Nuovo processo

Diede dell'«orango» all'allora ministra Kyenge, sette mesi di reclusione per Roberto Calderoli

Il ministro tornerà alla festa della Lega di Treviglio, dove dieci anni fa pronunciò quella frase che gli è costata una nuova condanna

Diede dell'«orango» all'allora ministra Kyenge, sette mesi di reclusione per Roberto Calderoli
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A dieci anni di distanza dalla frase pronunciata nei confronti dell'allora ministra all'Integrazione Cecile Kyenge, Roberto Calderoli (ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie) torna alla festa della Lega di Treviglio, in programma per sabato 3 giugno. Il 13 luglio 2013, su quello stesso palco, disse: «Io sono un amante degli animali, però quando vedo uscire delle... non dico che è, delle sembianze d’oranghi resto ancora sconvolto», con chiaro riferimento alla ministra.

Quelle parole gli costarono un primo processo, con due sentenze poi annullate, e ora una nuova condanna in primo grado in un secondo processo riaperto a Bergamo: per Calderoli - come riporta Corriere Bergamo - sette mesi di reclusione, con pena sospesa e la non menzione sul casellario giudiziale. Ritenuta equivalente dal collegio anche l'aggravante dell'offesa razziale al riconoscimento delle attenuanti generiche.

Sentenze annullate e lo spettro della prescrizione

Né Calderoli né Kyenge (che, come nel primo, non si è costituita parte civile) si sono presentati al nuovo processo. Gli avvocati del ministro leghista avevano chiesto l'assoluzione in prima istanza, sostenendo che il fatto non sussiste. D'altra parte, il pm Guido Schininà si era rifatto alla richiesta di due anni di reclusione formulata dall'ex sostituto procuratore Gianluigi Dettori, colui che inizialmente aveva mosso le accuse.

Le prime due sentenze (condanna di un anno e mezzo, poi ridotta a nove mesi in Appello) sono state annullate un anno fa dalla Cassazione, dopo che il Tribunale di Bergamo non riconobbe durante un'udienza del 2019 il legittimo impedimento del politico a comparire in aula a causa di un intervento chirurgico imminente. Ora il nuovo processo, con la condanna a sette mesi di reclusione con pena sospesa e non menzione sul casellario giudiziale.

Intanto, sull'intera vicenda pende una spada di Damocle: la prescrizione. Sette anni e sei mesi è il tempo limite oltre il quale il reato è considerato estinto. Termini che, secondo la Difesa, sono già stati superati, ma che secondo la Cassazione dovrebbero scadere il prossimo 20 dicembre.

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