A un anno dall'esodo

«Ci stanno ancora sterminando» L'appello della parlamentare yazidi

«Ci stanno ancora sterminando» L'appello della parlamentare yazidi
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È trascorso un anno da quando, l’estate scorsa, migliaia di membri della minoranza yazidi nel nord dell’Iraq fuggivano dai loro villaggi nella piana di Ninive, assediati sul monte Sinjar, minacciato dai miliziani dell’Isis. Furono in molti a morire durante la fuga. Moltissimi altri sono stati ridotti in schiavitù dagli stessi jihadisti, soprattutto le donne, che, insieme alle cristiane, ogni vengono vendute all’asta e subiscono ogni genere di abuso. Per centinaia di migliaia di yazidi scampati alla furia del sedicente Stato islamico ancora oggi non c’è alcuna prospettiva di un prossimo ritorno a casa. Molti sono ospitati come rifugiati nei campi allestiti a Dohuk ed Erbil, nell’Iraq settentrionale.

L’accusa di Vian Dakhil. A un anno di distanza da quell’esodo, l’unica rappresentate del popolo yazidi al parlamento di Baghdad, Vian Dakhil, punta il dito contro l’Occidente, reo di aver dimenticato il dramma di quel popolo. Lo ha fatto rilasciando un’intervista al Telegraph, in cui rammenta che ancora oggi sono migliaia le donne rapite dai miliziani del sedicente califfo di cui ancora non si sa niente. Inoltre sono moltissimi gli yazidi che per riavere indietro le loro donne hanno pagato migliaia di dollari di riscatto al mercato delle schiave. Se la prende anche con Michelle Obama, che ai tempi delle ragazze rapite da Boko Haram in Nigeria, si rese partecipe della campagna #BringBackOurGirls, ma che adesso non ha mosso un dito per le donne yazidi, né tantomeno le ha mai nominate in alcun discorso pubblico o dichiarazione.

 

 

«Sono stata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per tre volte a parlare del dramma delle nostre donne. Molti si sono commossi, mi hanno applaudita. Poi hanno detto ci dispiace, e se ne sono andati», accusa Dakhil, aggiungendo che la stessa cosa è successa al Parlamento Europeo per sei o sette volte. Tutti le hanno detto che quella delle donna yazide era una storia terribile, ma nessuno ha mai fatto nulla per loro.

Denunciando quella che definisce la campagna di genocidio degli yazidi, che secondo lei sono diventati vittime della strategia perseguita dal presidente Obama di rifiutare di inviare truppe di terra, Vian Dakhil avrebbe un suggerimento per la comunità internazionale, ed è quello di armare di più i curdi e di intensificare gli attacchi da parte della coalizione internazionale.

 

https://youtu.be/sHH-ZMKi_KU

 

Le commemorazioni dell’esodo. Nei giorni scorsi, alcuni tra i sopravvissuti ai vari massacri hanno manifestato davanti a una rappresentanza Onu nella città irachena di Erbil per chiedere che le loro sorelle non siano abbandonate. Una commemorazione a cui ha partecipato anche Mas’ud Barzani,presidente della regione autonoma curda (Krg), che ha promesso vendetta nei confronti dello Stato. Oggi a Sinkar, sulla sommità del monte vivono ancora 5mila persone. Dei circa 300mila yazidi che abitavano le pendici del monte Sinjar sono pochi quelli che sono tornati nelle loro case dopo l’esodo dell’estate scorsa.

Nel frattempo sono ancora una volta i peshmerga, i guerriglieri curdi, a combattere sul campo le milizie jihadiste nel tentativo di bonificare l’intera zona del monte Sinjar dalla presenza dei miliziani, in modo tale che presto tutti gli yazidi possano tornare nelle loro case. Non ci sono conferme ufficiali, ma gli analisti ritengono che si punti a completare la pulizia della provincia dal Califfato entro fine settembre, per poi convogliare le forze verso Mosul a sostegno dell’offensiva finale in Iraq.

 

 

I numeri drammatici. Nell’annus horribilis per questa minoranza religiosa pre-islamica di lingua curda, sono più di 6mila gli yazidi uccisi dall’Isis, che vanno ad aggiungersi alle oltre 5mila donne catturate (finora ne sono state liberate meno della metà, 1.916).

L'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) stima che 3,1 milioni di persone siano ancora sfollate in tutto l'Iraq a causa dei combattimenti tra l’Isis da una parte e le forze irachene e curde dall’altra. Sempre stando ai dati dell'Onu, sono circa 8,2 i milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria. Circa il 20 percento dei rifugiati in Iraq appartiene agli yazidi. Vivono in condizioni precarie in 16 campi profughi del Kurdistan, e il governo regionale autonomo curdo sta dando loro tutta l’assistenza necessaria.

Le ragioni della persecuzione. Gli yazidi sono considerati eretici dall’islam fondamentalista perché adoratori di Taus Male, “l’angelo caduto”, quello più importante tra i sette angeli a cui Dio avrebbe concesso il governo del mondo terreno dopo il peccato di Adamo, colui che - a differenza di Lucifero - si sarebbe pentito della sua ribellione dopo un lunghissimo esilio punitivo. Agli yazidi gli jihadisti non perdonano nemmeno le origini zoroastriane.

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