al sud regge il matrimonio in chiesa

Ci si sposa di più, sì certo... ma perché si fa il bis e il tris

Ci si sposa di più, sì certo... ma perché si fa il bis e il tris
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In Italia ci si sposa (un po’) di più. Il 2018 ha certificato un’imprevista inversione di trend rispetto a un’erosione implacabile che aveva portato in 10 anni a perdere 50mila matrimoni medi all’anno (nel 2008 erano 246mila nel 2018 sono stati 196mila). Ma tra 2018 e 2017 c’è stato un piccolo sobbalzo che fa sperare: 4.500 coppie in più si sono legate tra loro. Certamente se si guarda bene dentro questo dato, quel poco di ottimismo tende a svaporare: infatti il saldo positivo è garantito dall’aumento delle seconde e terze nozze facilitate dal divorzio breve. Attualmente i bis e i tris hanno raggiunto quasi il 20% dei matrimoni che si festeggiano nel nostro Paese! Insomma anche da numeri un po’ aridi come questi si può ricavare un verosimile profilo antropologico dell’Italia che si avvia al terzo decennio del 2000.
Il primo dato sul quale tutti i giornali hanno titolato è quello del sorpasso dei matrimoni civili su quelli religiosi. Un sorpasso sul filo di lana, visto che siamo al 50,1% contro il 49,9%. Distanza minima, dunque. Ma si guarda la cartina d’Italia ci si accorge come quella distanza minima al Nord sia già una voragine (quasi il 14% di differenza) e che i matrimoni in chiesa reggono grazie al fatto che nel meridione due coppie su tre preferiscono celebrare la loro fedeltà davanti a un altare. Una giusta difesa della tradizione. Ma che ne sarà tra 10 anni? Certo per la chiesa si annunciano tempi duri, di progressiva marginalizzazione dalla vita delle persone, anche in momenti come questi in cui la maggioranza si riconosceva nel valore anche religioso di questi riti sociali. Oggi non più: soprattutto al Nord e soprattutto nelle grandi città.

 

È proprio in questi contesti che emergono altri dati che devono fare pensare: non c’è ancora il dato del 2018 per quanto riguarda i figli nati fuori dal matrimonio, ma è facile pensare che siano in crescita rispetto a quelli del 2017: un bambino su tre nasce da coppie libere. E questo accade soprattutto nelle grandi città, in particolare in quelle del Nord. Insomma, dove la modernizzazione avanza, la secolarizzazione conquista spazi sempre più vasti. Sono gli stessi contesti dove meno timidamente che altrove si stanno affermando le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Per dare un’idea a Milano sono 18,7 ogni 100mila abitanti, a Napoli la media è solo di uno ogni 100mila…
Quello che invece rende il Paese unito è l’età del matrimonio. Sempre più alta. Oggi quella media è di 33,7 anni per gli uomini e di 31,5 per le donne. La cosa sorprendente è la velocità di crescita di quest’età media, che in un anno è passata dai 32,1 anni degli uomini ai 33,7 e dai 29,4 anni per le donne appunto ai 31,5. Insomma ci si sposa un po’ di più, ma ci si pensa davvero tanto. Ci si può consolare pensando che su questa media pesa un fenomeno curioso: la crescita dei matrimoni con uno dei componenti con 65 anni o più. Si tratta come facile immaginare in particolare di maschi. Oggi la percentuale dei matrimoni con uno dei due sposi con capelli bianchi è del 3,4%. Dieci anni fa era solo dell’1,4%.

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