Duemila persone ai funerali

Il dolore silenzioso degli ultrà per i due amici caduti in montagna

Il dolore silenzioso degli ultrà per i due amici caduti in montagna
Pubblicato:
Aggiornato:

“Insieme da sempre, insieme per sempre. Ciao Ragazzi”. Con questo striscione, gli amici della Curva Pisani di Fabio “Biofa” Noris  e Roberto “Spaka” Rota hanno voluto salutare i due giovani bergamaschi che hanno perso la vita domenica scorsa scendendo dal monte Disgrazia, in Valtellina. Di fronte a tragedie simili, ogni commento e tutte le parole sembrano inutili ma la partecipazione, l’amicizia, il rispettoso silenzio e l’abbraccio continuo degli ultras di Bergamo ai loro amici è stato qualcosa di commovente. Per qualcuno stupefacente ma, a ben guardare, chi conosce la realtà aggregativa che sta dietro alla Curva Nord di Bergamo non aveva nessun dubbio: ai funerali di mercoledì mattina a Redona c’erano oltre duemila persone.

Fabio e Roberto erano appassionati di montagna e grandi tifosi dell’Atalanta. Facevano parte del gruppo ultras della Curva Pisani e avevano tanti amici. Tantissimi amici. Se ne sono andati cadendo da una montagna maledetta, sono volati via assieme, così come assieme erano arrivati in cima alla vetta valtellinese. Ne avevano fatte tante di camminate a due palmi dal cielo, c’è una bella fotografia che li ritrae in vetta con una bandiera dell’Atalanta ed è forse una delle immagini più toccanti circolate nei giorni del dolore.

 

il-dolore-di-redona-per-fabio-e-robertoil-vostro-sorriso-ci-manchera_adb562da-422b-11e6-86b9-b2fc8cde1a85_998_397_big_story_detail

 

Dopo il recupero nel canalone che ha inghiottito le loro vite per sempre, i corpi di Fabio e Roberto sono stati composti nella camera ardente di Redona e per due giorni interi c’è stato un viavai continuo di ragazzi che non hanno smesso per un momento di far sentire la loro vicinanza ai familiari. Fateci caso, sui giornali di questi giorni non c’è nessun ritratto, nessuna descrizione, nessun commento che facesse capire chi erano Fabio e Roberto. Perché? Semplice: erano due ragazzi che si sono sempre spesi per gli amici, tifosissimi dell’Atalanta e attivi nel gruppo della Curva Pisani. Tra gli amici che in questi giorni li piangono, non c’è nessuno che abbia un ricordo negativo di loro. Ma tutti hanno preferito il silenzio e i gesti alle parole sui giornali.

Parlavano poco, Fabio e Roberto. Ma c’erano sempre e partecipavano attivamente alla vita di Curva. “Spaka” era uno dei punti di riferimento storici, “Biofa” magari un po’ meno, ma la partecipazione ai funerali certifica come questi due figli della città, uno di Redona e l’altro di Valtesse, entrambi molto conosciuti nel piccolo quartiere, fossero nel cuore di tutti. Chi è passato a salutarli ha lasciato un pensiero, un bacio o una firma sul registro piuttosto che una semplice preghiera. Sono arrivati in tanti, tra di loro anche il presidente dell’Atalanta Antonio Percassi che in forma privata ha voluto far sentire la propria vicinanza in un momento così tragico. L’Atalanta era presente ai funerali con Roberto Spagnolo, direttore operativo, e con Riccardo Monti, delegato per il pubblico, che conosceva anche personalmente i due ragazzi.

 

in-duemila-per-laddio-a-fabio-e-robertoi-tifosi-insieme-da-sempre-per-sem_3025ed1e-4369-11e6-a803-7bb0b2d047ae_700_455_big_story_linked_ima

 

Nel giorno dei funerali, a Redona il dolore si percepiva ovunque. Drappi nerazzurri, fumogeni e torce da stadio hanno accompagnato le due bare di legno chiaro piene di adesivi e sciarpe, mentre dalla chiesina di via Leone XIII gli amici le portavano a spalla per l’ultimo viaggio. Quegli striscioni, quei fumogeni e quelle torce sono il segno di saluto degli ultras. Perché ogni ultras vive nel ricordo di chi resta e le torce e i fumogeni che hanno fatto parte della sua vita lo accompagneranno per sempre.

L’omelia di don Patrizio, parroco del Villaggio degli Sposi che conosceva i due ragazzi, è stata sentita e molto commossa. Per oltre mezz’ora, il sacerdote ha parlato del silenzio e dei gesti semplici di un grande gruppo di amici che ha cercato per due giorni un appiglio per rialzarsi, una spalla su cui piangere e poi ripartire. Anche di fronte a una batosta così forte, ad una tragedia così grande. Si è parlato di rispetto per la vita e di rispetto per la morte, quel rispetto e quella vicinanza che all’esterno della chiesa (dove si sono fermate tantissime persone) si poteva notare sia nella presenza di alcuni ragazzi di Terni arrivati per il funerale, che nelle parecchie corone di fiori inviate da gruppi ultras di tutta Italia.

 

in-duemila-per-laddio-a-fabio-e-robertoi-tifosi-insieme-da-sempre-per-sem_b16ce00e-4368-11e6-a803-7bb0b2d047ae_998_397_big_story_detail

 

A Redona c’erano tanti ragazzi, spesso dipinti come teppisti della peggior specie, che invece si sono meritate parole come queste: «È vero che nella vita non si è mai finito di imparare. Oggi per un evento triste, il funerale di un ragazzo che conosco da quando era bambino, i tanto criticati e mal giudicati ragazzi della Curva Nord hanno insegnato, a tutti coloro che vogliono capire ed hanno la sensibilità di farlo, cosa vuol dire amicizia, famiglia e senso di appartenenza. Non c'erano giacche blu con pochette e abiti alla moda, ma ho sentito parole vere con sentimenti puri, ho potuto toccare la solidarietà e un grande senso di appartenenza. Sono 52 anni che sono nel mondo dello sport ma cose belle intense, anche se legate a tristezza, come quelle che oggi ho vissuto a fianco dei ragazzi della Curva Nord non li avevo mai provati. Il loro dolore, silenzioso e concreto mi ha fatto ritornare a 50 fa alla morte di Fulvio Norelli, il primo grande dolore della mia vita in seguito al quale fondammo la Scuderia. Non sarete belli, eleganti, ma siete un bell'esempio. Grazie ai ragazzi della Curva Nord, siete meravigliosi e umani e concreti. Massimo Sironi».

Fabio e Roberto lavoravano come giardinieri. Tutti e due avevano lavorato con Claudio “Bocia” Galimberti, sono cresciuti con lui a pane, giardinaggio e Atalanta. Il leader della tifoseria nerazzurra ha preso la parola anche in chiesa e ha detto grazie. Lo ha fatto rivolgendosi ai familiari di Fabio e Roberto per le belle persone che erano e per tutto quello che avevano fatto per il gruppo ultras Atalanta di Bergamo. In tante occasioni sono stati preziosi, parlavano poco ma c’erano sempre. E lo stesso “Bocia”, dall’altare, ha voluto rivolgere un pensiero alla piccola Carolina che non ha nemmeno 3 anni e ha perso papà Roberto: «Adesso lei sarà la figlia di tutti noi» ha detto il “Bocia”, perché un giorno saranno in tanti a raccontarle quanto speciali fossero papà Roberto e lo zio Fabio.

Seguici sui nostri canali