Cosa ha detto Renzi al Meeting «Salviamo vite, anche se costa voti»

Una lunga lezione sull’Italia e il suo ruolo in Europa. La necessità di recuperare il terreno perso in 20 anni di «discorso ideologico» in cui berlusconismo e anti-berlusconismo hanno impantanato il Paese. Gli accenni alle riforme cui il suo Governo sta lavorando come premessa affinché la nazione possa ritrovare la propria identità. Al Meeting di Rimini è il giorno del Premier Matteo Renzi, che dopo venti giorni di silenzio sullo scenario politico italiano torna a parlare, regalando un discorso programmatico e carico di enfasi, ma non per questo vuoto. E tralasciando, in questo, uno dei temi su cui ci si attendeva si sarebbe espresso, le unioni civili.
Niente unioni civili. E forse la ragione di tale scelta è stato lo stesso Renzi a dirla in apertura del suo intervento. Lui, a Rimini, non ci sarebbe voluto venire all’inizio, ricordando come spesso questo palco sia stato usato in passato come tribuna elettorale. Il timore, poi, erano le reazioni ipersensibili della stampa: «A me non andava di trovare domani i titolo sulla accoglienza che avrei potuto trovare, o cogliendo la dichiarazione più o meno calda». Poco spazio al dibattito da giornale quindi. Dietro, però, c’è anche un attestato di stima verso il Meeting, la cui testimonianza nel panorama italiano non può essere limitata alla semplice passerella politica cui troppo spesso viene ridotta: «Io riconosco questo luogo per il luogo in cui tanti amici e amiche hanno arricchito il loro percorso di vita», ha aggiunto il Premier, lontano dall’esperienza di cielle, per quanto abbia voluto ricordare cordialmente la sua amicizia con un sacerdote del movimento ai tempi del liceo.
Europa e Mediterraneo. Così, ecco un discorso per riaffermare la vocazione dell’Italia, tanto in politica interna quanto in affari esteri. È da qui che si parte, ricordando le terribili scene che ogni giorno il Mediterraneo regala. Un mare che, da centro dell’Europa, si è trasformato in confine: «Quando parliamo di strategia per l’Unione Europea forse si sono persi vent’anni. Quando parliamo di Mediterraneo non parliamo di una frontiera dell’Ue ma del cuore dell’Ue. Ma non c’è stata sufficiente attenzione della politica nel considerare il Mediterraneo il cuore del dibattito europeo, si è guardato in direzione strabica», ha spiegato il Premier, che ha poi incalzato: «L’Europa a 28 o è troppo o troppo poco. È nata senza una visione politica da parte dell’Italia. Ha cancellato il Mediterraneo dalla discussione e cancellato anche i Balcani. C’è un’emergenza Balcani che è pazzesca». Ma ancor di più c’è un’emergenza sbarchi, su cui Renzi ha detto chiaro e tondo qual è la linea del Governo: «Non cederemo mai al messaggio che vuol far diventare l’Italia la terra della paura. Possiamo anche perdere tre voti, ma non cederemo al provincialismo della paura. Non è buonismo, ma umanità: secoli di umanità ai quali non rinuncio per tre voti. Prima salviamo le vite, poi pensiamo cosa fargli fare».
Le riforme, «una premessa». Il Paese, quindi, si trova di fronte ad una grande questione educativa e culturale, e ciò gli impone un scelta: tornare a fare l’Italia anche in Europa, investire su di sé per non perdere l’occasione. E riconciliarsi con la parola “politica”, per due decenni ridotta a semplice bagarre, tanto a livello nazionale quanto comunitario. È stato questo ad aver estromesso il Paese dall’Unione Europea: «L’Europa - ha spiegato Renzi - ha smesso di essere una creatura italiana per diventare la matrigna italiana». La filosofia del suo governo, quindi, vuole dare la spinta a questa necessità di cambiamento, tramite le riforme: jobs act, scuola, pubblica amministrazione… «Il tentativo è che l’Italia recuperi il tempo perso. Così potrà giocare un ruolo nell’Europa che cambi, ma a condizione che sia essa stessa a cambiare». Non manca un riferimento all’Italicum: «La legge elettorale è il primo tassello per riuscire finalmente a governare, e non difendersi dagli assalti della minoranza o dell’opposizione. È una rivoluzione».
Tasse e amministrazione. Ma ciò che potrà spingere l’Italia fuori dalla crisi non è la politica, bensì la creatività e la voglia di chi lavora nel Paese. Renzi ha ricordato come, per favorire questo mondo, occorrano poche regole semplici e chiare, il contrario di cosa è stato fatto dagli anni Novanta ad oggi. «Prima l’Italia ha permesso a chi aveva voglia di fare di farcela», poi è arrivata la Seconda Repubblica e il suo meccanismo infernale burocratico «che tutto cercava di bloccare», impedendo a chi voleva lavorare e costruire di poterlo fare nella maniera più semplice possibile. In questo senso, ha aggiunto il Premier, il Governo si spinge verso la riforma della pubblica amministrazione e la riduzione delle tasse. «Quello che serve all’Italia è uno sguardo su di sé che il mondo italiano è molto più forte di quello polemico che ci arriva ogni giorno dai talk show».
Mediatrice nel mondo. Se l’Italia riparte potrà così vivere la sua vera vocazione in Europa: quella di mediatrice. «Abbiamo una stella polare che sono gli Usa. Non credo ad una equidistanza dell’Italia nel mondo internazionale, credo nell’Italia come portatrice di dialogo». Tuttavia, è inutile che l’Europa continui ad essere dura con la Russia: «Pensare di costruire l’Unione Europea contro la Russia, come vuole fare qualche Paese recentemente entrato, è un errore. Non è un fatto economico, non sono le sanzioni il problema dell’economia russa, ma un fatto culturale. L’Europa non può essere costruita contro il vicino più grande». E così accade anche verso il resto del mondo: «Non dobbiamo avere paura della globalizzazione. Ci hanno detto per anni che il pericolo prima era americano e poi cinese. Io sono il primo governo che è stato per due volte in Africa, un’area che avevamo abbandonato. Ma ci avevano detto che la globalizzazione è il nemico, l’incubo, il problema ed invece è il più grande asset per l’Italia nei prossimi anni perché un mondo che cambia chiede bellezza». Già, la bellezza. Renzi chiude proprio dedicandosi a questo concetto: «Nel corso dei secoli è stata prodotta qualità e bellezza. A chi dice che l’Italia è un elenco straordinario di problemi, portategli le tante storie affascinanti di un paese che va avanti, talvolta “nonostante”, la politica».