La tessera del tifoso fallì

Ecco come ha fatto l'Inghilterra a eliminare la violenza negli stadi

Ecco come ha fatto l'Inghilterra a eliminare la violenza negli stadi
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Gli episodi di violenza dello scorso 10 aprile, avvenuti allo stadio Barbera durante la partita Palermo-Lazio, 32esima giornata del campionato di Serie A (e che costringeranno la Dea a giocare in Sicilia senza pubblico), hanno riacceso il dibattito sulla sicurezza degli stadi italiani. Cosa si può fare per evitare disordini di quel tipo? Spesso si è preso come esempio la Premier League, che avrebbe risolto il problema alla radice con leggi speciali. Già, ma quali sono queste regolamentazioni? Cosa dicono? E perché funzionano (e da noi no)?

 

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La tessera del tifoso inglese, un fallimento. A partire dagli anni Sessanta, in Inghilterra esistevano frange organizzate di tifosi molto violenti, i cosiddetti hooligans. Dopo molti incidenti, il problema finì sulle scrivanie della politica. Nel 1989 il governo di Margaret Thatcher approvò il Football Spectators Act, una legge che prevedeva una sorta di schedatura dei tifosi fatta su scala nazionale, un documento da possedere obbligatoriamente. Tipo la "tessera del tifoso". Ma la misura non funzionò. Troppo macchinosa, segnalò il giudice Peter Taylor in seguito alla strage di Hillsborough, nella quale morirono 96 tifosi del Liverpool.

Un sistema di finanziamento apposito. Quella tragedia portò a conseguenze molto profonde e a cambiamenti radicali. Il giudice Taylor propose di risolvere il problema in modo diverso: sistemare gli stadi, all'epoca poco frequentati e fatiscenti, optando per le tribune numerate; basta coi posti in piedi e le gradinate, solo seggiolini. Meno posti e più controllati. E così fu. Nel 1994 le proposte di Taylor vennero approvate e rese obbligatorie dalla federazione calcistica inglese nei due maggiori campionati nazionali: la Premier League e la Championship. E poi? Tutto qui? In quel periodo, ha raccontato il Guardian, i club inglesi si trovarono fra le mani molti più soldi rispetto a prima. Per diverse ragioni. I diritti tv, certo, ma anche i soldi messi a disposizione dal governo per sistemare gli stadi. Soldi che arrivavano dai proventi del gioco d'azzardo sul calcio. Tutto questo è spiegato in un altro rapporto stilato da Chris Whalley, dirigente della federazione inglese che si occupa della sicurezza.

 

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L'aumento dei prezzi. Un fondo speciale, dunque, che funziona ancora oggi. Nel 2013, per esempio, la ristrutturazione del nuovo stadio del West Ham è stata pagata per 60 milioni di sterline dal governo (su un totale di 190 milioni). Di più. La federazione inglese mette a disposizione un fondo annuale per finanziare progetti di ristrutturazione di impianti delle squadre locali. Un bel gruzzolo, circa 6 milioni di sterline. Tutto questo ha portato alla svolta. Molti club inglesi, infatti, hanno pensato di costruire un impianto completamente nuovo o almeno di ristrutturare il vecchio come si deve. E poi? Gli impianti avveniristici hanno portato all'aumento dei prezzi, una sorta di selezione sociale del pubblico. Chi non se lo poteva permettere stava a casa. In un recente articolo apparto sul Post questa situazione è spiegata bene. Nel 1990 comprare il biglietto più economico per vedere il Manchester United all'Old Trafford costava appena 3,5 sterline, nel 2011 costava cinque volte tanto: 28 sterline. La Premier League è il campionato europeo con i prezzi più elevati.

La palla alle società. All'interno dello stadio la responsabilità della sicurezza durante la partita è completamente a carico di chi gestisce l'impianto, «che normalmente è il proprietario o il locatario stesso». Tutto questo è scritto nella "guida verde", un documento pubblicato nel 1973 intitolato Guide to Safety at Sports Grounds. Gli stadi inglesi sono quasi tutti privati, quindi il responsabile dell'impianto è tenuto ad assumere steward per assicurare «la salute e la sicurezza di chiunque assista alla partita». Per le leggi britanniche, inoltre, è reato entrare in uno stadio con una bevanda alcolica, con i petardi, è reato lanciare oggetti in campo e cantare cori razzisti. Sulla base di una condanna di questi reati, un tifoso può ricevere un provvedimento restrittivo da 3 a 10 anni. Ma siccome lo stadio è privato, il club può decidere autonomamente cosa fare, senza consultare l'autorità pubblica. Nel 2014, per esempio, un tifoso del Manchester United è stato sospeso a tempo indeterminato dal club per essersi presentato con una lattina di birra a una partita. Ogni tanto qualche episodio di violenza si verifica ancora, ma in Inghilterra il numero degli arresti per reati collegati alle partite non supera lo 0,02 percento degli spettatori totali di un'intera stagione.

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