Dal concerto al Donizetti a L'Eco

La due giorni di Mattarella in città

La due giorni di Mattarella in città
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Quando il presidente della Repubblica si sposta in una città diversa dalla capitale, anche solo per curiosità, fa parlare. Nonostante il programma, attentamente guidato dal protocollo, sia ben noto a tutti, è interessante capire cosa rimane di queste due giornate di visita. Mattarella è arrivato a Bergamo con un alone di rigidità che fin dal suo insediamento lo ha contraddistinto, fra tante aspettative. Avere la più alta carica dello Stato nella propria città fa sempre piacere, ma può diventare un ricordo indelebile di un grande uomo o trasformarsi in una monotona sfilata di autorità senz’anima. Il successo di questi eventi (se così si possono chiamare) è legato a un filo sottilissimo, difeso da una teca di vetro chiamata protocollo. Alla vigilia era difficile fare previsioni: chi ha parlato di un rilancio per la città di Bergamo, chi invece (anche sui social) era contrario a cotanta cerimoniosità e chi è rimasto totalmente indifferente.

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di apertura del Convegno di studio dal titolo 'Città darte 3.0 il futuro delle Città darte in Italia', Mantova, 11 novembre 2016. ANSA/ US/ QUIRINALE/ PAOLO GIANDOTTI +++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY +++

 

L’atterraggio del Falcon alle 18:53 di martedì 29 novembre all’aeroporto di Orio al Serio ha sancito l’inizio della visita del presidente. Un Oriocenter interamente illuminato con il tricolore ha fatto quasi sfigurare le poche autorità (il prefetto Tiziana Costantino, il direttore generale di Sacbo Emilio Bellingardi e Filippo Reitano di Enac) che hanno dato il primo saluto al presidente Mattarella. Dopo un rapido passaggio all'Hotel Relais San Lorenzo di Città Alta (alloggio di Mattarella per la due giorni) passato quasi inosservato, è arrivato l’appuntamento con il Donizzetti, vero motivo che ha portato il presidente della Repubblica a Bergamo. Lì, infatti, la sera del 29 novembre il Maestro Riccardo Muti ha diretto l'orchestra esattamente 50 anni dopo il suo debutto ufficiale sulle scene. Anche in questo caso, la puntualità è stata perfetta e alle 20 esatte Mattarella era davanti all'ingresso del teatro cittadino.

Il protocollo è stato però messo da parte solamente quando Mattarella s'è avvicinato a una ragazza che gli allungava un fiore tra le persone presenti all'esterno del Donizetti. Nell'atmosfera istituzionale, un momento di leggerezza: il presidente della Provincia Matteo Rossi, affiancato dal sindaco Giorgio Gori e dal prefetto Tiziana Costantino, regala a Matteralla una maglia dell'Atalanta, che risponde con una battuta. Come ogni manifestazione che si rispetti, la sfilata di autorità e personalità di spicco non è mancata: dal vescovo Francesco Beschi a Vittorio Feltri, passando per il patron della Brembo Alberto Bombasei. Poi la musica, le note soavi guidate dal Maestro Muti e ben undici minuti di applausi a suggellare una serata che sicuramente entrerà a far parte degli archivi della storia di Bergamo.

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La visita in città del presidente riparte la mattina di mercoledì 30 dalla redazione de L’Eco di Bergamo. Oltre a ricordare l’importanza dell’editoria locale, Matterella ha ringraziato i bergamaschi per il loro grande cuore: «Il volontariato, la disponibilità, la concreta e seria capacità di solidarietà dei bergamaschi sono significativi. Il nostro Paese ha bisogno di sentirsi sempre più una comunità e vi ringrazio per il contributo che date». Un complimento non da poco di cui sicuramente possiamo andare fieri. Se il protocollo resta rigido, sono spesso le parole a scavalcarlo. È successo durante il discorso tenuto da Mattarella nell'Aula Magna Sant'Agostino in occasione dell’apertura dell’anno accademico dell’Università degli studi di Bergamo. I temi toccati sono stati diversi: la presenza attiva nella comunità e la collaborazione fra i vari istituti e il territorio grazie al ricordo dell’«Abate Mascheroni e del suo duplice impegno nell’università e nella società». Senza dimenticare però l’importanza dei «lumi di cultura» che rendono gli studenti «cittadini liberi e consapevoli». «Noi possiamo quello che sappiamo» disse Francis Bacon. Parole che, come ha ricordato il presidente, ben si sposano con i molti "grandi" della cultura nati nella nostra città: da Caravaggio al Manzù, da Giuseppe Furietti ad Angelo Mai, fino allo stesso Gaetano Donizzetti. Un augurio che gli studenti dell’università difficilmente dimenticheranno.

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Dopo l'incontro in Sant'Agostino, il presidente Sergio Mattarella s'è recato in visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore e alla biblioteca Angelo Mai. E la gente comune? Oltre ai ringraziamenti per l'ospitalità del nostro Paese portati alla massima autorità dello Stato dagli stranieri del Patronato San Vincenzo e a lui riportati da L'Eco di Bergamo, tante sono le persone che in questi due giorni hanno accompagnato Mattarella nella sua visita. Dai quasi duecento fuori dal Donizzetti ai bambini delle elementari sulla soglia della redazione de L'Eco, fino alle centinaia di persone che lo hanno salutato in piazza Vecchia. Un abbraccio che anche a un presidente della Repubblica siamo certi abbia fatto piacere.

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