Da "Business Insider"

Tre cose che si possono imparare semplicemente dormendo un po'

Tre cose che si possono imparare semplicemente dormendo un po'
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Pubblichiamo la traduzione di un interessante articolo di Erin Brodwin, su Business Insider.

Se qualcuno ti suggerisse di suonare un po’ di musica o di accendere una candela profumata mentre dormi per ricordare meglio quello che hai imparato durante il giorno, probabilmente ti metteresti a ridere. Così, anche se non crederesti possibile scambiare una notte di studio con l’ascolto di un po’ di jazz mentre schiacci un pisolino, ci sono alcune sorprendenti abilità che puoi allenare durante la notte – alcune semplicemente lasciando suonare una specifica melodia o facendo diffondere nella stanza uno specifico profumo. Gli scienziati sono ancora un po’ confusi sui dettagli della cosa, ma hanno trovato qualche chiaro esempio del fatto che questa pratica funzioni davvero. Hanno appurato, per esempio, che le persone riescono a ricordare meglio la dislocazione di un oggetto se durante la notte ascoltano la stessa melodia che hanno ascoltato quando hanno messo quel particolare oggetto in quel particolare posto. Allo stesso modo, chi studia una lingua straniera può migliorare la sua abilità linguistica mentre dorme, semplicemente ascoltando i suoni delle nuove parole straniere che ha imparato. Mentre il prossimo step potrebbe essere quello di applicare queste tecniche per affinare la memoria e imparare con più destrezza, questi sono alcuni esempi delle capacità specifiche che – dicono gli scienziati – si allenano da sé mentre uno sta dormendo.

Imparare parole straniere. In un esperimento recente, gli scienziati hanno preso alcuni individui tedeschi intenzionati a studiar l’olandese, che erano partiti con l’apprendere qualche vocabolo semplice. Hanno poi fatto ascoltare ai tedeschi alcune delle parole olandesi mentre questi dormivano, senza dir loro esplicitamente che lo stavano facendo. Messo a confronto col gruppo che non ha ascoltato alcun suono durante la notte, il gruppo che ha ascoltato le parole mentre dormiva era più abile a identificare quei termini e a tradurne il significato. L’aspetto più convincente? L’esperimento funzionava solo per quelle parole che erano state fatte ascoltare durante la notte.

Per essere sicuri che i risultati fossero legati al sonno – e non solo al fatto che queste persone ascoltavano le parole – è stato preso un altro gruppo di partecipanti, che ascoltava le parole mentre camminava. Coloro che camminavano non erano in grado di richiamare alla mente il significato delle parole neanche lontanamente rispetto al modo in cui ne erano capaci coloro che dormivano.

Perché? La risposta più probabile ha a che fare con l’attività del nostro cervello dormiente, la cui azione rallenta in particolari momenti durante la notte. Durante questi periodi di movimento lento, il nostro cervello è al lavoro per spostare i nostri ricordi immagazzinati nella memoria a breve termine - il nostro “serbatoio” temporaneo - alla nostra corteccia prefrontale, dove le parole sono registrate in quella a lungo termine.

Quando gli scienziati hanno studiato l’attività cerebrale dei volontari tedeschi con un EEG, hanno visto che coloro che avevano ascoltato le parole straniere durante la notte avevano una maggiore attività celebrale di onde lente nel corso di tutta la notte. Onde più lente, hanno ragionato gli scienziati, si traducono in un miglior richiamo mentale per quelle parole.

Affinamento delle abilità musicali. Questi risultati non sono esclusivamente limitati al suono delle parole. Con la musica funziona nella stessa maniera. I ricercatori hanno potuto fare un esperimento su un gruppo di persone che hanno imparato alcune tecniche per suonare la chitarra apprese dal videogioco Guitar Hero, prima di andare a schiacciare un pisolino.

A loro insaputa, ad un gruppo di partecipanti selezionati è stata fatta ascoltare la stessa melodia che avevano appena imparato. Al loro risveglio, i volontari hanno suonato la melodia un’altra volta. Quelli che l’hanno ascoltata mentre dormivano – anche se non avevano memoria di aver sentito niente – suonavano la melodia molto meglio di coloro che non l’avevano sentita.

Conservazione di memorie specifiche dal loro dissolvimento. Dimentichiamo un ammontare sorprendente di informazioni, e in particolar modo date e descrizioni che riteniamo insignificanti. Il nostro cervello utilizza uno speciale sistema per contrassegnare e differenziare le esperienze importanti e quelle irrilevanti. Quelle che il cervello etichetta come “importanti” vengono mandate direttamente al nostro sistema di memoria a lungo termine. Le memorie “non importanti”, invece, sono lasciate nel limbo della memoria a breve termine, dove vengono spazzate via da nuove memorie.

Ma cosa succede se il tuo sistema va in tilt e, invece, se le memorie che il tuo cervello ha etichettato come insignificanti sono quelle che vorresti conservare? Gli scienziati hanno scoperto di recente che le persone che hanno ascoltato un suono che associano ad una particolare memoria – anche una memoria insignificante – sono più capaci di conservare quell’informazione in memoria.

Per prima cosa, gli scienziati avevano un gruppo di volontari che posizionavano determinate icone in un punto preciso dello schermo di un computer. Il computer era programmato di modo che ogni volta che un oggetto veniva collocato in una particolare posizione, emetteva un suono. Posizionando l’icona di un gatto il computer emetteva un miagolio; posizionando l’icona di una campana il computer emetteva uno scampanellio. Dopo questa fase dell’esperimento, i volontari schiacciavano un pisolino. Mentre dormivano, gli scienziati facevano nuovamente risuonare il suono di quelle icone (e ancora, i volontari non erano stato informati da svegli del fatto che li avrebbero riascoltati).

Ecco il dato bizzarro: le persone che hanno ascoltato un suono – qualsiasi tra i suoni – erano più abili successivamente a richiamare alla memoria tutti gli oggetti posizionati sotto forma di icona. In altre parole, un suono bastava per innescare memorie multiple.

I risultati sono paralleli ad altri emersi da una ricerca che aveva utilizzato odori invece dei suoni: una ricerca del 2007 ha evidenziato che le persone che annusavano una rosa mentre imparavano qulacosa erano più capaci di ricordarselo dopo che lo stesso profumo gli veniva fatto annusare mentre, più tardi, schiacciavano un pisolino.

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