Chiusura dei teatri, a rischio l'inaugurazione del nuovo Donizetti con Placido Domingo
Il taglio del nastro e l'esibizione del tenore spagnolo nel Belisario era fissata per il 19 novembre, ma il decreto del Governo resterà in vigore fino al 24 novembre
Finita al centro di diverse polemiche per la partecipazione del tenore Placido Domingo, accusato nel 2019 di presunte molestie, l’inaugurazione del nuovo Teatro Donizetti rischia comunque di essere posticipata. Colpa della seconda ondata di Covid e delle limitazioni imposte dall’ultimo Dpcm governativo, che ha fissato la chiusura di cinema, teatri e altri luoghi di spettacolo.
Il taglio del nastro del Teatro, completamente rimesso a nuovo, era stato fissato per il 19 novembre, data in cui sul palco avrebbe dovuto esibirsi l’artista di fama internazionale nel Belisario, dando il via al Donizetti Opera. Il programma della serata avrebbe previsto un cast di artisti di tutto rispetto, ma alla luce della stretta decisa da Palazzo Chigi le attività legate all’inaugurazione del Donizetti e a tutte le altre iniziative collegate dovranno essere necessariamente ripensate dalla Fondazione.
Il Decreto firmato dal premier Giuseppe Conte resterà in vigore fino al 24 novembre e nei piani originari della kermesse era già stata fissata una replica del Belisario per il 26 novembre. Che almeno per quella data si riesca ad inaugurare il nuovo Teatro? I numeri del contagio sono impietosi e non lasciano troppo spazio all’ottimismo, ma sperare in questo caso non costa nulla.
La chiusura di cinema e teatri, tra l’altro, colpisce un settore già in sofferenza, gravato dalle conseguenze economiche del primo lockdown nazionale. Nel merito, è intervenuto Luca Legramanti, segretario generale Fistel Cisl di Bergamo che ha evidenziato come la scelta «sia sbagliata, su tutti i fronti. Queste misure drastiche rischiano di mettere la parola fine a realtà storiche e culturalmente rilevanti anche nella nostra provincia», che tra compagnie teatrali, teatri, cinema e associazioni varie conta centinaia di realtà e migliaia di lavoratori: attori e registi, tecnici del suono, addetti alle luci, falegnami, elettricisti, trasportatori, montatori, sarti, costumisti, macchinisti, truccatori, grafici, parrucchieri, attrezzisti, fotografi, operatori, orchestrali, impiegati e uffici stampa.
«La cultura è vitale – aggiunge Legramanti -. Questo settore è caratterizzato da forte precarietà, contratti stagionali, partite iva, collaborazioni e già nel primo lockdown ha pagato un prezzo elevatissimo, con persone che si sono trovate senza reddito e senza tutele. Il mondo dello spettacolo dal vivo e del cinema non possono accettare una chiusura generalizzata nonostante il lavoro di rilancio messo in campo con i giusti protocolli a tutela degli operatori e del pubblico, costato oneri e sacrifici pesantissimi. Chiederemo un incontro al Governo per modificare questa decisione contenuta nell’ultimo Dpcm».