La tragedia

Che cosa è accaduto ai due fratelli annegati insieme nel Lago d’Iseo

Che cosa è accaduto ai due fratelli annegati insieme nel Lago d’Iseo
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L’ultimo selfie che si sono scattati, sorridenti, prima della tragedia, ha commosso tutta Italia. I fratelli Hassan, Waqas e Awais Muhammad (in quest'ordine, da sinistra, nella foto), pachistani di Azzano San Paolo, stavano facendo un bagno nel Lago d’Iseo, a Tavernola, venerdì 16 agosto. Erano lì insieme ai genitori e alla sorellina. Per passare una giornata insieme e per festeggiare il ritorno a casa di Hassan, dopo che per tanti mesi era stato in Pakistan, per lavorare e studiare. Ma è stato proprio il 17enne il primo ad essere tradito dalle acque del lago.

Cosa è accaduto. Hassan si è tuffato e non è più riemerso: non sapeva nuotare e deve aver preso una buca. Il fratello Waqas, 16 anni, allora si è tuffato, ha cercato di farlo riemergere ma è stato risucchiato anche lui dalle acque. Sono annegati insieme. Allora ci ha provato Awais, 19 anni, che ha raccontato di aver sentito le loro mani, di averle prese per un’ultima volta. Prima di perderle per sempre. Dalla riva è stato lanciato un salvagente e altre persone si sono tuffate, in rapida sequenza, nel disperato tentativo di salvarli, di recuperare i due fratelli, ma senza successo.

Condizioni disperate. Waqas e Hassan Muhammad sono stati recuperati meno di mezz'ora più tardi, a circa 15 metri dalla riva e a tre metri di profondità, ancora vivi, dai vigili del fuoco. Ma in condizioni disperate. Entrambi si sono spenti in ospedale. Waqas è morto al Civile di Brescia, venerdì sera. Hassan al Giovanni XXIII di Bergamo, la mattina successiva.

Wagas studiava al Belotti. Waqas Muhammad era iscritto alla terza classe dell’istituto commerciale Bortolo Belotti di Bergamo. Awais invece si è appena diplomato al liceo Secco Suardo: il suo sogno prima di questo incubo era fare Economia o Medicina. Così ha poi raccontato quanto accaduto ai giornali: «Non sapevano nuotare. Nemmeno io so nuotare. Ma eravamo vicini a riva come sempre. Non riesco a immaginare cosa sia successo. Gridavo aiuto ma dalla spiaggia non si sono buttati subito, forse pensavano che scherzassi. C’è voluto qualche secondo. Ho gli occhi che mi fanno male da quanto ho pianto questa notte. L’immagine della mano di Hassan che mi scappa tra le dita non la potrò mai dimenticare».

In cerca di un futuro. La famiglia è in Italia da dieci anni, quando cioè papà Muhammad, ora in dialisi, ha lasciato la città di Mandi Bahauddin per cercare di dare un futuro migliore ai suoi figli. Nonostante la malattia, continua il suo lavoro in un’azienda di formaggi della bergamasca. La madre è casalinga. Una storia come tante, insomma, della numerosa comunità pakistana tra Bergamo e Brescia. Con un epilogo tragico per un semplice tuffo. «Non so se vorrò rimanere qui. È troppo brutto quello che è successo – ha aggiunto Awais -. Forse andrò a studiare in Germania ma solo se verrà la mia famiglia. Non posso lasciarli soli proprio adesso».

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