliana, diventando l'addetto al recupero crediti di Enrico Nicoletti, il cassiere della Banda. Nel 1990 si dichiarava nullatenente, ma aveva in tasca un tesoro di più di duemila miliardi di lire.

 

 

Casamonica accumulava enormi quantità di denaro soprattutto attraverso l'usura ed era talmente bravo nel suo mestiere che la 'ndrangeta si premurava di stringere con lui solidi rapporti di “amicizia”. Nel 2010, ad esempio, le forze dell'ordine scoprirono che Rocco Casamonica aveva legami forti con il clan camorristico dei Casalesi. L'obiettivo era quello di puntare agli appalti nella gestione dei rifiuti campani. Si dovevano creare società apposite in Campania e Calabria, per controllare un giro di affari da 40 milioni di euro.

Ma Vittorio Casamonica era innocente. Un bonario signore che si divertiva a cantare le sue canzoni preferite – anche se con una certa sopravvalutazione delle sue abilità canore – e che si dedicava alla contemplazione di reperti archeologici millenari, accumulati in anni e anni di onorato servizio.

 

[Consigliamo la lettura di due articoli dedicati alla questione:
Funeral Party di Marco Travaglio, apparso sul Fatto quotidiano il 22 agosto.
Funerali zingari a cavallo, embè? di Giuliano Ferrara, apparso su Il Foglio il 21 agosto.]

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