La popolazione è scesa in piazza

Migliaia di arresti in Turchia dove è fallito un colpo di Stato

Migliaia di arresti in Turchia dove è fallito un colpo di Stato
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Una parte dell’esercito ha tentato venerdì sera un colpo di Stato in Turchia. Il golpe non è riuscito e l’esercito lealista ha ripreso il controllo del Paese. La situazione è caotica e si sta cercando di ricostruire cosa sia realmente successo. Intorno alle 22 i militari golpisti hanno occupato i centri nevralgici dello Stato e per tutta la notte si sono susseguite notizie di scontri, spari ed esplosioni ad Ankara e a Istanbul. Nei disordini, secondo quanto riferito dal governo di Ankara, sono morte 265 persone, 161 tra civili e forze governative e 104 golpisti. I feriti sono circa 1200. L’area del palazzo presidenziale è stata bombardata da un velivolo militare, sono state occupate le sede del partito di governo e il quartier generale dell'intelligence. La popolazione ha sfidato il coprifuoco imposto dai golpisti scendendo nelle strade e in alcuni casi accerchiando i veicoli militari. Anche la polizia si è opposta al golpe, e tra agenti e militari ci sono stati sanguinosi combattimenti, ma anche i militari si sono divisi e si sono combattuti fra loro. Caccia si sono alzati in volo bombardando alcune zone, un F-16 ha abbattuto un elicottero a bordo del quale c'erano militari golpisti.

Il presidente Recep Tayyip Erdoğan, che era in vacanza sul mar Egeo, dopo una rocambolesca fuga su un aereo privato che ha sorvolato per ore i cieli turchi, alle 23.30 ha parlato alla nazione in diretta su uno smartphone chiedendo alla popolazione di scendere in strada e attribuendo la colpa dei disordini al suo avversario politico, Fethullah Gülen, un religioso che vive da anni in esilio autoimposto negli Stati Uniti. Gülen ha però smentito qualsiasi suo coinvolgimento e condannato duramente l’azione dei golpisti. Alle 22 lo Stato maggiore dell'esercito turco ha annunciato di aver preso il potere, ma già alle 2 di notte il premier turco Binali Yildrim ha detto che «il tentativo di golpe è fallito, la situazione è largamente sotto controllo». Poco dopo la tv di Stato, occupata e oscurata dai militari, ha ripreso le trasmissioni. Il capo delle forze armate, Halusi Akar, è stato liberato dopo essere stato sequestrato. Un’unità dell’esercito composta da militari ribelli, che aveva occupato nella notte uno dei ponti che uniscono il Bosforo a Istanbul, si è arresa. Le immagini sono state riprese in diretta tv. Pressoché in contemporanea, aerei da caccia turchi F16 hanno bombardato i blindati dei golpisti dispiegati nelle vicinanze del palazzo presidenziale, in un quartiere di Ankara.

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All’alba, quando ormai era chiaro che gli insorti erano stati sconfitti, Erdoğan è atterrato all’aeroporto di Istanbul, accolto da migliaia di sostenitori, e ha parlato in diretta sulla televisione privata NTV: «Voglio ringraziarvi per quello che avete fatto stanotte a nome mio e della nazione», ha detto. «Restiamo insieme: una nazione, una bandiera, una patria, uno Stato». Ha inoltre aggiunto che i militari golpisti pagheranno «un prezzo altissimo per il loro tradimento» e rivelato che gli autori del colpo di Stato fallito hanno tentato di ucciderlo, riferendosi a un’esplosione avvenuta venerdì nella città di costiera di Marmaris. Con un sms il presidente turco ha poi invitato di nuovo il popolo a difendere la democrazia e la pace scendendo anche stasera nelle piazze e nelle strade, perché «un nuovo tentativo di golpe potrebbe avvenire in qualsiasi momento».

In conseguenza del fallito golpe, il premier turco ha annunciato che sono stati arrestati oltre 2.800 militari, tra semplici soldati e ufficiali di alto rango. «Ma non è finita, stiamo continuando ad arrestarne», ha aggiunto. Settecento militari golpisti si sono arresi e consegnati alla polizia, mentre l’Alto consiglio di giudici e procuratori ha rimosso dall’incarico 2.745 giudici in tutto il Paese e emesso un ordine di arresto per nove giudici della Corte Suprema, perché sospettati di collegamenti con Gülen. La polizia ha inoltre arrestato dieci giudici del Danistay, il Consiglio di Stato turco, altri 38 sono ricercati. Ordini di arresto sono stati emessi anche a carico di 140 giudici della Corte di cassazione. Qualcuno ha cominciato a parlare di contro-golpe.

 

Turkish soldiers secure Istanbul's Taksim square, early Saturday, July 16, 2016. Turkey's prime minister says a group within Turkey's military has engaged in what appeared to be an attempted coup. Binali Yildirim told NTV television: "it is correct that there was an attempt." (ANSA/AP Photo/Emrah Gurel) [CopyrightNotice: Copyright 2016 The Associated Press. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistribu]

 

Nessuno dei partiti di opposizione ha appoggiato il colpo di Stato e sul piano internazionale Erdogan ha ricevuto rassicurazioni da tutte le grandi cancellerie. Il presidente degli Stati Uniti Obama ha dichiarato di sostenere il governo di Erdoğan e anche Angela Merkel ha detto che «l'ordine democratico deve essere rispettato». Il portavoce del Cremlino ha fatto sapere che la Russia è «profondamente preoccupata per le notizie che provengono dalla Turchia». Tra Russia e Turchia c'è stata recentemente una schiarita nei rapporti, dopo le grandi tensioni dei mesi scorsi. Il fallito golpe ha però fatto scoppiare una crisi diplomatica fra Ankara e gli Usa, dove da anni è rifugiato Gülen: «Non riesco a immaginare un Paese che possa sostenere quest'uomo», ha detto il premier Yildirim, definendo Gülen «leader di un'organizzazione terroristica, soprattutto dopo la scorsa notte». «Un Paese che lo sostenga non è amico della Turchia. Sarebbe persino un atto ostile nei nostri confronti», ha aggiunto Yildirim. Pronta la replica degli Stati Uniti per voce del Segretario di Stato, John Kerry, che ha invitato Ankara a mostrare, se esistono, indizi in grado di attribuire a Gülen la responsabilità dell'iniziativa sovversiva. Kerry ha anche aggiunto di non aver ricevuto alcuna richiesta per estradare il religioso.

Intanto, la base aerea di Incirlik nel sud della Turchia, l'aeroporto Usa più importante del medio oriente, da dove partono gli aerei americani e della coalizione che bombardano l’Isis in Siria e in Iraq, è stata isolata e la corrente elettrica staccata. Il governo ha chiuso lo spazio aereo sopra la base e tutte le missioni di bombardamento sono state sospese.

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