L'ultimo ministro degli Esteri dell'Urss

Il braccio destro di Gorbaciov che inventò la «dottrina Sinatra»

Il braccio destro di Gorbaciov che inventò la «dottrina Sinatra»
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È morto lunedì 7 luglio dopo una lunga malattia all’età di 86 anni Eduard Shevarnandze, ultimo ministro degli Esteri dell’URSS di Mikhail Gorbaciov. Nato il 25 gennaio 1928 a Mamati in Georgia, è stato dal 1968 al 1972 ministro degli Interni georgiano durante il periodo in cui Leonid Breznev era Segretario Generale del PCUS. Nel 1985 il neo-eletto Gorbaciov lo volle agli Esteri come sostituto di Andrej Gromyko, soprannominato Mr. Nyet (signor no), e ministro degli Esteri Sovietico dal 1957 al 1985. Ebbe un ruolo chiave nel nuovo corso della politica estera comunista, chiamata in maniera ironica «Dottrina Sinatra», che vide come momenti di spicco il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan (1989) e la riunificazione delle due Germanie (1990). Nel 1990 decise di abbandonare la carica perché deluso dall’arrendevolezza di Gorbaciov di fronte alle correnti forti in seno al PCUS, che volevano un ritorno alla dittatura, e nel 1991 fondò il Movimento per le riforme democratiche. A seguito del fallito colpo di Stato del 19-21 agosto 1991, che denunciò assieme a Boris Elstin, tornò Ministro degli Esteri, poco prima della definitiva dissoluzione del «mondo sovietico».

Nel gennaio 1992 venne invitato a presiedere un Consiglio di Stato in Georgia, in preda agli scontri tra i suoi sostenitori e quelli del presidente in carica Zviad Gamsakhurdia che, a causa di rivolte seguite a un regime troppo duro imposto dal maggio 1991, era stato costretto a scappare in Cecenia. Nel marzo 1992 Shevarnandze venne nominato presidente del Parlamento con l’obiettivo di ridare una veste moderata alla Georgia.

Pochi mesi dopo scoppiò la disputa con la regione dell’Abkazia, proclamatasi indipendente il 23 luglio, che portò ad una grave sconfitta georgiana nel settembre 1993, all’abbandono della regione e ad un bilancio finale che vide la morte di 14 mila persone e la fuga di altre 300 mila. Il 3 dicembre 1993, dopo essere stati aiutati da Russia, Armenia e Azerbaijan per sventare l’ennesima rivolta guidata da Gamsakhurdia, morto il 31 dicembre, la Georgia aderì alla CSI (Comunità di Stati Indipendenti).

Nel 1995 e nel 2000 Shervarnandze vinse con un’ampia maggioranza entrambe le elezioni, passando indenne da un attentato dinamitardo nella prima occasione (agosto 1995). In seguito i rapporti con la Russia si fecero molto tesi quando la Georgia venne accusata di appoggiare la Cecenia, durante la prima parte del conflitto che occupò i russi dal 1991 al 1996, e per via dei rapporti fitti tra Shervanandze e gli Stati Uniti, che fruttarono alla Georgia i sussidi militari che il Dipartimento della Difesa USA garantiva ai paesi esteri. Nel 1994 la Georgia richiese di aderire alla NATO, ma tuttora si trova all’interno del MAP (Membership Action Plan), dovendo fornire annualmente un report sui miglioramenti del paese.

 

 

L’avventura di Shevradnandze a capo della Georgia si concluse in malomodo con la cosiddetta «Rivoluzione delle rose». I risultati ufficiali delle elezioni politiche del 2 novembre 2003, che vedevano all’opposizione una fazione composta da Saakasvili, Burjanadze e Zhvania, prospettavano l’ennesima vittoria del governo in carica, ma l’opposizione denunciò brogli ed illeciti, accusando il governo di corruzione durante delle manifestazioni di protesta che durarono due settimane, al termine delle quali Shevradnandze si dimise.

La «Dottrina Sinatra». Venne chiamato così il modo di agire in politica estera che adottò l’URSS di Gorbaciov e si riferisce alla famosissima canzone di Frank Sinatra My Way ("A modo mio"): permise alle nazioni sotto l’influenza dei sovietici di decidere indipendentemente a livello di politica interna, in contrasto con quella che era la precedente linea brezneviana, usata per giustificare l'invasione della Cecoslovacchia nel 1968 oltre a quella dell’Afghanistan nel 1979. La formula “Dottrina Sinatra” venne coniata il 7 settembre 1989 da Gennadi Gerasimov, capo del Dipartimento informazione del ministero degli Esteri sovietico, che disse: «Oggi in Unione Sovietica abbiamo sostituito la dottrina Breznev, che non esiste più e forse non è mai esistita, con la dottrina Frank Sinatra, dal titolo di una sua famosa canzone ognuno ha una sua strada. Credo infatti che oggi ogni paese dell'Est abbia la sua strada».

Gerasimov si riferiva ad un discorso nel quale Shervadnadze disse che i sovietici riconoscevano la libertà di scelta di tutte le nazioni incluse nel patto di Varsavia. La “Dottrina Sinatra” venne vista come il permesso concesso da Mosca agli alleati di autoriformarsi in senso democratico, sancita definitivamente da Gorbaciov nel maggio 1989, dopo aver detto all’Assemblea Generale dell’ONU che intendeva effettuare tagli drastici nell’Armata Rossa. Il 27 ottobre 1989, dopo un summit di due giorni a Varsavia, il leader sovietico annunciò la politica di non ingerenza ripudiando la Guerra Fredda. L’inizio dello smantellamento politico dell’URSS partì proprio con la “Dottrina Sinatra”.

 

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