Un giornalista controcorrente

Che cosa dice Giulietto Chiesa (e perché lo hanno arrestato)

Che cosa dice Giulietto Chiesa (e perché lo hanno arrestato)
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Il giornalista italiano Giulietto Chiesa è stato arrestato lunedì a Tallin. Si trovava in Estonia per una conferenza. La polizia si è presentata nell’hotel dove Chiesa alloggiava e lo ha prelevato. Non sono ancora chiari i motivi dell’arresto, ma per lui è pronto un ordine di espulsione del Paese. La Farnesina ha subito chiesto il suo rilascio e ha richiamato in Italia l’ambasciatore.

I fatti di come sono andate le cose li descrive lo stesso Giulietto Chiesa in una telefonata con la redazione del suo sito Pandora.tv di cui è direttore. Dopo essere arrivato a Tallin è andato in una tv per alcune interviste, poi in hotel. La conferenza, dal titolo “Ma la Russia è davvero il nemico dell’Europa?”, era prevista alle 19. Alle 17.30 l’irruzione della polizia e il trasferimento al commissariato: «Mi è stato comunicato che ero in stato di fermo perché sulla mia persona esisteva un decreto di espulsione firmato il giorno 13 dicembre 2014 e valido per un mese. Ho chiesto di vedere il testo, ma mi è stato detto che avrei potuto vederlo solo a posteriori (...). Alle mie ripetute richieste di vedere il testo mi è stato detto che non potevano farmelo vedere». Giulietto Chiesa è stato messo in cella e ci è rimasto per alcune ore, fino all’arrivo dell’ambasciatore che lo ha incontrato e ha dato avvio alle procedure diplomatiche per il rilascio. «Il mio giudizio» continua nella sua telefonata «è che siamo di fronte a una plateale violazione di tutte le norme di diritto nazionale, internazionale, europeo e mondiale. Si è realizzato un arresto preventivo per impedire a una persona di esprimere il suo punto di vista, una persona che è un cittadino italiano e europeo e che non può parlare sul territorio di uno dei paesi europei di quello che pensa». Sulla sua pagina facebbok, dopo il suo rilascio, avvenuto alle 22 ora locale, Giulietto Chiesa scrive: «L'episodio è sicuramente grave. Ma è anche una lezione da imparare. Ci aiuta a capire che razza di Europa è quella che ci troviamo davanti ora. E che battaglia dovremo fare per cambiarla, per rovesciarla come un calzino. Se non vogliamo che questa gente rovesci noi».

Se a Giulietto Chiesa è stato impedito di dire quello che pensa e se su di lui è stato emesso un decreto di espulsione è bene conoscere quali sono le sue posizioni. Chiesa conosce bene la Russia - il “mondo di mondi” come l’ha definita lo storico russo Mikhail Ghefter - essendo stato per 20 anni corrispondente da Mosca per l’Unità e per La Stampa dal 1980 al 2000, e non ha mai fatto mistero di essere un estimatore di Vladimir Putin. Nei suoi primi anni da corrispondente, le Repubbliche Baltiche, di cui l’Estonia fa parte, erano ancora sotto il controllo russo. Oggi, dopo il crollo dell’Urss nel 1991, sono Stati indipendenti dove però vivono milioni di persone di etnia e lingua russa che non hanno cittadinanza. Nei baltici il russo non è riconosciuto come lingua, e le comunità russe non hanno diritto di voto. Sul loro passaporto c’è scritto “alien”.

Pino Cabras, tra i più stretti collaboratori di Giulietto Chiesa, scrive in un editoriale su megachip.info che in Estonia «assieme alla Polonia e all'Ucraina, con la benedizione della NATO, si sta formando un cuore nero dell'Occidente: lì, in piena Europa, si sta "normalizzando" un modo di concepire l'Occidente alla maniera dell'America Latina degli anni Settanta. È un sistema in cui le strategie militari e finanziarie le decide Washington, gli apparati repressivi sono in mano a manovalanza di ispirazione nazista, i simboli storici sono manipolati con ogni mezzo, si rimuove con la forza ogni memoria antifascista e si recuperano segni, monumenti, cimeli legati al peggiore nazionalismo. Per le idee diverse c'è la repressione». Anche Putin, in un’intervista rilasciata a un quotidiano serbo durante una sua recente visita a Belgrado ha affermato che «fenomeni di neonazismo sono diventati abituali in Lettonia e negli altri Paesi baltici».

