La soluzione danese alle code «Servire prima chi arriva ultimo»

Si va al supermercato e c’è coda alle casse; si va in banca e si aspetta per accedere agli sportelli; si va alle Poste e la situazione è la stessa. In quasi tutte le mansioni richieste dalla vita quotidiana, c’è da aspettare. Ciò non costituirebbe un problema se avessimo giornate sgombre da impegni urgenti, se non ci fossero figli famelici che aspettano (pure loro) a casa e se non ci fossero turni di lavoro a cui non ci si può presentare in ritardo. Aspettare è un’arte (nobile) che confligge aspramente con le innumerevoli attività che dobbiamo o vogliamo svolgere nell’arco di una giornata. Eppure, nessuno di noi è in grado di esimersi da questo esercizio di pazienza biblica. Con il trascorrere degli anni si affinano diverse posture e atteggiamenti, quelli che giudichiamo più comodi o più adatti per fare passare i minuti. C’è il tipo ascetico, che se ne rimane diritto impalato, senza muovere un solo muscolo, non parla con nessuno e nemmeno sembra che respiri. C’è il nevrotico che guarda ossessivamente il cellulare, controlla le email anche se non ne ha davvero bisogno e, in generale, dà l’impressione di essere terribilmente occupato e di non sprecare nemmeno la centesima parte del suo tempo. I più socievoli attaccano bottone con il vicino, oppure si portano dietro un parente o un amico disposto al sacrificio. E poi ci sono quelli che non riescono a stare fermi, saltellano da un piede all’altro, talvolta danno in sbuffi e brontolii sommessi che possono, a seconda delle circostanze, crescere d’intensità. Le code, insomma, sono una piaga sociale e nessuno, ma proprio nessuno, riesce ad evitare di accollarsene almeno una nel giro di una settimana.
Lo studio. L’anno scorso, però, alcuni ricercatori dell’Università della Danimarca del Sud, per la precisione Jesper Breinbjerg, Alexander Sebald e Lars Peter Osterdal, hanno condotto uno studio per cercare un rimedio agli imbottigliamenti da coda disperata. I risultati che hanno ottenuto potrebbero sorprendere. Il titolo dell’indagine scientifica svolta dai tre è eloquente: Strategic Behavior and Social Outcomes in a Bottleneck Queue: Experimental Evidence. Gli studiosi danesi hanno quindi voluto trovare un modo per contenere dispendi di tempo e di pazienza alquanto esosi. I volontari che si sono sottoposti all’esperimento sono stati divisi in tre gruppi: nel primo caso, coloro che si fossero sistemati in cima alla fila sarebbero stati serviti per primi, come accade normalmente; nel secondo, le persone in attesa sarebbero state servite in ordine assolutamente casuale; nel terzo, gli ultimi sarebbero stati serviti per prima.
Le dimostrazioni. Si è dimostrato così che se chi arriva prima viene servito per primo, la coda tende a durare di più, in quanto si forma prima. Ovviamente, la gente cerca di essere in anticipo, per sbrigarsela il più velocemente possibile. In questo modo, tuttavia, si crea una sorta di circolo vizioso psicologico collettivo, per cui si tende a presentarsi sul posto a orari tali per cui si aspetta che il servizio richiesto entri in funzione. All’attesa “inutile” si aggiunge poi quella che dipende dalla propria posizione nella fila. Se invece la coda è servita in modo del tutto casuale, allora la gente tende a presentarsi più tardi, perché infatti sarebbe inutile arrivare per primi per poi dovere aspettare di nuovo. Perciò la coda è meno lunga. Seguendo questo principio, se chi arriva per ultimo è servito per primo, i tempi di attesa risultano essere ancora più brevi, perché ovviamente tutti cercano di arrivare il più tardi possibile. È pur vero, tuttavia, che le persone considerano meno giusto servire gli ultimi per primi, dunque prima di applicare il metodo che, secondo i ricercatori danesi, è il migliore per evitare le code, si dovrebbe risolvere una questione morale. Le conclusioni paradossali ottenute dall’esperimento dei ricercatori danesi indicano però che se tutti rinunciassimo ad essere sempre e perennemente in anticipo sull’apertura di sportelli e uffici, aspetteremmo molto di meno, le file sarebbero meno lunghe e si creerebbero meno ingorghi nei corridoi delle amministrazioni pubbliche. Pare proprio che dovremmo essere molto più calmi e fare un uso più saggio del nostro tempo.
L'aiuto di Google. Un suggerimento finale: se proprio non ce la fate a prendervela con comodo, potete sempre ricorrere all’aiuto della tecnologia. Google ha messo a disposizione una nuova funzionalità tra i suoi risultati di ricerca, che permette di controllare quali sono gli orari di punta di uffici e negozi. Basta digitare il nome di un luogo e selezionare “Orari con il maggior numero di visite” (ancora non è disponibile per tutte le località). Saprete così evitare con facilità i momenti della giornata più affollati.