Per Molte fedi sotto lo stesso cielo

Cosa ha detto Abraham Yehoshua venerdì in Santa Maria Maggiore

Cosa ha detto Abraham Yehoshua venerdì in Santa Maria Maggiore
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Foto di Luca Baggi e Clara Mammana

 

ABRAHAM YEHOSHUA diretta audio

"Per una convivialità delle differenze", la diretta audio dell'appuntamento con Abraham Yehoshua

Pubblicato da su Venerdì 15 settembre 2017

 

Mercoledì invitano un esponente dei radicali, Emma Bonino, e venerdì uno scrittore laico, Abraham Yehoshua, forse il più grande scrittore israeliano contemporaneo: sì, Molte Fedi sotto lo stesso cielo promuove davvero la “convivialità delle differenze”. Lo ribadisce Daniele Rocchetti, segretario provinciale delle ACLI bergamasche, perché «L’unica strada che dobbiamo percorrere è quella dell’inclusione. Questa sera parla un intellettuale che attraverso la scrittura ha passato tutta la vita a costruire ponti. Anzi - precisa Rocchetti - Abraham è un uomo-ponte, in prima linea nel dibattito politico in Israele, orgoglioso della sua storia e del suo popolo, che stamattina, a 81 anni, è andato all’aeroporto di Tel Aviv solo per essere qui stasera».

Yehoshua è il più adatto a parlare di convivialità, non solo perché proviene da una terra in cui «l’occupazione militare da parte di uno stato nei confronti di un popolo è evidente», ma anche perché nutre una grande meraviglia nei confronti di ogni altra cultura. Mentre Rocchetti lo introduce, si guarda intorno e quando prende parola dice di essere grato «di essere in una cattedrale così meravigliosa». «Resto sempre ammutolito di fronte a tanta bellezza, di cui forse non vi rendete conto perché è sempre sotto ai vostri occhi. Voi italiani siete fortunati, nonostante tutto».

 

 

Un’epoca di cambiamento. Yehoshua è nato nel 1936 e ha incontrato molto da vicino tutti gli avvenimenti del secolo scorso. «Viviamo in tempi difficili, ma dobbiamo fare le debite proporzioni»: settanta, ottant’anni fa l’Europa era preda di due conflitti di proporzioni mondiali, l’Olocausto, «i pogrom e i gulag sovietici». Oggi, però, «la globalizzazione si diffonde sempre più velocemente, il cambiamento climatico è reale e per questo motivo le persone temono che la cultura cosmopolita possa distruggere e danneggiare la loro identità».

Il ruolo dell’Italia. «Vorrei che voi italiani prendeste l’iniziativa e vi sottraeste dall’influenza dei Paesi come la Francia e la Germania. Dovete guardare al Sud, al Mediterraneo, e diventare promotori di un progetto che porterà benefici non soltanto a voi, ma a tutti i popoli mediterranei. Ci sono i Greci, che sono in crisi economica, e gli stati arabi, ma anche noi israeliani e palestinesi». Yehoshua non vuole certo che abbandoniamo l’Unione Europea: si auspica invece che saremo il fulcro di un progetto che ci renderà dei nuovi leader. Dopotutto abbiamo già dei grandi meriti, come ci ha ricordato Emma Bonino: «Juncker ringrazia l’Italia, che ha salvato la dignità europea».

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La rinascita della religione nel mondo e il ruolo del cristianesimo. Yehoshua non credeva che le religioni si sarebbero rafforzate tanto: «Oggi non solo l’ebraismo ma anche l’islam sono di posizioni più estremiste. Non parlo dello Stato Islamico, ma delle frange sempre più numerose di fondamentalisti. Anche negli Stati Uniti i pastori sono sempre più rivolti a destra». Questo lo ha portato a due riflessioni: «In questo mondo post-moderno che si muove al passo della scienza le persone si stanno rivolgendo di nuovo alla religione. Il mondo di oggi è freddo e distaccato dall’umanità». La seconda, invece, è ancora per noi: «Non voglio farmi certo portavoce del Papa, che peraltro parla assai chiaramente. Mi sembra però che i cristiani e i cattolici siano più deboli. Sembrate una voce timida in un mondo in cui islam ed ebraismo sono sempre più rumorosi». Yehoshua, insomma, esorta i credenti a non concepire il cristianesimo come una «religione museale» e diventare parte della «conversazione tra le religioni e tramite nel dialogo tra l’umanità e i rifugiati».

Il ruolo della letteratura. Come scrittore, Yehoshua crede che la letteratura abbia un ruolo speciale nel porsi nuove domande e dirimere questioni morali meglio di qualunque altro giudice. «Pensate a Delitto e Castigo di Dostoevskij: non è attraverso un interrogatorio, bensì con la riflessione interiore che il protagonista comprende il suo crimine e si costituisce». Non si tratta, insomma, «di una questione di mero giudizio», ma di come affrontare i rapporti umani. La letteratura si sta allontanando dalle questioni morali, che sono state demandate ai media e alla “psicologia”: «Se vi chiedessi quali sono i dieci libri che devono essere in ogni casa, quasi nessuno sarebbe di un autore contemporaneo. La scrittura sta diventando solo un intrattenimento e sta perdendo la sua forza».

 

 

Il protettore del matrimonio. Yehoshua è molto legato all’Italia: confessa che il libro che più lo ha ispirato fu Cuore di De Amicis: «Quando mio padre me lo leggeva da piccolo piangevo e mi dicevo: “se saprò far piangere i miei lettori così, potrò avere successo”». Dopo alcuni «romanzi surreali», Yehoshua si è sempre occupato di matrimonio, in una maniera non romantica, bensì «realistica e quotidiana». «Sono ancora in lutto per mia moglie, morta un anno fa dopo 56 anni insieme. Il matrimonio è una strada difficile ma gioiosa, è un lavoro faticoso che si deve portare avanti giorno per giorno e che darà benefici enormi». In Israele è noto come «protettore del matrimonio» e noi, dice, dovremmo capire questa cosa meglio di tutti gli altri, «perché il matrimonio è un elemento fondante della società italiana».

La Bibbia come indagine della storia. La Bibbia non è solo un libro sacro: anche un laico come Yehoshua ne riconosce il valore, «perché racconta la storia della nostra identità e della mia gente. Se vogliamo capire noi stessi dobbiamo indagare la Bibbia, tenendo ciò che c’è di buono e mettendo in discussione quello che resta».

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