i dati della provincia

Crollo del turismo, Bergamo città registra un pesante meno 80 per cento

Nel periodo gennaio-agosto si è registrato un calo su tutto il territorio bergamasco. In estate si è mosso qualcosa con i turisti italiani, ma il dato in generale è nettamente negativo.

Crollo del turismo, Bergamo città registra un pesante meno 80 per cento
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Il lockdown è stato un disastro sotto tutti i punti di vista, e a pagarne di più le spese sono state tutte quelle categorie legate in modo diretto o indiretto al turismo. Ricordate? Frontiere chiuse, aeroporto chiuso hanno significato lo stop degli arrivi di turisti stranieri in Italia. La sola Bergamo città ha visto crollare di quasi l'80 per cento il dato di arrivi e presenze straniere. La Provincia di Bergamo, tramite gli Uffici del Turismo e dell'Osservatorio turistico, in collaborazione con Visit Bergamo e l’Agenzia di ricerca e analisi dati  Intwig ha elaborato i dati sull’andamento dei flussi turistici sul territorio bergamasco nell’estate 2020. E il quadro che ne esce è a dir poco sconfortante, ma è quanto si poteva immaginare.

L’emergenza sanitaria ha avuto il sopravvento, soprattutto nel periodo primaverile, con un piccolo accenno di ripresa per i mesi estivi tra giugno e agosto, quando ci si è sentiti più liberi di muoversi e bisognosi di trascorrere un periodo di svago dopo la «reclusione» di mesi in casa. Anche alcuni voli domestici sono ripresi e qualcosa si è mosso. Nel complesso il dato giugno-agosto fa registrare, rispetto all’anno precedente, un -60,3 per cento per quanto riguarda gli arrivi e un -53,5 per cento per quanto riguarda le presenze.


Osservando il dato degli arrivi sull’intero arco temporale gennaio-agosto 2020, nonostante si registrino valori assoluti ben al di sotto rispetto al 2019, si evidenzia che a partire dal mese di maggio c’è stata una significativa ripresa dei flussi turistici. Si consideri che a maggio gli arrivi erano a -93,4%;  ad agosto il dato si era assestato su -43,7%; le presenze di maggio -87,8%, mentre ad agosto -35,5%.


Il Covid ha inciso profondamente sul movimento delle persone. Più presenze italiane rispetto a quelle straniere. Anche perché mentre in Italia, la situazione andava leggermente migliorando, nei Paesi stranieri l’epidemia si stava diffondendo con effetto domino ritardato. Così Francia, Spagna, Regno Unito e i Paesi oltreoceano registravano un incremento e i relativi governi avevano imposto restrizioni che impedivano il movimento libero delle persone, e là dove queste lo permettevano, erano le persone ad avere paura e a non muoversi fuori dai propri confini. Così il peso del turismo italiano rispetto a quello straniero risulta nettamente maggiore rispetto al rapporto registrato nel 2019. Gli arrivi dei turisti italiani passano dal 53,2% nel 2019 al 77% del 2020 e le presenze dal 57,1% al 79,4%.

Anche osservando il trend di crescita sia degli arrivi che delle presenze, da maggio a agosto, il turismo domestico ha una crescita maggiore rispetto a quello internazionale. Complessivamente nel periodo estivo gli arrivi degli italiani calano del 42,6%  e quelli degli stranieri dell’80,5% rispetto all’anno scorso; per quanto riguarda le presenze il calo è -35,4% per gli italiani e -77,6% per gli stranieri. La durata media del soggiorno è però aumentata sia per gli italiani che per gli stranieri: la tendenza è quella di soggiornare più a lungo nella stessa struttura rispetto allo scorso anno: per gli italiani la media passa da 2,4 giorni di pernottamento a 2,7, mentre per gli stranieri si passa da 2,1 a 2,4 giorni.


Nonostante l’emergenza da Covid anche nell’estate 2020 è il settore alberghiero quello preferito dai turisti (arrivi 60,8%), nonostante il settore extra alberghiero (arrivi 39,2%) risulti in aumento. Rispetto all’anno precedente tuttavia  la perdita è maggiore nel settore alberghiero (arrivi -62,3% presenze -59,2%),  rispetto a quello extralberghiero (arrivi -56,9%, presenze – 45,8%). Scomponendo il dato del -60,3% di arrivi e -53,5% di presenze si evidenziano notevoli differenziazioni sui territori: le Valli Seriana e Brembana e l’area del Sebino hanno raggiunto i risultati migliori registrando ribassi più contenuti con una sostanziale tenuta. Per quanto riguarda gli arrivi la Valle Brembana registra  -30,9%, la Valle Seriana -33,7%, discrete anche le performance del Sebino (-38,1% il Basso Sebino e  -43,5% l’Alto Sebino).


Per quanto riguarda le presenze, buoni  risultati per la Valle Seriana (-5,5%),  il Basso Sebino  (-35,2%),  l’Alto Sebino (-37%) e la Valle Brembana (-38,5%). Osservando le presenze del turismo nazionale, nell’Alto Sebino si osserva addirittura una crescita dell’11,5%. Drastica invece  la riduzione del turismo in Bergamo città (arrivi -79,5% e presenze -75,4%) e nella Grande Bergamo  (arrivi -67,0%, presenze -64,5%). In tutti i territori la diminuzione dei flussi turistici colpisce più il turismo internazionale e il settore alberghiero rispetto a quello extralberghiero.

Claudio Bolandrini, consigliere provinciale con delega al Turismo, così commenta i dati: «Registriamo i segnali di ripresa dell'estate, legati soprattutto ai buoni risultati delle nostre valli, tuttavia alla luce dell'attuale quadro pandemico non possiamo ignorare che la situazione rimanga critica e, per certi aspetti, preoccupante. La consapevolezza dello stato di sofferenza che il turismo bergamasco sta attraversando deve pertanto spronare fin da ora le istituzioni e gli operatori a trovare le risorse e le sinergie necessarie per un rilancio del settore, anche attraverso lo studio e la riorganizzazione di nuovi modelli turistici sostenibili, primo passo per una vera ripartenza».

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