Imprenditore narcotizzato

Condannati tutti gli imputati per la morte di Angelo Bonomelli. Il figlio: «Giustizia è fatta»

A Matteo Gherardi e Omar Poretti 26 anni di carcere, al padre (Luigi Rodolfo Gherardi) e alla fidanzata del primo (Jasmine Gervasoni) 15 anni

Condannati tutti gli imputati per la morte di Angelo Bonomelli. Il figlio: «Giustizia è fatta»
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Condannati oggi pomeriggio (martedì 23 luglio) i quattro imputati a processo per la morte di Angelo Bonomelli, il noto imprenditore di Trescore narcotizzato in un bar e abbandonato nella sua auto in un parcheggio a Entratico il 7 novembre 2022.

Le condanne

A Matteo Gherardi e Omar Poretti, rispettivamente l'ideatore del piano (oltre che colui che portò il Rivotril) e la persona che versò il farmaco nel tè offerto alla vittima, sono stati dati ciascuno 26 anni di carcere.

A Gherardi, per il quale l'Accusa aveva chiesto 29 anni come al complice, è stata riconosciuta l'equivalenza tra le attenuanti generiche e le aggravanti, ovvero i futili motivi e l'utilizzo per rapinare l'uomo d'affari di sostanze venefiche. Esclusa la recidiva, in quanto gli altri casi (ne sono stati riportati cinque in Aula) in cui il 34enne avrebbe drogato e poi derubato delle persone sono oggetto attualmente di denunce, ma non sono ancora legati a un verdetto. Per Poretti, invece, la Corte ha escluso i futili motivi e riconosciuto le circostanze attenuanti generiche, ritenute equivalenti alle altre aggravanti.

Al padre di Gherardi, Luigi Rodolfo, e alla fidanzata del giovane, Jasmine Gervasoni, per i quali il pm aveva chiesto 24 anni, sono stati dati 15 anni di carcere. Le attenuanti sono state ritenute prevalenti sulle aggravanti, forse per il ruolo secondario che hanno avuto nella vicenda (per le motivazioni, si dovranno attendere sessanta giorni).

I risarcimenti alla famiglia

Alla famiglia dell'imprenditore andrà un risarcimento, che però è da definire in sede civile, mentre già da subito gli imputati dovranno pagare loro provvisionali da cinquantamila euro per la moglie Marilena Gardoni, da 35mila per la figlia Cristina e da 25mila per gli altri due figli, Cristina ed Emanuele.

«Credo che sia stata fatta giustizia, ci sono sempre stato in rispetto alla memoria di mio padre» ha commentato quest'ultimo all'uscita dal Tribunale, concludendo che gli imputati «non si sono mai scusati» per aver provocato la morte del padre.

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