Le Equitalia Usa si prendono i soldi dal conto corrente
È anni che, in Italia, monta la protesta contro i metodi duri di recupero crediti di Equitalia, la società a partecipazione pubblica incaricata della riscossione dei tributi su tutto il territorio nazionale. I tassi d’interesse molto elevati, l’aggio di riscossione che fa lievitare l’importo dovuto, le procedure di pignoramento (anche di beni immobili) a fronte di debiti modesti e inefficienze amministrative sono state al centro di numerose polemiche. Così, spesso, la politica ha guardato all’estero, nella speranza di trovare una soluzione che permettesse, in tempi di così dura crisi, di continuare la guerra all’evasione fiscale alleggerendo, allo stesso tempo, il peso sui cittadini, oppressi da una tassazione tra le più elevate al mondo. Di certo, però, non consigliamo di guardare agli Stati Uniti, dove recentemente sta venendo a galla uno scandalo maggiore che quello italiano per Equitalia.
Un pugno duro senza precedenti. Con la modifica alla legislazione italiana arrivata ad inizio 2013, è vietato a Equitalia il pignoramento di stipendi e pensioni minimi, prevedendo invece graduazioni dell'entità della somma pignorata a seconda dell'entità dello stipendio o pensione. Restano invece pignorabili i compensi da lavoro o pensione superiori a 5 mila euro mensili. Negli Stati Uniti la situazione è ben diversa: innanzitutto perché, ad essere finita al centro del tourbillon mediatico, non è una società di riscossione crediti dello Stato, bensì una serie di società private che operano a nome di creditori privati; e poi perché, a differenza che da noi, la legislazione federale presenta delle lacune alquanto incomprensibili e le norme statali sono invece complicate da capire per la maggior parte della popolazione. I metodi per il recupero crediti si stanno facendo sempre più combattivi e le intrusioni delle società che se ne occupano nella vita quotidiana dei debitori sempre più frequenti. Dopo la pesante crisi del 2008, infatti, i creditori, piuttosto che trovarsi nuovi clienti, pensano a recuperare i soldi che sono loro dovuti. Poco importa se i debiti furono contratti per acquisti da poco conto o per poter potere accedere agli studi o all’assistenza sanitaria. Come spiega Pagina99, nella metà dei casi circa, i creditori hanno diritto di confiscare fino al 25% della busta paga di un debitore, una percentuale molto elevata per chi ha redditi bassi, guarda caso proprio le persone più colpite: si stima che il 5% di chi guadagna tra i 25 e i 40 mila dollari l’anno è oggi in questa situazione. Nella stragrande maggioranza degli Stati, inoltre, i creditori possono mettere le mani sul 100% dei soldi versati sul conto corrente. Questo significa che i fondi in questione sono congelati fino a che la contesa non è risolta.
Come funzione il recupero. Un’indagine di Adp, società leader mondiale nella gestione del personale, spiega che il fenomeno riguarda almeno un americano su dieci di età compresa tra i 35 e i 44 anni e che c’è una nuova tendenza: in passato, ad essere colpiti da queste forme dure di recupero crediti erano soprattutto i padri che mancavano di versare i contributi alle ex mogli per il mantenimento dei figli, casi in cui anche i giudici preferivano usare il pugno di ferro, mentre oggi vengono sempre più colpite persone con debiti “da consumatori”, ovvero contratti magari con carte di credito e derivanti da spese più impellenti (pagarsi gli studi, pagare la sanità). Adp ha stimato in circa 4 milioni di il numero di americani in questa situazione nel 2013. La domanda, a questo punto, sorge spontanea: queste società operano nella legalità? La risposta è sì. Attualmente, questi gruppi di recupero crediti privati, non hanno bisogno di alcuna licenza per operare. Semplicemente i creditori fanno causa ai debitori che, molte volte, per ignoranza, paura o per evitare di spendere molti soldi in spese legali, non si presentano in giudizio. Il giudice, ritenendo l’assenza della controparte (nella maggior parte dei casi) un’ammissione di colpevolezza, dà l’ok al pignoramento dei beni o alla decurtazione dello stipendio. A questo punto vengono contattate le società di recupero crediti che hanno dunque la più totale libertà di operare. Negli ultimi mesi sono molte le associazioni di lavoratori che le hanno accusate di operare con metodi usurai, appoggiate dallo Stato. Ma, al momento, da Washington tutto tace.