Seguire il giusto ritmo

Per dormire bene, siate più zen (e ascoltate un po’ di musica yoga)

Per dormire bene, siate più zen (e ascoltate un po’ di musica yoga)
Pubblicato:

Ci vuole spirito zen, tranquillità e pace, nel momento che precede il sonno. Questa dimensione, associata non solo alla meditazione ma anche alla semplice musica yoga ad esempio, sembrerebbe migliorare il benessere del cuore, rallentandone i battiti, favorendo l’addormentamento e la qualità del riposo. Insomma, con la musica yoga, il cuore seguirebbe un ritmo giusto. Lo avrebbe attestato uno studio indiano, dell’Hg Sms Hospital di Jaipur, presentato al Congresso della European Society of Cardiology.

 

 

Cuore e sonno. Questi due elementi hanno una liaison indissolubile. Il ritmo dell’uno influenza la qualità dell’altro, condizioni entrambe influenzate da una buona o cattiva variabilità del battito cardiaco. Provate ad andare a letto quando siete in uno stato di ansia, agitazione o tensione: potete dire addio al sonno, oppure ne dovrete contare di pecore prima che Morfeo arrivi a farvi visita... Se invece siete pacificati con voi stessi, soddisfatti della giornata o vi trovate in uno stato di benessere con l’ambiente circostante, potete sperare nel sonno del giusto. Non sempre però si ha la fortuna di vivere una condizione serale così idilliaca e allora potete cercare di "influenzare" il vostro relax con qualche azione zen.

Potere zen. È quello della musica yoga. Proprio così: non servono ore e ore di meditazione per raggiungere una serenità interiore con benefici anche sul cuore, che rallenta in questo modo i battiti. Sembrerebbe sufficiente mettersi in ascolto di musica zen, come quella yoga appunto, almeno stando ai risultati emersi da uno studio indiano, sebbene su piccoli numeri. La musica zen, rilassante e pacificante, sembrerebbe infatti in grado di variare sensibilmente la frequenza cardiaca, adattando cioè i battiti alle circostanze. Rallentandoli e predisponendoli alla serenità orientando la frequenza delle contrazioni sulla modalità “rest or digest” (riposo e digestione) quando è il momento di andare a letto, oppure stimolando il battito al “fight or flight” (combatti o fuggi) in contesti nei quali occorre agire e reagire: due condizioni regolate rispettivamente dal sistema nervoso simpatico e parasimpatico.

L’importanza della variabilità. Questa capacità camaleontica del cuore di adattarsi non è cosa da poco. Infatti, l’alta variabilità della frequenza cardiaca permetterebbe al muscolo cardiaco di plasmarsi ai cambiamenti e di preservare il buon funzionamento del sistema cardio-circolatorio, mentre la bassa variabilità comprometterebbe la salute del cuore aumentando dal 32 al 45 per cento le probabilità di un possibile evento cardiovascolare. Con condizionamenti anche per la qualità del sonno e gli stati di ansia, come dimostra un esperimento "zen" eseguito da ricercatori indiani su circa 150 persone sane con età media di 26 anni prima del sonno notturno.

 

 

Il test musicale. Lo studio è stato strutturato in tre sessioni: nella prima i partecipanti sono stati invitati ad ascoltare musica yoga prima di andare a dormire, nella seconda musica pop dal ritmo regolare e nella terza nessuna musica o ascoltando il "rumore del silenzio". In ogni occasione è stata anche rilevata la variabilità della frequenza cardiaca in diversi momenti: cinque minuti prima che iniziasse la musica o il silenzio, dopo dieci minuti durante l’ascolto della musica o del silenzio e cinque minuti dopo la fine. Misurazione che ha consentito anche di testare, con prove ad hoc, lo stato di ansia all’inizio e alla conclusione di ogni sessione. Inutile dire ciò che gli esperimenti hanno confermato: la variabilità migliore della frequenza cardiaca si è ottenuta con un sottofondo di musica yoga, con sensibili cali durante l’ascolto di musica pop e fino all’assenza di variazione nei momenti di silenzio e rispettive ripercussioni sugli stati di ansia, quasi azzerata con la musica zen ed elevata in caso di note pop.

La musicoterapia. Le conclusioni dei ricercatori sono evidenti: la musica yoga non può essere considerata una alternativa o un sostituto dei farmaci, ma può efficacemente supportare l’azione delle terapie tradizionali. Questo piccolo studio, aggiungono, non basta per trarre conclusioni definitive e saranno necessarie ulteriori ricerche, ma le iniziali premesse fanno ipotizzare che la musicoterapia può avere benefici effetti cardiovascolari. Insomma, sarebbe un supporto molto vantaggioso: a costo zero, di facile applicazione e senza effetti collaterali o controindicazioni.

Seguici sui nostri canali