In arrivo altri 87 militari

Ebola, perché sono a Vicenza i soldati Usa in quarantena

Ebola, perché sono a Vicenza i soldati Usa in quarantena
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Lunedì 27 ottobre, 11 soldati americani e il generale Darryl Williams, una volta rientrati da una missione in Liberia sono stati posti in quarantena (21 giorni) per scongiurare una possibile infezione del virus ebola. Naturalmente sono state immediate le reazione della politica (Movimento 5 Stelle e governatore Luca Zaia su tutti), della popolazione e dei media, impauriti dalla possibilità di un eventuale diffondersi anche sul suolo italiano del contagio. Ma il Pentagono rassicura: nessuno di loro presenta i sintomi della malattia, si è solamente deciso per l'isolamento come forma di precauzione. La domanda sorge però spontanea: perché questi soldati sono in isolamento a Vicenza e non sul territorio americano?

I primi di 98. La risposta è molto semplice: gli 11 soldati e il generale Darryl Williams sono di stanza alla base militare di Vicenza. I militari sono stati impiegati in Liberia per 30 giorni, in un’operazione che prevede l’impiego di circa 4 mila unità (da qui ai prossimi giorni) a supporto del personale sanitario impegnato a combattere la malattia. Nessun contatto con i civili, semplici operazioni di logistica e di preparazione delle infrastrutture sanitarie, spiega il Pentangono. Nei prossimi giorni, sempre a Vicenza, dovrebbero rientrare altri 87 militari di stanza alla base berica che sono stati impiegati nell’operazione in Liberia. Non essendoci alcun concreto rischio di contagio, le autorità militari americane non hanno visto la necessità di riportare in suolo statunitense i soldati, permettendogli dunque di tornare nei luoghi in cui si trovano le loro famiglie, che non potranno però riabbracciare i militari prima della conclusione dei 21 giorni di quarantena. Anzi, di «monitoraggio», come ci tiene a precisare il Pentagono, poiché attualmente i protocolli varati dalle autorità militare americane non prevedono alcun isolamento obbligatorio, a meno di un contatto diretto con la malattia.

Imbarazzo made in Usa. Al momento solamente il personale medico, in alcuni Stati americani, è costretto ad un periodo di quarantena, cosa che non piace molto a Obama e al suo entourage, soprattutto dopo la denuncia di Kaci Hickox, infermiera di rientro dall’Africa a cui, nello Stato di New York, è stata imposta la quarantena nonostante non presentasse alcun sintomo. L’amministrazione ha richiamato New York al rispetto delle linee guida dei protocolli, che prevedono l’isolamento volontario del personale medico solo in caso di contatto diretto con la malattia. Per questo motivo la quarantena imposti ai soldati di stanza a Vicenza stona, e non poco, con le procedure previste nel proprio territorio dagli Stati Uniti. L’ipotesi è che si tratti di una precauzione tesa a mantenere buoni rapporti con gli alleati ed evitare anche la minima e più remota possibilità di contagio. Del resto molti dei soldati impegnati nell’operazione in Africa provengono da basi europee e se qualcuno di loro dovesse accusare i sintomi della malattia una volta rientrato, probabilmente verrebbe curato nelle nostre strutture sanitarie. Non è un caso che la Cbn abbia reso noto che il Pentagono stia seriamente pensando di imporre la quarantena obbligatoria per quei soldati di stanza nelle basi europee e di rientro da missioni in terre infette, come ha spiegato il sito Wired.

La paura in Veneto. Nonostante tutte le rassicurazioni, in Veneto la preoccupazione è molta, anche per lo scarso numero di informazioni arrivate dal Pentangono. La questione non riguarda solo Vicenza, poiché i militari americani sono rientrati in Italia, da Monrovia, facendo scalo prima a Pratica di Mare (Roma) e atterrando poi all’aeroporto Marco Polo di Venezia-Tessera. Per cercare di placare le ansie dell’opinione pubblica, il Pentagono ha dato l’ok per una videoconferenza del generale Williams dal reparto di quarantena in cui è isolato insieme agli altri 11 soldati. La conferenza, svoltasi martedì 28 ottobre, non ha fornito però ulteriori delucidazioni: «Stiamo tutti bene. L’unica preoccupazione resta l’eventuale rischio malaria, per il quale stiamo continuando la profilassi. La scelta di farci rientrare a Vicenza è stata dei vertici militari americani, noi abbiamo obbedito a degli ordini» ha affermato il generale. Nel frattempo, però, è stata annullata l’abituale festa di Halloween che si svolgeva nella zona residenziale della base americana a Vicenza ed a cui sono sempre invitati anche i bambini del capoluogo berico, e l’ospedale cittadino di San Bortolo s’è organizzato ad accogliere, in caso di necessità, eventuali militari infetti, mettendo loro a disposizione delle stanze ad atmosfera modificata atte proprio ad evitare il contagio.

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