Da Trump alla Cina

Cos'han detto i potenti del mondo al convegno sull'economia globale

Cos'han detto i potenti del mondo al convegno sull'economia globale
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Come ogni anno si è svolto a Davos, località tra le montagne della Svizzera, il World Economic Forum, a cui partecipano alcuni tra i personaggi più influenti del pianeta: politici, grandi imprenditori e qualche celebrità. Il Guardian ha elencato i temi trattati nella conferenza e ha analizzato la discussione, traendo alcune conclusioni.

Cos'è il meeting di Davos. Il professore di economia tedesco Klaus Schwab nel 1971 ha organizzato il primo Forum Economico Europeo, una conferenza per i più grandi operatori economici del Vecchio Continente. Inizialmente la discussione era improntata sulle strategie di concorrenza al crescente mercato americano, ma dopo due anni, con la partecipazione per la prima volta di alcuni leader politici, il tema è stato ampliato fino all'economia globale e ai relativi problemi sociali. Nel 1987, come spiegato dal New York Times, l'organizzazione è stata rinominata World Economic Forum. La conferenza ha ospitato diversi incontri storici, due anni più tardi ad esempio si sono incontrati per la prima volta esponenti del governo della Nord e Sud Corea ed i leader della Germania dell'Est e dell'Ovest. Il prestigio della conferenza è cresciuto di anno in anno, attraendo sempre più politici, imprenditori di successo e celebrità hanno iniziato a partecipare all'evento. Quest'anno hanno partecipato 3mila persone provenienti da 90 diversi Paesi, molti dei partecipanti sono a capo di corporazioni ma erano presenti anche circa 25 capi di Stato e di governo.

 

 

L'ombra di Trump. Nell'anno delle elezioni americane è normale che tra i temi più caldi ci sia proprio la politica statunitense, ma mai come quest'anno l'attenzione è stata rivolta al neo eletto presidente Donald Trump. La sua vittoria, contro ogni pronostico, ha decisamente scosso i vertici della politica e dell'economia mondiale: in molti si chiedono quali saranno le sue mosse e c'è una certa preoccupazione per le annunciate politiche protezioniste e la crescita dei vari populismi. Secondo il Guardian, che ha assistito alla conferenza, i partecipanti erano quasi terrorizzati da Trump, anche se in quel momento si trovava dall'altra parte dell'Oceano a preparare la sua inaugurazione. La maggior parte delle critiche al Presidente degli Stati Uniti sono state fatte a microfoni spenti, rivelando un certo timore alla possibilità di diventare il nuovo bersaglio dei taglienti tweet di Trump. Qualcuno ha anche assicurato che molti partecipanti americani avrebbero mostrato un certo timore nel posare vicino ai leader cinesi, per paura di essere additati come anti-patriottici dallo Studio Ovale.

 

 

Il problema Brexit. Lo scorso anno a Davos quasi nessuno considerava possibile che la Gran Bretagna potesse o volesse lasciare l'Unione Europea, ma, come per l'elezione di Trump, il voto per la Brexit ha ribaltato le previsioni degli analisti. La doppia svista ha obbligato i potenti del mondo a una seria riflessione. Theresa May, premier britannica, e Philip Hammond, cancelliere, sono intervenuti alla conferenza, cercando di spiegare a una platea quasi totalmente a favore del Remain quello che il governo inglese vuole fare, ora che la separazione è stata resa ufficiale. L'accoglienza per la May è stata piuttosto fredda, nonostante sostenga una Gran Bretagna coinvolta nel mercato globale. Hammond non ha contribuito a raccogliere consensi, facendo intendere che la Gran Bretagna potrebbe tagliare le tasse e annullare gli accordi internazionali se non si dovessero raggiungere condizioni favorevoli.

 

 

Il cambiamento climatico. La sensibilizzazione sul tema ambientale è sempre stata presente a Davos ma quest'anno la preoccupazione è stata anche maggiore, sempre a causa delle elezioni americane. L'amministrazione Trump infatti sembra aver completamente cancellato dall'agenda politica la tutela dell'ambiente, nominando addirittura capo dell'agenzia federale per l'ambiente (Epa) Scott Pruitt, noto per aver più volte negato l'esistenza dei cambiamenti climatici. Gli attivisti sono preoccupati del fatto che anni di lenti progressi in questi campo possano essere del tutto vanificati. Il Primo Ministro della Norvegia, Erna Solberg, ha espresso il pensiero di molti, spiegando che gli Stati Uniti potrebbero non implementare l'accordo di Parigi, il cui obiettivo è limitare il riscaldamento globale sotto la soglia dei 2 gradi centigradi.

 

 

La nuova Cina. La novità di quest'anno è stato il discorso di Xi Jinping, il primo presidente cinese a partecipare a Davos, che è stato accompagnato da una nutrita delegazione di 200 persone, tra cui diversi leader economici, economisti, accademici e giornalisti. L'intervento è stato tra i più seguiti, secondo molti infatti il leader comunista potrebbe colmare il vuoto di potere che Trump pare intezionato a lasciare nella leadership mondiale e per questo motivo sarebbe disposto a cedere al tabù della globalizzazione. La Cina non sembra ancora essere in grado di sconfiggere gli Stati Uniti in una guerra dei mercati, ma ha comunque dominato la scena a Davos, anche con la partecipazione di Jack Ma, fondatore di Alibaba. L'imprenditore ha firmato un enorme contratto di sponsorizzazione con le Olimpiadi e rimproverato l'America di sprecare soldi nel suo esercito invece che investire in infrastrutture.

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