Processo

Chiesti 7 anni e mezzo per l’ex direttore del carcere di Bergamo Antonino Porcino

Le accuse sono di induzione indebita, turbativa d’asta, false attestazioni, truffa, peculato e violenza sessuale. Il ministero della Giustizia ha presentato una richiesta di risarcimento pari a 160 mila euro

Chiesti 7 anni e mezzo per l’ex direttore del carcere di Bergamo Antonino Porcino
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Il pm Emanuele Marchisio ha presentato una richiesta di rinvio a giudizio per Antonino Porcino, 69 anni, ex direttore del carcere di Bergamo, che qualora andasse a processo rischia una condanna di 7 anni e mezzo, con domanda della Procura di negazione delle attenuanti generiche. Le accuse sono relative a presunte mazzette percepite dall’indagato, truffe, peculato e anche molestie sessuali. Il ministero della Giustizia ha inoltre avanzata una domanda di risarcimento a Porcino, a causa dei danni provocati dalla sua presunta cattiva condotta, pari a 160 mila euro. Una cifra molto superiore a quella offerta dalla difesa di 25 mila euro per appianare la questione.

Il fatto è riportato oggi (giovedì 14 luglio) dal Corriere Bergamo: Marchisio ha chiesto l’assoluzione per due reati, quello di peculato per due tubi e due water e tentata truffa per il maggioramento della pensione dovuto a motivi di salute. Il pm ha invece la certezza riguardo l’induzione indebita: Porcino è sospettato di essersi fatto dare, tra il 2015 e il 2018, una somma di 20 mila euro e cialde per il caffè dall’imprenditore della alfa Express di Urgnano, facendogli intendere che altrimenti avrebbe perso la gestione del bar del carcere e di altri istituti. Ci sono poi la turbativa d’asta per il bando dei distributori automatici a Monza, le truffe per gli esami del sangue, le false attestazioni di malattia, il peculato su farmaci, risme di carta e le due bombole del gas. L’ex direttore è inoltre accusato di danneggiamento fraudolento della propria auto per truffare l’assicurazione. Infine si arriva ai reati di natura sessuale: Porcino è sospettato di violenza nei confronti della barista del carcere, di una dottoressa, di un’operatrice amministrativa e di una pedagogista, relativamente a battute poco consone, palpeggiamenti, baci e tentativi di baci. Risulta inoltre sospettato di tentata concussione per aver proposto ad una detenuta favori sessuali in cambio della concessione di un lavoro esterno, così come ad una psicologa che lavorava nell’istituto. L’avvocato Riccardo Tropea ha però chiesto di derubricare l’episodio dell’imprenditore di Urgnano ad una truffa e di considerare non più la violenza sessuale, ma la violenza privata.

La Procura ha inoltre chiesto delle condanne per l’imprenditore di Urgano e altre sei persone: tra questi il direttore sanitario Francesco Bertè per falsa relazione medica ed aver fornito a Porcino dei farmaci e l’ex capo della Polizia penitenziaria Antonio Ricciardelli, per aver chiesto a tre agenti di aiutarlo con l’auto impantanata mentre erano fuori servizio ed aver falsificato il registro del carcere, allo scopo di permettere all’ex procuratore capo di Brescia, Tommaso Buonanno, di rimanere mezz’ora in più con il figlio, a quel tempo detenuto nella struttura. Il pm ha invece chiesto l’assoluzione per altre sei persone, tra cui la figlia del titolare dell’azienda Alfa Express, un medico per un certificato di malattia, il commissario della polizia penitenziaria nel contesto della gara di Monza, l’agente che prese i tubi e i water, un’infermiera trovata con dei farmaci e un agente per due episodi di assenteismo. Due persone, tra cui una donna ex responsabile dell’infermeria in via Gleno, hanno patteggiato per la vicenda riguardante i farmaci.

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