Processo

Chiesti due anni per l'ad della Volvo Truck, dove Leo Scarpellini morì sul lavoro

È quanto richiesto dal pm per la morte del 24enne, avvenuta il 19 gennaio 2017. Prossima udienza l'11 luglio

Chiesti due anni per l'ad della Volvo Truck, dove Leo Scarpellini morì sul lavoro
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Per la morte dell'operaio 24enne Leonardo Scarpellini, avvenuta il 19 gennaio 2017 nello stabilimento Volvo Truck di Boltiere, il pm Raffaella Latorraca ha chiesto una condanna a due anni di reclusione nei confronti dell'ad di Volvo Group Retail Italia Giovani Lo Bianco.

Infortunio mortale, chiesti due anni per l'ad

Ieri, 30 maggio, nel corso dell'udienza è stato ricostruito quanto accaduto quel giorno, quando il 24enne - assunto a tempo indeterminato da una settimana nell'azienda di Boltiere, dove lavorava già da due anni - stava posizionando una molla pneumatica tra il telaio e la ruota del camion che stava sistemando. Per aiutarsi aveva utilizzato dell’aria compressa, ma il componente è esploso centrandolo in pieno petto e rendendo vana la corsa disperata in ospedale. Il 24enne era deceduto nel giro di poche ore.

Chi doveva vigilare?

Un’operazione non contemplata nelle procedure adottate da "Volvo" e consultabili da tutti gli operai attraverso un terminale presente in azienda. L’utilizzo di aria compressa è sconsigliato anche dall’adesivo di alert che si trova sul componente. L’aria, infatti, può essere utilizzata in sicurezza solo dopo aver posizionato la molla manualmente.

Per quale motivo, allora, Scarpellini avrebbe seguito una procedura non contemplata nelle linee guida dell’azienda? Secondo quanto emerso anche dalle testimonianze degli altri dipendenti, infatti, l'utilizzo dell'aria compressa in quella fase era divenuta prassi comune anche se sconsigliata.

La difesa chiede l'assoluzione

Ed è proprio a causa della mancata vigilanza sul rispetto delle procedure che il pm ha richiesto per l'ad una condanna a due anni di reclusione. A rappresentare in aula Lo Bianco, l'avvocato Tomaso Cortesi che ha invece chiesto l'assoluzione perché il fatto non sussiste o, in subordine, perché non costituisce reato. Secondo la difesa, infatti, i dipendenti avevano ricevuto adeguata formazione ed erano stati individuati i preposti alla sicurezza che, nel 2019, patteggiarono otto mesi. La prossima udienza è fissata per il prossimo 11 luglio.

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