C'entra anche lo smog

D'accordo, è tornata la nebbia ma non è più quella delle poesie

D'accordo, è tornata la nebbia ma non è più quella delle poesie
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Era da anni che non la vedevamo, così intensa, così puntuale e così impenetrabile. Sembrava fenomeno dei tempi passati, relegato a memorie di campagne ovattate, di lampioni che vibravano come lumicini, a strade che esistevano solo grazie alla linea bianca dipinta nel mezzo. Invece quest’inverno è tornata, a coprire la pianura Padana, risalendo fino a Città Alta.

La nebbia ha qualcosa di misterioso, ma non è affatto misteriosa dal punto di vista metereologico. Come spiegano i manuali si tratta di un fenomeno di  «idrometeora che si forma per condensazione, in prossimità del suolo, del vapor acqueo in minuscole goccioline d'acqua, dell'ordine di 5-10 micron di diametro, che modificano le proprietà ottiche dell'aria, riducendo la visibilità... La nebbia inizia a formarsi quando l'umidità relativa di una massa d'aria raggiunge il 100%, ovvero quando si ha la saturazione del vapore acqueo in essa contenuto».

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Ma la nebbia di oggi è anche figlia della cattiva qualità dell’aria. Infatti, il vapore acqueo si condensa con maggiore velocità nell’aria inquinata grazie alla presenza della polvere; le particelle inquinanti aumentano, inoltre, la durata e la frequenza delle nebbie perché costituiscono il supporto ideale per la condensazione del vapore nelle goccioline di nebbia. E questo è un fatto che  spiega anche l’origine della parola smog, che viene dall’incrocio di “smoke”, fumo, e “frog”, nebbia. Quindi quella che ci assedia in questi giorni non è propriamente la romantica nebbia di cui cantava Pascoli (“Nascondi le cose lontane,/ tu nebbia impalpabile e scialba”, nei Canti di Castelvecchio), o quella che connotava la Milano del boom economico e che sia Pasolini che Testori avevano messo nel titolo di due le loro opere (“La Nebbiosa”, Pasolini; “Nebbia al Giambellino”, Testori). Oggi invece la nebbia è qualcosa di più insidioso, non solo per chi guida, ma anche per chi respira, cioè per tutti…

La nebbia ha anche le sue ore predilette: che sono il mattino e la sera. Si dissolve o si dirada nelle ore centrali del giorno quando il riscaldamento del suolo si trasmette all’aria, con conseguente evaporazione delle goccioline di nebbia. Si ripresenta dopo il tramonto quando con la dispersione del calore immagazzinato dal suolo durante la giornata. Ovviamente basterebbe un bel soffio di vento a muovere l’aria e dissolvere la cappa: ai tempi di Portobello, la trasmissione di Enzo Tortora, c’era chi aveva proposto di abbattere il Turchino che divide Liguria dalla pianura Padana, per aprire finalmente una breccia al vento. Proposta evidentemente inapplicabile. Per cui c’è da sperare solo che le condizioni atmosferiche cambino, Come dicono i metereologi con il loro linguaggio ormai entrato nel lessico comune, ci vuole «il ritorno del flusso ciclonico nord-atlantico, bloccato da mesi, in grado con le piogge e con i venti di ripulire l'aria in un'area del paese sfortunata dal punto di vista geo-morfologico».

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