Un giro di denaro da oltre 100 miliardi

Chi fa i soldi con l’antiterrorismo Il grande business dell’intelligence

Chi fa i soldi con l’antiterrorismo Il grande business dell’intelligence
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Un settore che impiega, secondo dati del 2010, circa 854mila persone, con 10mila centri di lavoro, oltre 2mila partner industriali del Governo e un fatturato stimabile in 100 miliardi di dollari l’anno secondo le valutazioni più “caute”, ma che potrebbe essere tranquillamente quantificabile in cifre vicine ai mille miliardi di dollari l’anno. È il business dell’antiterrorismo in America. L’11 settembre 2001 ha segnato l’inizio, oltre che della intensa lotta al terrorismo da parte di Washington, anche del proliferare di una nuova miriade di società, piccole o grandi, nate appositamente per fornire all’intelligence a stelle e strisce il supporto logistico e di armamenti necessario per combattere al-Qaeda e i talebani prima, il terrorismo in generale poi. Un settore industriale che, anno dopo anno, è cresciuto sempre più fino a divenire immenso, come lo ha descritto l’inchiesta del Washington Post, diventata poi un bestseller intitolato “Top Secret America”. I numeri esposti sono proprio quelli riportati da quest’inchiesta e da Austen Givens, professore dell’università di Utica che ha pubblicato l’anno scorso un libro sull’argomento, intitolato “The Business of Counterterrorism”. Naturalmente vanno presi con le pinze, dato che si sta parlando di argomenti segretissimi e senza alcun dato ufficiale.

 

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[vita negli uffici Palantir]

 

Chi ci guadagna di più. È evidente che chi investe (e guadagna) di più con la lotta al terrorismo sono innanzitutto i giganti dell’intelligence: il Pentagono, che ha un bilancio da oltre 495 miliardi di dollari, il ministero per la Sicurezza, il ministero della Giustizia, che controlla l’Fbi, e altre agenzie d’intelligence, in primis Cia e Nsa. Come ha però spiegato Arturo Zampaglione per Affari&Finanza - La Repubblica, non mancano gli esempi di imprese private che navigano letteralmente nei dollari grazie a questo fruttuoso business. A partire dalla Palantir, società di estrazione ed elaborazione dati che ha raggiunto (notizia di pochi giorni fa) la valutazione record per il settore di 15 miliardi di dollari, portando il patrimonio personale del suo co-fondatore e chief executive Alex Karp al di sopra del miliardo di dollari. Nonostante la Palantir sia praticamente sconosciuta, ha raggiunto un valore pari a quello dell’intera FCA (Fiat Chrysler Automobile). E i soldi che entrano nella Palantir escono, per la maggior parte, dalle casse dello Stato, che è il principale cliente della società di Karp: elebora analisi di big data fondamentali per la lotta al terrorismo. La Palantir ha alle proprie dipendenze circa 1.200 tra ingegneri e informatici, che accumulano e analizzano ogni tipo di informazione: dalle transazioni bancarie di tutto il mondo alla quantità di pioggia caduta in una determinata zona. Elaborando i dati con software appositi, si creano poi dei piani di studio e analisi che possono risultare utilissimi agli agenti americani.

 

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[Alex Karp e Peter Thiel, fondatori della Palantir]

 

Investimenti “sicuri”. Karp è indubbiamente un genio, perché ha saputo individuare il settore in cui investire prima di tutti gli altri, creando un impero senza precedenti. Ad appena 46 anni può vantare già un fatturato annuo da 1 miliardo di dollari. A differenza di tanti suoi colleghi manager, ha un dottorato in filosofia, che gli ha aperto gli occhi (o almeno così dice) per i suoi successivi lavori, prima nella gestione di patrimoni privati e poi nell’intelligence. Per fondare la Palantir, però, ebbe bisogno dell’aiuto di un nome molto noto nella Silicon Valley: Peter Thiel, inventore dell’innovativo metodo di pagamento PayPal e grande investitore in progetti innovativi. Per dare il via alla loro azienda ricevettero anche 2 milioni di dollari da una società di venture capital chiamata In-Q-Tel. Quest’ultima, però, non è una società d’investimento come le altre: è la società creata appositamente dalla Cia nei primi mesi del 2000 per finanziare start-up che fossero in grado di migliorare le capacità tecniche dell’intelligence nel campo del software, delle infrastrutture e della scienza dei materiali. Insomma, una società appositamente nata per fare investimenti letteralmente “sicuri”, cioè nel campo del miglioramento della sicurezza nazionale. Seppur sottostia al diritto privato, la In-Q-Tel resta sotto il controllo di Langley ed è dichiaratamente una società non profit: tira fuori denaro senza pretesa che le rientri. Non è quindi un caso che la Palantir abbia, come principale cliente, proprio la Cia, oltre che alle altre agenzie d’intelligence americane. Recentemente, però, s’è anche aperta al settore dei privati.

 

 

 

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[uffici della Booz Allen Hamilton]

 

Le multinazionali dell’antiterrorismo. