E spariranno dal commercio

Ci sono biberon che fanno male

Ci sono biberon che fanno male
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Pochi mesi e poi, a giugno, spariranno dagli scaffali dei rivenditori e soprattutto dalle bocche dei piccoli. Sono i biberon, non tutti naturalmente (perché l’articolo è apprezzato molto da mamme e bebè), ma quelli realizzati con policarbonato contenente bisfenolo A, una sostanza che, riscaldata, come avviene ad esempio quando si introduce latte bollente, rilascia con più rapidità molecole dannose per la salute.

Perché son stati vietati. Anche i biberon hanno una scadenza. Entro la primavera, ovvero il 1 marzo per la produzione, e la prossima estate, il 1 giugno, per la commercializzazione e importazione, quelli realizzati con policarbonato contenente bisfenolo A (BPA) andranno buttati nei cassonetti o messi in fondo all’armadio come oggetto d’antiquariato perché cattivi per la salute.

A stabilirlo è un recente bando che nei corridoi di Bruxelles e Strasburgo ha trovato d’accordo i rappresentanti dei 27 Paesi Ue che, con voto a maggioranza qualificata dopo diversi mesi di discussione, ne hanno vietato definitivamente l’uso. Perché il BPA è accusato alla lunga (ovvero non se si è bevuto il latte per qualche mese ma se per un periodo prolungato si è fatto riscorso a contenitori o altri oggetti con una componente elevata di queste molecole all’ interno) di poter aumentare il rischio di malattie dello sviluppo sessuale e sterilità nei maschi o di essere all’origine di tumori, endometriosi, obesità e problemi cardiaci, fino a un possibile ritardo nello sviluppo cerebrale dei bambini. Un sospetto che, noto da tempo, oggi confermato: se ne cominciò infatti a discutere dagli anni Trenta, con risultati positivi negli ultimi anni, quando già Francia e Danimarca avevano bandito questi biberon BPA dai loro negozi e affini.

 

 

Che cos’è il (pericoloso) bisfenolo A. La pericolosità del bisfenolo A sta nel fatto che la sostanza si presenta e agisce come un ormone; è in grado cioè di imitare gli estrogeni femminili e dunque, una volta ingerita, potrebbe interagire con i sistemi ormonali dell’organismo, stimolando l’insorgenza di particolari malattie ormono-dipendenti, appunto. E così, nonostante la sostanza incriminata sia molto amata dall’industria perché è economica e molto elastica, le grandi aziende si sono adeguate alle direttive e queste hanno portato sugli scaffali biberon Bpa-free, ovvero senza  bisfenolo A.

La ragione di questa allerta e tutela sta nel fatto che il bisfenolo A migra e contamina, come dimostrato da diversi studi internazionali. Tra cui quello condotto dal Joint Research Centre (JCR) della Comunità Europea e pubblicato nel 2011 su Food Addit Contam Part A Chem Anal Control Expo Risk Assess, che ha indagato la presenza di sostanze ‘in cammino’ per l’organismo derivanti da biberon di differenti tipi di plastica di uso comune (policarbonato, polietersulfone, poliammide, polipropilene, silicone, ecc.), acquistati in 26 Paesi della CE, Canada, Svizzera e USA, evidenziando come il problema non sia il policarbonato in sé, ma il rilascio di BPA e altre sostanze potenzialmente tossiche dai materiali una volta che vengono a contatto con gli alimenti per l'infanzia.

Oltre ai controlli sui prodotti, raccomandati dal JRC, occorrerebbe quindi fornire indicazioni semplici e precise ai cittadini in merito all’utilizzo dei biberon in plastica per ridurre al minimo il rischio di contaminazione. Il che comporta anche aggiornare la lista positiva di materiali, il cui utilizzo è valutato come sicuro, su adeguate basi scientifiche e con una specifica attenzione per la tutela dell’infanzia, secondo quanto fornito dalla Comunità Europea.

 

 

I biberon sicuri: vetro, PES e alluminio. Biberon assolutamente sicuri però ci sono. Per garantire la salute presente e futura ai piccoli, meglio sceglierli a prova di rilascio e contaminazioni pericolosi. Ovvero quelli in vetro che è inerte e riciclabile ma ritenuto poco pratico e pericoloso a causa della sua pesantezza e fragilità (problema risolvibile con l’acquisto di rivestimenti esterni in silicone creati ad hoc, disponibili su internet a prezzi molto contenuti) o in PES, un tipo di plastica leggera ed infrangibile ma che graverà poi sull’ambiente. Una terza alternativa, quasi del tutto sconosciuta in Italia è rappresentata dai biberon in acciaio inossidabile anch’essi reperibili via internet.

Consigli pratici di sicurezza. Tuttavia, qualora si persegua con l’utilizzo di biberon e contenitori in plastica (in attesa di cambiamenti salutisticamente più sicuri), ecco i buoni consigli per minimizzare al massino il rischio di contagio del cibo con sostanze stimate tossiche:

  • Non scaldare liquidi in contenitori di plastica (ad esempio nel microonde o a bagnomaria) perché si accelera il deterioramento della plastica e il rilascio di sostanze indesiderate, ma utilizzare allo scopo contenitori di vetro o pentolini di metallo.
  • Lasciare raffreddare parzialmente i liquidi prima di versarli in contenitori di plastica.
  • Non utilizzare contenitori in plastica usurati che possono facilitare la migrazione di sostanze indesiderate.
  • Lavare le tettarelle di silicone a mano.

 

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