Cosa sta succedendo in Medioriente (da Trump all'attentato di Teheran)

L’Iran sotto attacco dell’Isis: le notizie di questa mattina da un certo punto di vista erano notizie attese. Da qualche giorno infatti sul fronte siriano è in corso una battaglia che potrebbe essere decisiva per gli sviluppi del conflitto e questa battaglia vede proprio l’Iran guidare i combattimenti al confine tra Siria ed Iraq per dare un colpo gravissimo alle milizie jihadiste.
La visita di Soleimani. Per capire l’importanza che questa battaglia ha assunto basta vedere quanta evidenza mediatica è stata data alla visita al fronte di uno delle più autorevoli guide militari iraniane: il generale Qassem Soleimani, capo della Forza Qods, la divisione più prestigiosa delle guardie rivoluzionarie iraniane. La notizia della visita è stata comunicata dall’agenzia iraniana Fars e preludeva quindi un’offensiva su quella linea di confine con l’obiettivo di creare una mezzaluna sciita, o cintura sciita o altro, che va da Teheran a Damasco e da questa al Libano meridionale, sotto il controllo di hezbollah. Se un generale come Soleimani è uscito in questo modo allo scoperto vuol dire che ha buone certezze di vincere questa battaglia.
L'attentato. L’attentato al Parlamento e al mausoleo di Khomeini potrebbero quindi inquadrarsi proprio come tentativo di alzare la tensione attraverso soluzioni terroristiche a fronte di una situazione militare che sta sfuggendo al controllo. Ma dai banchi parlamentari i deputati hanno iniziato a gridare slogan contro l'Arabia Saudita e contro gli Stati Uniti, dopo che, nei giorni scorsi, con il viaggio di Trump a Riyadh, i due alleati avevano riconfermato in modo ancor più forte il patto tra di loro. Insomma, la confusione è davvero al massimo nello scacchiere del Medio Oriente.
Il Qatar isolato e Trump. Arabia, Usa e gli altri Emirati nei giorni scorsi avevano fatto quadrato contro il Qatar, indicato di essere uno dei grandi finanziatori dello jihadismo, oltre che alleato di Teheran (anche se in Qatar gli Usa hanno la più grande base militare dell’intera zona...). Trump con il suo viaggio ha proceduto come suo stile per grandi semplificazioni: ha benedetto un Medio Oriente versione saudita, quello che Obama aveva messo in un angolo. Ma in questo modo il presidente Usa ha dimenticato che è nella versione saudita (wahabita) dell’Islam che affonda le sue radici il terrorismo.
Il disegno neocon e la Russia. L’interpretazione più plausibile è che sauditi e americani vogliano in ogni modo punire l’Iran, per riprendere il disegno - lanciato 25 anni fa con la guerra all’Iraq - di un Medio Oriente in cui la presenza sciita restasse minoritaria o residuale. Un disegno di stampo neocon, che è avanzato in questi anni con geometrie variabili e dovendo fare i conti comunque con il ruolo della Russia, che per mille ragioni è sempre rimasta ostile a questo progetto.
Proprio la Russia era stata la protagonista del tentativo diplomatico di uscita dal groviglio siriano, chiamando ovviamente al tavolo l’Iran. Se il percorso dovesse rivelarsi troppo complicato, Teheran (e i russi che avanzano da Damasco) ha fatto capire di avere la soluzione militare pronta, proprio sul punto strategicamente più delicato, quello del confine tra Siria e un Iraq sempre più sotto il controllo iraniano. Anche se per americani e sauditi è difficile da digerire, non si può pensare al futuro del Medio Oriente senza un ruolo strategico di Teheran.