Un fumetto leggendario

Il Codacons contro Corto Maltese «Istiga al fumo». Ma che, davvero?

Il Codacons contro Corto Maltese «Istiga al fumo». Ma che, davvero?
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È del 26 agosto scorso, il comunicato stampa pubblicato sul sito del Codacons, che annuncia «una denuncia all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, all’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni e alla Procura della Repubblica di Roma» riguardo alla nuova storia di Corto Maltese, Equatoria, omaggio con La Repubblica, nella quale il personaggio protagonista viene spesso ritratto mentre fuma una sigaretta.

Senza nulla togliere al lavoro del Codacons e alle sue preziose iniziative a tutela dei consumatori, e ricordando quanto sia importante proseguire nella lotta contro il fumo e informare sui danni che questo provoca, è evidente che tutto questo possa essere fatto – in maniera senz’altro più efficace – lasciando in pace personaggi di fantasia, che fumano sigarette finte su tavole disegnate. Corto Maltese – eroe creato dalla meravigliosa mente e della penna di Hugo Pratt nel 1967 – nasce a Malta nel 1887 da un marinaio inglese e dalla Niña di Gibilterra, bellissima modella del pittore Ingrés e sviluppa – vuoi il passare degli anni, vuoi il vagare mai finito per i mari del mondo - il vizietto del fumo. Secondo il Codacons l’immagine iconica (e bellissima) del marinaio con sigaretta fra le labbra, potrebbe rappresentare «un invito subliminale a fumare: un messaggio scorretto, ineducativo, fuorviante e pericolosissimo, soprattutto per i giovani lettori».

 

 

Vero è che spesso, forse quasi costantemente, nelle tavole di Hugo Pratt, Corto (nome che appartiene all’argot andaluso e che significa “Svelto”) è raffigurato nel gesto di fumare ed è altrettanto possibile che la suggestione del personaggio, le sensazioni che rievoca e la bellezza estetica del disegno, possano creare attorno al gesto del tenere fra le dita una sigaretta, avvicinarla alle labbra e aspirare, quell’alone di mistero e seduzione che da sempre lo accompagna.

Non sarà il primo né l’ultimo, il capitano maltese, e non è senz’altro colpa sua. Si perdono nella memoria del cinema le immagini di seduttrici donne fatali o di cattivi ragazzi, bellissimi e affascinanti, immortalati - più spesso di quanto non piaccia al Codacons - nel gesto di fumare una sigaretta. Humphrey Bogart a Katharine Hepburn, James Dean, Clark Gable, Clint Eastwood, Rita Hayworth fino al più recente Don Draper nella serie Mad Men, raramente hanno aspirato ossigeno e non fumo, di fronte alla finzione della macchina da presa.

 

 

Certo, erano altri tempi – anche gli Anni Settanta, quelli di prima pubblicazione di Corto Maltese - il vizio del fumo non era considerato così dannoso come oggi e la ricerca non era arrivata a darci i dati e le risposte di cui oggi fortunatamente disponiamo e dei quali dobbiamo far tesoro. Ma nelle sedi opportune: l’invito del Codacons, di far smettere di fumare Corto, pare di davvero scarsa utilità. Nascondere il problema, non è risolverlo. Al contrario, ammantare un vizio di un fascino di proibito e vietato potenzialmente esercita la stessa seduzione dell’immagine – patinata e perfetta – dell’eroe che fuma.

Vediamo la sigaretta nei film e nei fumetti, per quello che è: un espediente narrativo che suggerisce e rievoca, che può raccontare qualcosa su come possano sentirsi i personaggi in alcuni passaggi della narrazione, magari nervosi o annoiati e ce lo raccontano aggrappandosi a una sigaretta, bruciandola, consumandola; una sequenza di gesti che può parlare di seduzione o di concentrazione, di nervosismo o di attesa e che si presta a suggerire esteticamente vari stati d’animo e momenti di caratterizzazione dei personaggi in maniera molto potente. Non vedremo mai Guido Anselmi – interpretato da Mastroianni in 8 e ½ di Fellini - mentre tossisce, si ammala. Lo vedremo in bianco e nero, nel suo smoking perfetto, tenere fra le dita una sigaretta e aspirare, po’ nervoso. Ma è finzione, narrazione, fantasia. Ed è giusto così.

 

 

Lasciate che Corto insegni quello che veramente ha da dire: «Ricordo bene il giorno in cui un’amica di mia madre mi prese la mano sinistra e la guardò inorridita, non avevo la linea della fortuna. Non ci pensai molto, presi un rasoio di mio padre e me ne tracciai una da solo, lunga e profonda. Non credo di aver aumentato la mia dose di fortuna, ma sono sempre stato libero e questo basta». Che i giovani lettori di cui parla il comunicato del Codacons (e c’è solo da sperare che la storia di Corto Maltese sia stata letta da giovani e non da attempati nostalgici) imparino da Corto ad essere liberi, fedeli a loro stessi, a fregarsene se alla fine il tesoro sfugge sempre, l’importante è aver vissuto l’avventura del viaggio. «E riparleremo di gentiluomini e di fortuna», magari anche della lotta contro il fumo, ma altrove. Corto, accendi pure un’altra sigaretta.

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