L'animale è arrivato dalla Valtellina

Difendiamo l'orso, e il mandriano?

Difendiamo l'orso, e il mandriano?
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Al momento, avevano pensato tutti a M18, l’orso che è considerato di casa sulle nostre montagne estreme, sulle Orobie che stanno a cavallo con la Valtellina. Ma sembra proprio che M18, un bell’orso bruno di notevole stazza, più volte fotografato nelle sue passeggiate fra rocce e boschi bergamaschi, sia del tutto innocente. Ma il fatto resta, ed è di quelli che sono del tutto naturali, ma che lo stesso fanno notizia al giorno d’oggi. E non è una bella notizia: un mese fa, un predatore ha azzannato e sbranato tre capre, catturate nei pascoli alti della Val Brembana.

La notizia l’ha data Carlo Duca, casaro di alto livello, produttore di formaggi prelibati, e allevatore: un predatore misterioso ha sbranato tre delle sue capre che vivevano libere in alpeggio, nell’ultimo scorcio di bella stagione. Una quarta capra risulta dispersa. In quei giorni, sul versante bergamasco del passo di San Marco, Carlo Duca teneva al pascolo le sue mucche e una trentina di capre. Dopo la denuncia, sul posto si sono portati il veterinario e la Polizia provinciale. Per ora nulla di certo, anche se gli agenti non smentiscono il sospetto che a sbranare le capre sia stato un orso. Quello che è sicuro è che l’orso in questione non è sicuramente il noto M18, che ha trascorso sì gli ultimi inverni in letargo sopra Valleve, ma che in quei giorni si trovava in Trentino (è monitorato mediante radiocollare). Sembra che il colpevole sia invece un altro orso che di norma vive sul versante valtellinese delle Orobie e scorrazza anche sui pendii opposti, delle Alpi Retiche, ma che difficilmente si affaccia in Bergamasca. Carlo Duca ha protestato, ha chiesto se ci si renda conto del pericolo che costituiscono orsi e lupi. «Si parla della bellezza degli animali - ha detto -. Ma chi difende i miei?».

Carlo ha ragione, ma intorno alla questione va fatto un ragionamento complessivo che riguarda il “ritorno alla natura” di questi luoghi. Ritorno alla natura per quanto riguarda i boschi e la fauna selvatica. Negli ultimi cinquant’anni, il regno degli alberi nelle valli bergamasche si è moltiplicato per quattro, per cinque. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale e negli Anni Cinquanta del Novecento, i boschi erano quasi spariti dalla faccia delle nostre montagne per esigenze belliche e per il riscaldamento delle nostre città. Oggi la richiesta di legna è decisamente diminuita e gli alberi possono prosperare. Anche troppo. Perché se da una parte il bosco e la boscaglia prosperano, dall’altro i pascoli, faticosamente strappati al bosco nei secoli, arretrano. La ragione è semplice: gli allevatori, i mandriani sono una specie in via di estinzione. Come gli orsi e i lupi. Con l’avanzare del bosco e le limitazioni alla caccia, sono tornati tanti uccelli e la fauna selvatica (marmotte, caprioli, cervi, camosci, tassi, donnole e via dicendo) ha ripreso vivacità, si è moltiplicata. È tornato anche qualche raro esemplare di orso e pure qualche lupo. Ma orsi e lupi sono predatori, con questa realtà bisogna fare i conti. Ma se si vuole che la montagna ritrovi un equilibrio naturale, si può prescindere da questi animali? E, del resto, anche gli allevatori vanno protetti e incentivati perché anche loro, come dicevamo, sono una razza in via di estinzione: una razza più preziosa sia dei lupi che degli orsi. E anche delle linci.

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