Come funziona l'8 per mille

Soldi prelevati dall’8 per mille. È questa l’accusa che pesa sulle spalle dell’ex abate di Montecassino, e che come un domino rischia di aprire una voragine di sfiducia da parte dei contribuenti. Ma come funziona esattamente questo meccanismo, frutto della revisione del concordato del 1984 e firmato dall’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi? L’otto per mille è un meccanismo, che sostituisce la tradizionale “congrua”, un meccanismo adottato dallo Stato italiano per il finanziamento delle confessioni religiose.
Lo Stato ogni anno raccoglie l’IRPEF e ne mette l’8 per mille in una sorta di zona di riserva che viene ripartita a seconda delle scelte che sono state espresse: la firma conta come un voto e ha lo stesso valore indipendentemente dal reddito. Accedono all’otto per mille solo le confessioni che hanno stipulato un’intesa con lo Stato e che abbiano avanzato apposita richiesta, approvata dal Parlamento. Chi sono? Al 2014 questi i soggetti “abilitati” sono 10: Chiesa cattolica, Chiesa valdese, Unione delle Chiese metodiste e valdesi, Unione delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno, Assemblee di Dio in Italia (Pentecostali), Unione delle comunità ebraiche italiane, Chiesa evangelica luterana in Italia, Unione cristiana evangelica battista d’Italia, Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia ed esarcato per l’Europa meridionale, Chiesa apostolica in Italia (pentecostali), Unione buddhista italiana, Unione induista italiana.
Nella casella della Dichiarazione dei redditi, gli italiani possono firmare a fianco di una delle 10 confessioni religiose. Ma possono anche non firmare. Ad esempio, secondo gli ultimi dati resi noti dal ministero dell’Economia, il 54,3 percento non firma, mentre il 37,6 percento esprime la preferenza per la Chiesa cattolica. C’è anche l’opzione per far tornare i soldi allo Stato, e veine scelta dal 6,1 percento dei contribuenti. Le altre confessioni sono tutte sotto l’1 percento, tolti i valdesi che sono all’1,5 percento. Il segreto dell’8per mille è il fatto che anche le somme di chi non mette firma vengono ripartite in proporzione alle firme raccolte. Così la Chiesa cattolica incamera l’82,5 percento della somma, i Valdesi, il 3,2, mentre il 13,3 ritorna nelle casse dello Stato. Tradotti in euro, significano 1,2 miliardi complessivi, di cui più di miliardo (1,055) destinato alla Chiesa cattolica.
E dove finiscono i soldi che arrivano alla Chiesa cattolica? Il sito 8xmille.it dà un rendiconto della destinazione dei fondi. E da lì che si può vedere come, nel 2014, 377 milioni siano finiti per il sostentamento del clero, mentre alle diocesi siano stati destinati 156 milioni per il culto e la pastorale e 130 per la carità. È appunto da quest’ultimo fondo che l’abate di Montecassino avrebbe sottratto i soldi per spese private: li avrebbe sottratti nella somma destinata alla Diocesi, che non a caso Papa Francesco appena eletto aveva provveduto a scorporare per aggregare tutte le parrocchie di Montecassino alla diocesi di Sora.
Il Concordato del 1984 prevedeva che ogni tre anni una commissione potesse modificare la percentuale (da otto per mille a sei per mille, ad esempio), ma in realtà questo non è mai stato fatto. C’è da sperare che le bravate dell’ex abate non inducano a procedere a limature...