Il processo

Ciclista morto a Selvino nel 2013, il pm chiede l’assoluzione dei cantonieri della Provincia

La parte civile sostiene che l’incidente avvenne per due buche, ma per la Procura sarebbe stata una fatalità

Ciclista morto a Selvino nel 2013, il pm chiede l’assoluzione dei cantonieri della Provincia
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Il pm ha chiesto l’assoluzione per V.C., 59 anni di Costa Serina, e P. G., 60 anni di Selvino, i due cantonieri della Provincia a processo per la morte di Pierangelo Gusmini, geometra 50enne di Cologno al Serio che ebbe un incidente grave mentre effettuava una discesa in bici a Selvino.

I fatti, riportati dal Corriere Bergamo, risalgono al 2013, quando il 9 marzo la vittima andò a sbattere contro un muro dopo aver perso il controllo della sua bici, sebbene per anni le dinamiche siano rimaste poco chiare: i familiari del geometra sostengono che a causarne il decesso furono due buche presenti nel manto stradale, che avrebbero dovuto essere sistemate in seguito alle verifiche dei due dipendenti provinciali, mentre la Difesa ha portato avanti la tesi dell’incidente fatale, in cui la colpa non sarebbe di nessuno, solo delle circostanze.

All’inizio ci fu la richiesta di archiviazione del fascicolo a carico di ignoti, poi l’opposizione della famiglia con l’avvocato Francesco Menini, le indagini disposte dal gip, la nuova richiesta di archiviazione e in seguito l’avocazione dell’indagine della Procura generale, che aveva chiesto il processo per i due imputati. Dopo anni di procedimenti giudiziari, il magistrato ha però chiesto di assolverli, richiesta a cui si oppone però la moglie di Gusmini, parte civile, con l’avvocato Menini.

La decisione del pm è arrivata dopo l’analisi del perito Cinzia Cardigno, la quale ha concluso che «il sinistro non è stato causato dall’ammaloramento della strada», bensì il ciclista avrebbe pinzato i freni, bloccando la ruota posteriore, ribaltandosi e riportando un trauma fatale alla testa. Una ricostruzione contestata dalla parte civile, poiché secondo l’avvocato se così fosse la bicicletta sarebbe stata sopra il corpo, non sotto. Tuttavia per l’avvocato Roberta Zucchinali, che difende V. C. insieme a Paolo Angarano, mentre per P. G. il legale è Emilio Gueli, «il dato certo è che la parte offesa non è caduta a seguito delle anomalie della strada».

Gli avvocati degli imputati hanno dichiarato che buche di quel tipo si sarebbero potute formare anche nelle 24 ore precedenti, per cui i cantonieri non avrebbero potuto farci niente, così come per il dislivello in quel tratto di strada, dovuto a un intervento precedente. La sentenza del giudice Donatella Nava arriverà il prossimo 5 aprile.

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