Sentenza

Disordini al presidio antifascista di Lovere, condannato un 74enne bresciano

L’accusa era di aver colpito con un pugno un agente torinese: l’ultimo capitolo di una vicenda intricata

Disordini al presidio antifascista di Lovere, condannato un 74enne bresciano
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La Corte ha condannato a sei mesi con la condizionale M.T., 74enne di Cividate Camuno (Brescia) accusato di aver sferrato un pugno a un agente scelto della questura di Torino nel corso dei disordini al presidio antifascista di Lovere del maggio 2021.

I dettagli sono riportati oggi (martedì 14 febbraio) dal Corriere Bergamo: si tratta dell’ennesimo capitolo dell’intricata vicenda che ha portato a due processi. Il primo con imputate dieci persone che parteciparono al corteo fuori dal cimitero di Lovere, tra cui anche il segretario provinciale di Rifondazione Comunista Francesco “Coco” Macario, accusati di aver pressato il cordone di Polizia che li separava dal corteo di nostalgici, che ricordava la morte di due camice nere uccise dai partigiani (nonostante ci fossero state garanzie, da parte delle istituzioni, che tale commemorazione dove c’è il monumento dei tredici martiri della Resistenza non ci sarebbe stato). Sono stati tutti infine assolti con formula piena.

L’altro procedimento giudiziario vedeva imputato un agente 36enne di Torino per una manganellata in testa a un manifestante, in cui parte civile era lo stesso Macario. Anche il poliziotto è stato assolto per lo stesso motivo: «il fatto non sussiste».

M.T. è un ex meccanico e sindacalista, ora in pensione e cardiopatico, che dopo quei fatti finì in ospedale due giorni, con dieci di prognosi e cinque punti in testa perché, dopo il presunto pugno, si prese una manganellata. Secondo la Difesa, però, in realtà avrebbe solo portato avanti la mano dopo essere stato spinto per due volte, mentre era al telefono, dagli agenti. Inoltre, il poliziotto portava il casco e per il legale non ci sarebbe il dolo. Il pm aveva invece chiesto nove mesi.

L’avvocato riteneva che il suo assistito avesse avuto una reazione spontanea a un gesto arbitrario e ha chiesto che, quantomeno, si riconoscesse la tenuità del fatto. In aula sono stati mostrati anche i filmati girati quel giorno, poi il giudice ha emesso la sentenza. «Me lo aspettavo», ha commentato il 74enne.

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