La faccia oscura del calcio

Chi era Ciro Esposito e cosa accadde quel 3 maggio

Chi era Ciro Esposito e cosa accadde quel 3 maggio
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È morto Ciro Esposito, il tifoso del Napoli 30enne ferito da colpi di arma da fuoco prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina, che si è giocata a Roma lo scorso 3 maggio. Le sue condizioni, dopo essersi mantenute stabili per lungo tempo, sono improvvisamente peggiorate nelle serata di lunedì 23 giugno a causa di un’infezione.

Cos’è successo il 3 maggio. Prima della finale romana di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, nelle strade della capitale ci sono stati scontri tra ultras partenopei e tifosi della Roma. Ciro Esposito è stato gravemente ferito da un proiettile, che l’ha colpito in pieno petto e gli è rimasto conficcato tra le vertebre. A spiegare gli avvenimenti, nelle ore immediatamente successive, è stato Diego Parente, capo della Digos: Daniele De Santis, ultras romanista, mentre lavorava ha visto passare un piccolo corteo di tifosi del Napoli ed ha lanciato petardi per provocarli. I napoletani hanno risposto e ne è nata una rissa. Mentre scappava, De Santis è scivolato e, sentendosi minacciato, ha esploso quattro colpi di arma da fuoco. Uno di questi ha raggiunto Ciro Esposito. Poi l’arma si è inceppata e De Santis è stato malmenato dai tifosi napoletani. Ciro Esposito è stato trasportato immediatamente, in condizioni gravissime, prima all’ospedale San Pietro, dove gli hanno suturato un polmone, e poi al Policlinico Gemelli. Nella notte, De Santis è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio.
Ad oltre un mese e mezzo di distanza da quella sera, però, le indagini proseguono perché, nonostante l’evolversi dei fatti apparisse inizialmente chiaro, non si è ancora riusciti a fare piena luce sugli avvenimenti.

[Il TG3 Regione Lazio parla degli scontri]

 

Scampia si chiude nel dolore, paura ritorsioni ultras. A Scampia, il quartiere napoletano dove viveva Ciro Esposito, è stato annullato l’evento organizzato per assistere al match della Nazionale azzurra contro l’Uruguay. Lì tutti conoscevano il tifoso del Napoli, il ragazzo che insieme ai suoi due fratelli gestiva un piccolo autolavaggio, aperto grazie ai soldi risparmiati dal padre Giovanni Esposito, aiuto infermiere. Ciro Esposito ha lasciato la scuola dopo la terza media per aiutare economicamente la famiglia. Fidanzato da diversi anni con Simona, commessa, aveva nel Napoli la sua passione, ma non era iscritto ad alcun gruppo di tifoseria organizzata, quei gruppi ultras che ora mettono paura alle forze dell’ordine. La polizia ha deciso di intensificare i controlli alla barriera Sud di Roma e alla stazione Termini, perché, nel web, martedì sera si era diffusa la notizia che un gruppo di ultras napoletani sarebbe partito a raggiungere la capitale per manifestare. La notizia è stata però smentita dagli stessi tifosi. A monito risuonano le parole dello zio del ragazzo rilasciate nel pomeriggio di martedì agli organi di stampa all’esterno del Policlinico Gemelli: «A nome della famiglia dico a tutti: basta violenza!»

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