L’8 dicembre, rispondendo a un lettore che, essendo stato più volte in Russia, faticava a credere alla situazione di repressione che i media occidentali raccontano. Giulietto Chiesa ha risposto così: «Putin è accusato di tutte le nefandezze. Prima, quando era molto amico dell'Occidente, nessuna accusa. Adesso, da quando difende gl'interessi nazionali della Russia, è diventato un dittatore da eliminare. Che sia stato lui a fare uccidere la Politkovskaja è una accusa senza il minimo fondamento. Che in Russia si uccidano i giornalisti perché fanno il loro mestiere è vero. Da noi si sono uccisi magistrati per decenni. Negli Stati Uniti la polizia spara sui neri, anzi sui bambini neri. Ma il livello degli scandali occidentali è manovrato politicamente. Per cui il pubblico "vede" le nequizie russe (tutte addebitate al "dittatore") ma non vede quelle occidentali, che vengono dimenticate. Diritti umani? In Russia la pena di morte non c'è più, negli USA c'è ancora. In America c'è meno libertà religiosa che in Russia. I gay esistono e vivono normalmente, né meglio né peggio che in Italia. Sono visibili e non si nascondono affatto. Non è considerato giusto consentire matrimoni gay e tanto meno adozioni. Ma queste sono opinioni largamente maggioritarie in Russia e anche in Europa e, dunque, compito di un dirigente politico è tenere conto dei sentimenti popolari prevalenti. Si può dissentire dall'opinione popolare e introdurre norme che si ritengono più progressiste, ma questo lo devono decidere i russi e non noi. Altrimenti ci arroghiamo diritti che mai consentiremmo ad altri. Insomma la nostra presunzione è senza limiti e il nostro senso della storia e il rispetto per la storia altrui sono molto bassi. Fai bene a non credere a queste forzature e descrizioni unilaterali, sommarie e ignoranti».

Giulietto Chiesa gestisce il sito internet pandora.tv, dove pubblica video-editoriali in cui esalta le doti politiche del presidente russo e cerca di spiegare i motivi per cui il mondo occidentale propone una visione dei fatti che a suo avviso è diversa dalla realtà. Spesso solleva dubbi nel lettore, lo invita a un maggiore senso critico. Secondo Chiesa il mondo è soggiogato da Washington e dai neocon, i neoconservatori della destra repubblicana americana, legati alle lobby pro Israele e pro Arabia Saudita, che hanno conquistato la Casa Bianca con l’elezione di George W. Bush alla presidenza Usa.

È opinione comune che la cosiddetta “dottrina Bush”, enunciata dopo l’11 settembre e che ha segnato l'avvio di una nuova fase nella politica americana, con grande rilevanza data alla guerra preventiva, alla superiorità militare, all'azione unilaterale, e all'impegno nell'estendere democrazia, libertà e sicurezza in tutte le regioni del mondo, getti le sue basi nelle idee dei neocon.

Fortemente critico nei confronti delle inchieste tecniche e giudiziarie e delle interpretazioni correnti dei mass media, a suo dire viziate da un’impostazione globalizzata e troppo filooccidentale, Giulietto Chiesa offre una prospettiva diversa. Secondo lui la crisi ucraina non è nata da un golpe contro il presidente Victor Yanukovich, bensì contro la Russia ed è un tentativo di innescare la terza guerra mondiale. «I neocon, tramite la esecutrice Victoria Nuland (assistente del Segretario di Stato Usa, n.d.r.), volevano una crisi di valenza internazionale, se non addirittura mondiale» scrisse in un editoriale quest’estate. Un anno prima, profeticamente, disse: «Kosovo, Afghanistan, Iraq, “primavere arabe”, Libia, colpo di stato in Egitto, erano e sono mosse della stessa partita. Quella siriana è l’ultima in ordine di tempo, ma non è l’ultima affatto».

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