Ai margini gli altri figli

Cosa c'è nel testamento di Caprotti (D'ora in poi comanderà la figlia)

Cosa c'è nel testamento di Caprotti (D'ora in poi comanderà la figlia)
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D’ora in poi i dipendenti di Esselunga il sabato mattina dovranno badare soprattutto alle incursioni di questa donna di 38 anni, che ha preso molto da suo padre. Marina Sylvia Caprotti, figlia di Bernardo e della sua seconda moglie Giuliana Albera, insieme alla madre, oggi è proprietaria di quasi il 70 percento delle azioni del marchio di grande distribuzione a maggior valor aggiunto d’Italia e tra i primi tre al mondo. Infatti le ricerche dicono che un metro quadrato di Esselunga fattura 16 milioni euro l’anno, stritolando la concorrenza, Carrefour e Coop in particolare, che sono ferme e sette e sei milioni.

 

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Nata nel 1967, Marina è sposata con Francesco Moncada di Paternò. Hanno due figli e vivono a Londra nel quartiere di Chelsea. Marina siede già nel consiglio di amministrazione della Esselunga (come pure la madre). Che queste fossero le volontà di Caprotti era ben noto. Ma c’è voluta l’apertura del testamento per avere la conferma inappellabile. Ieri negli studi del notaio Carlo Marchetti è stato reso tutto ufficiale: alla vedova e alla figlia andrà dunque il pacchetto del 25 percento di Supermarkets Italiani consentendo loro di raggiungere una quota complessiva di oltre il 66 percento di Esselunga e di avere il controllo dell’assemblea ordinaria e straordinaria.

 

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Chi come previsto si trova ai margini sono i due figli del primo matrimonio di Caprotti, Giuseppe e Violetta. Con loro il vecchio patron aveva avuto una violenta controversia, dopo aver verificato l’inadeguatezza del primogenito a condurre l’azienda di famiglia. Ai due figli va comunque il restante 30 percento delle quote, nella misura del 15 percento a testa. Del resto, non restano a tasche vuote. Lo aveva raccontato Bernardo Caprotti stesso, numeri alla mano, in una lettera inviata al direttore di Dagospia Roberto D’Agostino. Era il 2013 e il Corriere della Sera era uscito con un’inchiesta ispirata dai due figli, in cui veniva accusato di aver avuto più attenzioni verso la segretaria che verso di loro. Ecco cosa scriveva Caprotti: «Visto le illazioni del Corriere su come ho trattato i miei primi due figli. Sebbene si tratti, a mio modo di vedere, di un orrore capitalista, debbo chiarire: Giuseppe in quegli anni ha incassato a vario titolo Euro 84.300.000. Violetta Euro 72.400.000. Più 4 milioni da me dati al suo primo marito, per sostenere il suo business a New York. Poi hanno rispettivamente le due case più importanti di famiglia. Che io abbia scacciato Giuseppe nel 2004 è assolutamente falso. Lui se ne è andato nell'aprile di quell'anno, ma lo abbiamo retribuito con l'indecente emolumento da Amministratore delegato dal 2004 fino al giugno 2008, dunque per quattro anni. Non è più stato presente un giorno».

Nel testamento comunque Caprotti non ha dimenticato la fidata segretaria Germana Chiodi, lasciandole la metà dei suoi risparmi mentre l'altra metà andrà ai nipoti, i tre figli di Giuseppe, e ad Andrea e Fabrizio, figli di Claudio, fratello del fondatore di Esselunga, suo socio agli inizi dell'avventura imprenditoriale nei supermercati.

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