Una rassegna di bufale

Cinque notizie che non lo erano Nessun profugo a Buchenwald

Cinque notizie che non lo erano Nessun profugo a Buchenwald
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1) L'allergia da Wi-fi esiste, una donna francese sarà risarcita

Le nostre case e le nostre strade sono ormai costantemente invase da onde che provengono da modem e router, che ci permettono di essere sempre collegati alla rete con computer e smartphone. Il dubbio che il wireless potesse avere effetti negativi sull'organismo ha accompagnato la nascita e la diffusione di questa tecnologia, ma, nonostante i numerosi studi, non è stato provato alcun danno per l'organismo collegabile a questi dispositivi.

In questi giorni ha fatto molto discutere l'episodio che ha avuto come protagonista una donna francese, a cui è stato assegnato un indennizzo dovuto ai danni provocati proprio dalle reti wireless sul suo corpo durante l'orario di lavoro. Il tribunale francese le ha riconosciuto un'indennità di 800 euro al mese, definendo quella che da molti giornali è stata erroneamente definita una «vera e propria allergia al wifi». In un articolo di qualche giorno fa avevamo già spiegato che in realtà l'OMS ha più volte escluso l'esistenza di una vera e propria allergia. La donna infatti è fisicamente sana, la sua ipersensibilità alle onde elettromagnetiche, come in altri casi rilevati proprio dall'OMS, non è altro che la conseguenza di una condizione psicologica del soggetto. Alcune persone sembra siano convinte della pericolosità di queste onde, e perciò tendono a collegare ogni disagio ed ogni sintomo ad un eccesso di elettromagnetismo. Gli esperimenti condotti dagli esperti su persone che lamentavano questa ipersensibilità hanno provato con una certa sicurezza che non esistono in realtà soggetti in grado di percepire o “subire” maggiormente le onde di una rete wifi.

 

2) Il Papa approva i matrimoni gay

Papa Bergoglio nel corso del suo mandato sta scardinando molti capisaldi della Chiesa, in un percorso di rinnovamento che sta convincendo forse più i laici che i religiosi. Due anni fa, a luglio del 2013, aveva spiazzato tutti quando, interrogato sulla sua personale posizione sugli omosessuali, aveva dato una risposta tanto sorprendente quanto umile: «Chi sono io per giudicare un gay?».

L'ultima dichiarazione di Papa Francesco sembrerebbe però essere andata ben oltre, legittimando addirittura i matrimoni tra persone dello stesso sesso, contro i quali la Chiesa si batte da sempre. La celebrazione delle nozze tra omosessuali, secondo quanto riportato, sarebbe perfino concessa secondo la celebrazione cattolica, con un prete ad officiare all'interno di una Chiesa. Sui social network migliaia di persone hanno condiviso un articolo che titolava: Papa Francesco shock: sì ai matrimoni gay in chiesa, anche loro sono figli di Dio, probabilmente ingannati dalle precedenti parole del Papa, ma non si sono accorti che a pubblicare la notizia è stato l'ennesimo sito satirico. Il blog si chiama Lo Specchio e, come in altri casi, all'interno dei disclamer viene specificato che si tratta di «un sito satirico e quindi alcuni articoli contenuti in esso sono inventati. La redazione non intende minimamente offendere nessuno. Testi, video e immagini inserite e contenute in questo blog sono tratte da internet e pertanto, considerate di pubblico dominio».

 

3) Il profugo sgambettato dalla giornalista ungherese è un jihadista

L'interminabile marcia della speranza che i profughi siriani stanno conducendo per raggiungere la Germania o i Paesi Scandinavi è seguita con costanza dai media di tutto il mondo, preoccupati per la situazione che ormai è ben oltre l'emergenza. Alcuni Stati sul loro cammino non hanno in alcun modo intralciato il loro percorso, aprendo i confini e in alcuni casi rilasciando anche dei permessi di soggiorno temporanei, validi per il tempo necessario per continuare il proprio viaggio. L'Ungheria è stato uno dei primi Paesi a cercare di bloccare con diversi mezzi l'avanzata dei profughi, costruendo barriere e chiudendo i cancelli al confine con la Serbia, proprio dove in questi giorni è stato catturato un video che ha fatto il giro del mondo.

