È corsa al vaccino, ma non ce n'è più (pure a Bergamo numeri in crescita)

A svuotare le scorte ci ha pensato il brusco calo delle temperature e il ricordo dello scorso anno, quando otto milioni di persone furono costrette a letto dal virus influenzale. Un’esperienza che è servita a invertire la rotta e a «riavvicinare» gli italiani al vaccino dopo la psicosi del “caso-Fluad”, scoppiato nel 2014 e che causò il decesso di tre anziani in seguito alla profilassi. Il vaccino in realtà è stato completamente scagionato e così gli italiani sono tornati a servirsi di questo strumento di salute che tutela innanzitutto gli anziani, che sono i più esposti alle complicanze dell’influenza, e i bambini, che dal punto di vista numerico sono i più colpiti dal virus.
Così la notizia è che alcune regioni hanno esaurito le scorte, mentre altre sono agli sgoccioli: è un fenomeno che riguarda in particolare il nord, Campania a parte. Infatti sono in particolare l’Emilia e poi, in misura leggermente migliore, Lombardia, Piemonte, Liguria e Trentino Alto Adige a trovarsi con le scorte esaurite o quasi. Un fenomeno che riguarda anche Bergamo, dove, come nel resto d’Italia, si è registrata una forte crescita, con il record di Seriate che ha registrato un più trenta per cento. Così, alle 155 mila dosi già prenotate, a metà dicembre l’Agenzia di tutela della salute (Ats) ne ha aggiunte altre cinquemila per venire incontro alla domanda. Per quanto riguarda la Lombardia, nel suo complesso già a metà novembre era apparso chiaro che i vaccini non sarebbero bastati. Così le autorità della sanità regionale avevano sollecitato le due aziende produttrici, Glaxo e Sanofi, a chiedere il permesso dall’agenzia del farmaco Aifa per importare le dosi di vaccino avanzate nei Paesi nordici. In quei Paesi, infatti, l’epidemia è in una fase più avanzata e le campagne di vaccinazione sono terminate. Anche se non è facile organizzare una «compensazione» con le scorte di altri Paesi, dove i vaccini sono accompagnati da indicazioni in altra lingua.
Le ragioni della carenza si devono a una sottostima delle richieste, tarate su quelle effettive del 2017. Nessuno prevedeva una corsa all’antinfluenzale di queste proporzioni. Così le Ats, facendo valutazioni sulla base delle percentuali della scorsa stagione quando si era verificato il fenomeno di dosi avanzate con spreco di risorse economiche, sono state prudenti nell’ordinare i quantitativi. Ad ampliare il fenomeno c’è stato anche il successo della campagna sul vaccino antinfluenzale, che ha fatto breccia su fette di popolazioni che negli anni passati sottovalutavano l’opportunità di tenersi al riparo dall’influenza. Però, dopo aver predicato bene e aver indotto molti italiani a vaccinarsi, non è bello farsi trovare impreparati e senza più scorte… «È un bruttissimo segnale il fatto che non si riesca a offrire una protezione a persone che la vogliono, che non si deve ripetere», ha detto Carlo Signorelli, past president della società italiana di Igiene e Medicina Preventiva. «C'è bisogno di una migliore programmazione l'anno prossimo, visto che questa stagione ormai è compromessa. I giochi sono fatti». Signorelli ha anche valutato in un cinque per cento la popolazione over 65 che, arrivando tardi, è rimasta esclusa dal vaccino.