Cinque idee per la Coppa Italia Che sta offrendo il peggio di sé
«Arrestati terroristi a Roma. Volevano fare attentato durante Roma-Spezia ma erano gli unici allo stadio». L’ironia gelida di un tweet sa tirar su di morale chiunque dopo aver visto le gradinate dell’Olimpico, vuote per lo “spettacolo” (dura definirlo tale) del match di Coppa Italia tra giallorossi e liguri. Alla fine gli spettatori saranno “ben” 7167 di cui una fetta abbondante (quasi 3mila) in trasferta dalla Liguria. D’altronde, c’è poco da fare: mettere una gara alle 14.30 non aiuta nessuno, a maggior ragione la Roma di Garcia alla ricerca disperata di risultati, consenso e autostima. Ma il problema del nostro trofeo nazionale non è solo il pubblico: da tempo immemore snobbato dai grandi club, sembra costruito unicamente per filare liscio senza creare problemi proprio alle big, innestando un circolo vizioso deleterio per lo spettacolo. Eppure, non sembra affatto difficile pensare a qualche accorgimento per mettere un po’ di pepe alla Coppa, e buttando un occhio all’estero si possono trovare facilmente esempi virtuosi. Ecco qualche idea.
1 - Aumentare le partecipanti
78 sono i club che hanno preso parte all’edizione 2015-16. Troppo pochi, se si pensa che questo è il solo trofeo che offre a tutto il calcio italiano, indipendentemente dalla serie, di vincere qualcosa, mettendo tutti contro tutti. In Inghilterra lo sanno bene, tanto che la FA Cup, univocamente applaudita come esempio di divertimento e agonismo, fa giocare ben 736 club: si arriva fino al sesto piano della piramide calcistica inglese. In Francia, addirittura, fanno di più: ci sono 7600 club in corsa, persino squadre dilettantistiche dall’isola di Reunion, Tahiti, Martinica… Tutti, potenzialmente, hanno la stessa possibilità di vincere. Casi come Spezia e Alessandria, vittoriosi su Roma e Genoa, sono abituali.
2 - Niente teste di serie
https://www.youtube.com/watch?v=K3fNsDuxBos
In Italia le grandi squadre entrano in gioco solo a dicembre, quando il torneo è già agli ottavi di finale, con un tabellone già costruito che evita scontri diretti tra big. Perché, invece, non coinvolgerle ancor prima nella competizione, lasciando accoppiamenti liberi nell’urna? In Francia tutto ciò aumenta l’imprevedibilità del torneo: può capitare di avere, ai quarti, Psg-Lione e dall’altra parte, due club di Serie C (nel video, la sfida tra Arras, club della quinta serie francese, contro il Paris Saint Germain, nell'edizione 2012-13).
3 - Gare secche in casa della squadra peggio piazzata in classifica/categoria
Anche questa è un’anomalia italiana. Non ci si spiega perché, infatti, Roma-Spezia si debba giocare all’Olimpico, Milan-Crotone a San Siro, Genoa-Alessandria a Marassi… Il risultato sono gare mediocri giocate in stadi gelidi. Là dove la Serie A è di casa tutti i week end, poco interesse suscitano match contro club delle serie minori (specie se giocati in settimana, di pomeriggio…), mentre, dall’altra parte, ci sono piazze che farebbero follie per ospitare, almeno una volta all’anno, una big, e magari batterla. Anche qui, l’Inghilterra fa da maestra: che spettacolo vedere, ad esempio, il Chelsea impantanarsi nel fango del Brentford, il Liverpool uscire col Reading, il Manchester City perdere col Wigan. Il tutto, ovviamente, in stadi pieni e agguerriti.
4 - Dare un posto in Champions a chi la vince
È questa, forse, la novità più difficile da introdurre, dato che in Europa nessuno segue questa logica. La sproporzione economica tra la partecipazione alla Champions League e quella all’Europa League, però, è netta. Offrire la possibilità di accedere ai play-off per il massimo trofeo europeo renderebbe la Coppa Italia estremamente appetibile anche ai grandi club, in un’epoca in cui il calcio italiano è sempre più penalizzato dal ranking europeo (nel video, la bellissima finale di FA Cup del 2013-14, tra Arsenal e Hull).
5 - Aumentare il premio in caso di successo
Sapete quanto guadagna una squadra che vince la Coppa Italia? Poco. Lo scorso anno, per la finale Juve-Lazio le stime erano di 1,2 milioni a testa per la vendita dei biglietti, più 400mila euro di diritti tv (sempre per ognuno dei due club) e 2,5 milioni di premio per la compagine vincente, 1,4 per quella sconfitta. A conti fatti, la Juve si portò a casa 4,1 milioni di euro. Pochissimo, per una squadra che ha un monte stipendi di 124 milioni. Molto più utile per una grande, quindi, concentrarsi su un trofeo come la Champions che, solo per il passaggio agli ottavi di finale, porta in dote più di 20 milioni. Forse, un piccolo innesto di liquidità e un aumento del premio finale renderebbe il tutto più gradevole... (Nel video, anno 1991-92: il Wrexham, appena retrocesso in quinta serie, batte in FA Cup l'Arsenal, che pochi mesi prima aveva vinto lo scudetto inglese).