lo studio

Coronavirus, il 30 per cento dei dimessi presenta difficoltà respiratorie

Sono i primi dati che emergono dal laboratorio di follow-up allestito dall’ospedale Papa Giovanni XXIII. I contagiati presentano anche problemi cardiologici, neurologici, motori e livelli d'ansia anomali

Coronavirus, il 30 per cento dei dimessi presenta difficoltà respiratorie
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Circa il 30 per cento dei pazienti Covid dimessi presenta difficoltà respiratorie e, quindi, devono continuare ad essere monitorati. Tuttavia, non si sa ancora se questi danni siano permanenti oppure se si tratti di una condizione momentanea e quanto tempo possa essere necessario affinché tornino a respirare normalmente.

Come riporta l’Eco di Bergamo, sono questi i primi dati che emergono dal laboratorio di follow-up allestito dall’ospedale Papa Giovanni XXIII, che ad oggi ha monitorato circa 600 pazienti dimessi dalla struttura sanitaria di Bergamo. L’obiettivo degli specialisti (coordinati da Marco Rizzi, direttore delle Malattie infettive, e da Monica Casati, responsabile della direzione delle professioni sanitarie sociali) è di visitare nuovamente tutti i 2400 ex malati entro la fine dell’estate per cercare di capire i danni che il Coronavirus lascia nell’organismo delle persone contagiate.

Per ora non è possibile fare alcun tipo di correlazioni, ma dai dati emerge anche che il 10 per cento dei contagiati presenta problemi cardiologici, l’11 per cento mostra livelli anomali di ansia, il 9 per cento danni neurologici e il 10 per cento ha problemi motori per cui è necessario la riabilitazione. Alcuni di questi danni sono legati alla lunga permanenza in ospedale e nei reparti di terapia intensiva, ma anche dalla gravità dell’infezione, dall’età del paziente e dalle condizioni di salute di partenza.

La speranza degli specialisti (infettivologi, pneumologi, radiologi, fisioterapisti, cardiologi, endocrinologi, psicologi, professioni sanitarie) è di riuscire a pubblicare entro agosto i dati riferiti ai primi 800 pazienti seguiti nel percorso di follow-up. Nel frattempo l’ospedale ha anticipato i dati parziali all’Oms, con cui sta collaborando. Proprio in virtù del progetto che sta coordinando, l’Organizzazione mondiale della sanità ha nominato Marco Rizzi co-presidente, insieme alla fisiatra belga Carlotte Kiekens, di un tavolo di lavoro internazionale sulle conseguenze del Coronavirus.

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