In corso l'assemblea nazionale

La Cina si mette in discussione e parla di ambiente e difesa

La Cina si mette in discussione e parla di ambiente e difesa
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Come ogni anno a marzo, a Pechino si riunisce l’Assemblea nazionale del popolo cinese, ovvero la riunione dei 2.979 deputati della Cina che ha lo scopo di dettare (o meglio, rendere nota) la linea politica e legislativa che il Paese (o meglio, il Partito comunista cinese) intende adottare nei mesi seguenti. Si tratta dell’appuntamento istituzionale per eccellenza, che dal 1954 scandisce l’agenda dell’operato del Governo. Quest’anno, stando a quanto dichiarato dai media cinesi e da alcuni membri dell’esecutivo, assisteremo ad un’Assemblea senza precedenti, da un punto di vista dei contenuti, visti i numerosi problemi politici che attanagliano Pechino da alcuni mesi a questa parte nonché per l’ambizioso programma che in questo 2015 la Cina intende porre in essere.

 

Li Keqiang

 

Economia. Per quanto la Cina sia, agli occhi del mondo, uno dei Paesi maggiormente in crescita dell’intero panorama internazionale, negli ultimi tempi si sta assistendo a percentuale sì positive, ma in calo rispetto a quanto mostrato negli scorsi anni. Rispetto al 2007, il Pil cinese ha rallentato la propria folle corsa, passando dal +14 percento al +7,4 percento del 2014. Il debito pubblico è inoltre in costante espansione, aspetto che porta il Governo di Pechino a meditare un netto taglio degli investimenti pubblici, fino ad ora operati con forse eccessiva scioltezza. L’intenzione è quindi quella di rivedere gli obiettivi riguardanti la crescita economica, constatando definitivamente che l’obiettivo, attualmente vigente, del +7,5 percento annuo del Pil sia ormai niente più che un’utopia. Per le cifre ufficiali, occorrerà attendere lo svolgimento dell’Assemblea. Per quanto riguarda il taglio degli investimenti pubblici, pare che sia in programma una robusta riforma per quanto riguarda l’accesso al credito da parte delle imprese, così da spronare queste ultime a investire nelle aziende pubbliche, dando profonde boccate d’ossigeno alle finanze statali.

 

China Economy

 

Terrorismo e difesa. Paradossalmente però, Pechino intende aumentare considerevolmente i fondi destinato all’esercito e alla difesa: si parla addirittura di un +10 percento. Se da un lato questo rappresenta una scelta preoccupante, viste le mai chetate tensioni internazionali in particolare con Giappone e Filippine, da un altro lato anche la Cina nutre diversi timori circa l’espansione incontrollata dell’Isis e degli attentati terroristici. Ecco perché Pechino intende essere sempre pronta a qualsiasi evenienza, attraverso forze militari vigorose e leggi antiterrorismo adeguate. Proprio rispetto a queste ultime, ci sono alcune novità all’orizzonte: si tratterebbe di norme mirate a ridurre notevolmente la libertà di espressione religiosa all’interno del territorio cinese, nonché di sanzioni particolarmente pesanti e facilmente esplicabili in caso di anche solo sospetta attività terroristica. Anche da un punto di vista digitale e del web, notoriamente terreno di proselitismo da parte del Califfato, Pechino sta mettendo a punto la possibilità di espletare controlli a dir poco invasivi circa tutti il materiale informatico circolante all’interno del Paese, cosa che ha già prodotto più di un brivido lungo la schiena dei grandi colossi del web.

Corruzione. È questo un tema particolarmente sentito in Cina, poiché la corruzione rappresenta una piaga a dir poco dilagante nella alte sfere del potere cinese. Il Presidente Xi Jinping, sin dalla sua elezione, ha considerato come primaria la questione della lotta alla corruzione, con ben 250 mila funzionari statali arrestati o esautorati nei soli ultimi due anni. Con ogni probabilità, la stretta sarà ulteriore in seguito a questa Assemblea, con la previsione di fattispecie di reato e di pene ancor più dettagliate e dure.

 

China Economy

 

Welfare e ambiente. Il disagio sociale che attanaglia, fin dai primi anni del boom, diversi classi di cittadini, dopo anni di sordità, ha cominciato finalmente a lenire i duri timpani del Governo. L’amplissima forbice che divide i ceti più alti della società, tutelati da norme assistenziali e previdenziali pressoché perfette, e quelli più bassi, da cui per il momento lo Stato ha pressoché esclusivamente preteso, senza poco o nulla dare, pare che in questo 2015 comincerà a diminuire, attraverso politiche di assistenza alle classi rurali, ai migranti e ai lavoratori meno tutelati. In particolare, sembrerebbe che siano contati i giorni di quelle norme che prevedono un collegamento diretto fra servizi assistenziali e residenza, che quindi puniscono i tantissimi lavoratori che si spostano di continuo di città in città in cerca di condizione lavorative migliori.

Per quanto riguarda l’ambiente, le 670 mila persone morte nel solo 2012 per causa dell’inquinamento della Cina, che sta raggiungendo livelli a dir poco insostenibili, hanno notevolmente sensibilizzato il Governo rispetto a questo tema. L’intento, dunque, riguarderebbe la ricerca del reperimento di fonti di energia alternative al carbone, la cui intensa attività di estrazione e il cui utilizzo rappresentano uno dei principali fattori dell’inquinamento, attraverso fonti interne o il commercio internazionale.

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