travolti dal virus

Due farmaciste di Albino raccontano le mille difficoltà, le crisi d'ansia e il pianto

Roberta Leontini e Ludovica Piccinelli del negozio in via Libertà ripercorrono queste settimane complicatissime. Le richieste per l’ossigeno che non era disponibile, il fornitore che ha quadruplicato i prezzi delle mascherine, il telefono che non smetteva di strillare. Per resistere ho iniziato ad assumere tranquillanti»

Due farmaciste di Albino raccontano le mille difficoltà, le crisi d'ansia e il pianto
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di Fabio Gualandris

Essenziale nell’emergenza sanitaria il servizio offerto dalle farmacie, ad Albino ne operano quattro, siamo stati in una di queste per scoprire da “dietro le quinte” come sono stati affrontati, da febbraio a oggi, i drammatici giorni della pandemia. Entriamo nella Farmacia Centrale di viale Libertà in centro paese, a due passi dal municipio, ci accolgono le dott.sse Roberta Leontini e Ludovica Piccinelli. «Abito ad Albino, e sono la titolare, con mio marito Paolo Rancati, di questa farmacia - si presenta la dott.ssa Leontini -. Ci lavoro da 12 anni. Il nostro team è formato da sei farmacisti, un magazziniere e la signora Cinzia che è l’addetta delle pulizie ma ci aiuta in tante altre necessità».

Come vi siete organizzati nell’affrontare l’emergenza coronavirus?
«Ne siamo stati travolti, ma abbiamo cercato di organizzarci al meglio. Ci siamo dovuti arrangiare su tutti i fronti: l’acquisto per noi stessi e per i dipendenti di mascherine, guanti e gel in un momento in cui non si trovava nulla, reperirli è stato molto complicato; la posa dei pannelli in plexiglass sui banconi; il contingentamento dell’ingresso delle persone. Abbiamo sostenuto lunghissimi turni lavorativi, sono quasi due mesi e mezzo che gran parte di noi non torna a casa per il pranzo, mangiamo un panino nella pausa in un locale della farmacia e poi riprendiamo il lavoro. Il lavoro è stato allucinante, il telefono non smetteva di strillare, sempre più persone avevano il bisogno di essere ascoltate e rassicurate, mancava l’ossigeno e risultava difficile reperirlo dai fornitori. Dovevamo anche gestire autonomamente tutte le consegne a domicilio, compito che successivamente è stato preso in carico dalla Protezione civile. È stato un tempo sconvolgente».

Com’è la situazione attuale?
«Da un paio di settimane si è un po’ allentata la tensione. Ma siamo sempre sotto pressione, ognuno di noi ha sperimentato il dolore per la malattia o la perdita di una persona cara, ma abbiamo resistito. Devo ringraziare tutti i miei collaboratori - continua la Leontini -, ognuno di noi ha una famiglia, preoccupazioni, e, vista la situazione in cui operavamo, bagagli emotivi, ma nonostante tutto non ci siamo mai arresi, mettendo in campo un’energia che non mi spiego. Dispiace constatare che ci siamo dovuti arrangiare da soli su tutto: mai una mascherina e mai una telefonata da Ats, anche solo per chiederci com’era la situazione, quindici telefonate (solo io) per chiedere un tampone a una nostra dott.ssa che rientrava dalla malattia. Ci siamo sentiti abbandonati da tutti, anche dalle nostre organizzazioni di farmacisti, capaci di inviare delle belle circolari di dieci pagine che quando sei impegnato nel lavoro 12 ore al giorno non riesci neppure a leggere».

Interviene la dott.ssa Piccinelli per raccontare una mancanza nella comunicazione.
«Una domenica sera, in piena emergenza Covid-19, abbiamo scoperto dal telegiornale che il giorno seguente le farmacie avrebbero distribuito gratuitamente - in base al reddito dei cittadini - le mascherine fornite da Regione Lombardia. Non ne eravamo al corrente e non potevamo certamente svolgere il compito di controllo riguardo a chi ne avesse diritto o no. Le farmacie hanno chiesto informazioni a Federfarma che alle 2 di notte ha inviato una circolare, scusandosi per il ritardo di comunicazione. Quel lunedì abbiamo ricevuto almeno 200 chiamate a questo riguardo, per non parlare dell’afflusso in farmacia alla faccia dei divieti di assembramento. In accordo con le altre farmacie del paese e il Centro Operativo Comunale la distribuzione è stata in seguito curata porta a porta e in sicurezza dalla Protezione civile».

In farmacia come è mutato il rapporto con il pubblico?
«All’inizio molti erano nel panico, ma con il tempo la farmacia è diventata un vero e proprio punto di riferimento per le persone - riprende la Leontini -. Ci sono state anche incomprensioni con clienti che non comprendevano la disposizione del contingentamento, siamo anche stati trattati male. Anche la questione delle mascherine introvabili ha spazientito diversi nostri clienti, in fondo eravamo una delle poche interfacce con le quali poter comunicare la situazione di reale difficoltà che stavano vivendo».

Avete riscontrato aumenti ingiustificati dei prezzi?
«Sì. Ricordo un ordine di mascherine Ffp2 a un’azienda romana, eravamo circa a metà febbraio. Dopo 4-5 giorni dall’ordine il fornitore mi ha chiamato, comunicandomi un nuovo prezzo, quattro volte superiore a quello pattuito. Ora c’è scarsità di guanti e alcool e il prezzo aumenta, una bottiglietta da un litro la paghiamo 6 euro. Tutto è aumentato. Abbiano fortunatamente trovato un’azienda di Leffe che ci fornisce a buoni prezzi mascherine Ffp2 e chirurgiche».

E il prezzo politico delle mascherine?
«Le stiamo vendendo a 0,50 euro più Iva come stabilito dall’ultimo decreto, le abbiamo pagate 1,30 più Iva, ci stiamo rimettendo e non so se e quando avremo un rimborso».
Cosa ha funzionato, cosa no e cosa si sente di dire a chi ha gestito l’emergenza?
«Ci sono stati tanti errori: la mancata zona rossa in Val Seriana da Alzano ad Albino, il mancato appoggio delle istituzioni verso gli operatori sanitari del territorio, il pasticcio dei tamponi non fatti ai conviventi di positivi...».

Avete vissuto momenti di sconforto?
«Soprattutto nella fase acuta della pandemia abbiamo vissuto momenti pesanti, ho visto tutti noi sconfortati. Personalmente ho affrontato crisi di ansia, non mi vergogno a dirlo che più di una volta mi sono chiusa in bagno a piangere. Per resistere ho dovuto iniziare ad assumere tranquillanti».

Avete temuto il contagio?
«Il nostro coraggio è dovuto andare oltre la paura...

L’articolo completo e altre notizie su Albino alle pagine 17, 18, 19 e 20 del numero di PrimaBergamo in edicola fino al 14 maggio, oppure sull'edizione digitale QUI.

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