Una giornalista ungherese, dipendente di una testata di estrema destra, è stata immortalata mentre cercava di ostacolare i profughi in fuga dalle forze dell'ordine, colpendoli con calci e sgambetti. Tra le vittime della donna si è visto molto bene un uomo, buttato a terra da un calcio mentre portava in braccio il proprio figlio. Il piccolo è stato ripreso anche negli istanti successivi, in lacrime, mentre il padre cercava di portarlo in salvo all'interno del territorio ungherese. La reporter è stata licenziata e l'uomo colpito è riuscito a raggiungere con il figlio la Germania, ma ora c'è chi lo accusa di essere in realtà un terrorista dell'ISIS, appartenente alla Free Syrian Army.

A sostegno di questa tesi alcuni blog di dubbia affidabilità hanno mostrato delle immagini provenienti dall'account Twitter e Facebook dell'uomo, che però non sono attualmente raggiungibili. L'episodio è stato usato per sostenere la teoria secondo la quale le migliaia di persone che stanno fuggendo dalla Siria sarebbero in realtà terroristi, pronti a compiere gesti criminali una volta giunti nel cuore dell'Europa. Per fortuna questa storia non ha alcun fondamento concreto e le deboli prove a suo sostegno sono state probabilmente create con semplici programmi di grafica. Le ultime notizie confermate, come riporta la Gazzetta in questo articolo raccontano che Osama ed il piccolo Zaid si stanno ora dirigendo in Spagna. Il precandidato alla federcalcio spagnola Angel Galan si è interessato alla loro situazione, organizzando il loro trasferimento a Getafe, vicino a Madrid.

 

4) La festa islamica dello sgozzamento autorizzata dalle autorità

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La giunta comunale di Como ha approvato in questi giorni l'affitto di uno spazio pubblico ad una comunità islamica che intende in questo luogo festeggiare la Festa dell'Eid. L'accusa promossa su alcuni siti, noti per la loro posizione politica è quella di aver autorizzato quella che viene definita la "festa dello sgozzamento" detta anche "festa del Sacrificio", che sarebbe, secondo quanto scritto, un retaggio di una «cultura bestiale». L'appello che si legge in alcuni di questi articoli è chiaro: «Dobbiamo impedire l'islamizzazione di Como, questa cultura non ci appartiene e si sta manifestando in tutto il mondo con obiettivi di egemonia, colonizzazione e propositi di predominio e sottomissione». Questa festa però si svolge già da diversi anni, senza che uomini o animali vengano sgozzati in maniera barbara: è in sostanza l'equivalente della Pasqua cristiana ed è molto simile alla Pasqua ebraica.

Gli unici a rimetterci, come avviene durante le nostre festività, saranno gli agnelli, che proprio come a Pasqua saranno l'alimento principale del giorno, e che verranno macellati secondo le procedure previste dalla nostra legge. La decisione dell'amministrazione di concedere lo spazio alla comunità islamica è stata presa a fronte di un canone prestabilito ed uguale per chiunque faccia richiesta di utilizzo dello stesso luogo. Ammonta a circa 1900 euro d'affitto, con l'aggiunta di una cauzione di circa 7500 euro a garanzia del corretto utilizzo della struttura.

 

5) I profughi in Germania tenuti in un campo di concentramento

Il tema dell'immigrazione continua a occupare gran parte delle pagine sui giornali e se c'è chi inventa bufale per creare allarmismo e disinformazione nei confronti dei profughi, c'è chi esagera in senso opposto, denunciando abusi che non sono mai avvenuti. La scorsa settimana in molti hanno polemizzato sulla scelta delle forze dell'ordine ungheresi di "marchiare" gli stranieri in arrivo dalla Serbia con dei numeri scritti a pennarello sul braccio. Le analogie con i campi di concentramento nazisti si sono sprecati, ma il sistema serviva soltanto ad impedire che i nuclei familiari si disperdessero, in una situazione di grande caos e di costante emergenza. Alcuni giorni fa invece quasi tutti i principali quotidiani nazionali hanno diffuso la notizia che un gruppo di profughi sarebbero stati ospitati in un ex lager nazista a Buchenwald, in Germania. L'ex campo di prigionia è però ora un semplice museo alla memoria, e non ha certamente la struttura adatta ad ospitare nessuno, tantomeno un gruppo di profughi. L'accoglienza è stata organizzata in realtà a Shwerte, a circa 4 ore di auto dal lager di Buchenwald, in un gruppo di edifici che nel dopoguerra erano utilizzati anche come scuola dell'infanzia, come spiegato dall'articolo del Der Spiegel.

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