Al di là del virus

Dove c'è Fabri, c'è casa: quando il cuore vince su tutto

Un ricordo fatto di affetti familiari e umana solidarietà: nei giorni cupi dell'epidemia, restiamo umani

Dove c'è Fabri, c'è casa: quando il cuore vince su tutto
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di Giambattista Gherardi

«Restate a casa!». In questi giorni cupi e infiniti ce lo hanno raccomandato in mille modi. Ce lo siamo ripetuti gli uni gli altri, per vincere la paura e sperare in un domani che abbia il sapore di un ritorno al passato. Ci siamo ritrovati fra le mura domestiche, e anziché far correre le gambe abbiamo lasciato che a volare fossero pensieri e ricordi. Le nostre case sono tornate a essere un luogo centrale della vita quotidiana e non un semplice scalo delle frenesie impellenti della vita moderna. Siamo “restati a casa” non soltanto in senso strettamente letterale.

Anche Fabrizio Valentini è rimasto a casa, a Bergamo, in quegli ambienti a lui tanto familiari della Fondazione Carisma, nei quali poteva godere di un calore umano ideale. A dire il vero, era quella una seconda casa, ma aveva il pregio di aver ricreato per lui e per tutti i familiari quel senso domestico e quotidiano che fa tanto bene al cuore. Era un po’ come essere a Canonica, con papà Carlo e mamma Emma, con Angelo e Simona non lontani e Arrigo puntuale in arrivo nel fine settimana. I riti piacevoli del ritrovarsi, il “tutto pesce” o i pranzi d’obbligo alla Boscaiola, in riva al lago. E poi la signora Giovanna, le dottoresse, le infermiere e l’animatrice: il mondo di Fabri, la sua casa.

Fabri se ne è andato nell’ultimo giorno di marzo, addormentandosi sereno fra quelle mura tanto domestiche. Pare di rivederlo vicino a mamma Emma, pronta a controllare barba e camicia. E lui bonario e infinito pronto ad ammiccare a papà Carlo. Un bel ritrovarsi fra nuvole domestiche. Perché dove c’è Fabri, c’è casa.

A ricordo di Fabrizio Valentini, 68 anni, morto il 31 marzo alla Fondazione Carisma di Bergamo.

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