paura o responsabilità?

Con la pandemia gli accessi ai pronto soccorso bergamaschi sono diminuiti di un terzo

Rispetto al 2019 gli accessi totali dei bergamaschi sono calati del 34,5 per cento

Con la pandemia gli accessi ai pronto soccorso bergamaschi sono diminuiti di un terzo
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La paura di contagiarsi e l’impossibilità da parte degli ospedali, soprattutto a marzo e aprile, di accogliere altri malati ha diminuito del 34,5 per cento gli accessi dei bergamaschi nei pronto soccorso. Nei primi undici mesi del 2019 gli accessi totali erano stati 369.314, secondo i dati in possesso all’Ats di Bergamo, mentre quest’anno ne sono stati registrati 241.706. Molte persone hanno poi scelto di non recarsi in ospedale con patologie non gravi proprio per non rallentare o distogliere il lavoro del personale sanitario impegnato nella cura dei pazienti Covid e di quelli più gravi. Il pronto soccorso dell’ospedale di Alzano, epicentro del contagio in bergamasca, è quello che ha visto i propri accessi più che dimezzati, crollati del 54,2 per cento; una flessione più leggera è avvenuta all’ospedale Papa Giovanni XXIII e all’Humanitas Gavazzeni.

Che la curva epidemiologica abbia influenzato più o meno direttamente la tendenza a recarsi in ospedale è dimostrato anche dai dati successivi alla prima ondata pandemica. In estate, con il miglioramento dei dati del contagio, le richieste d’intervento dei pronto soccorso bergamaschi sono aumentate nuovamente: ad agosto si è registrato un picco di 25.426 accessi (inferiori comunque ai 33.256 del 2019). In autunno poi, con l’arrivo delle restrizioni e dei nuovi Dpcm, questi numeri sono tornati nuovamente a calare. In particolare, nei mesi di particolare emergenza (marzo, aprile e fine ottobre) sono pressochè scomparsi i codici verdi.

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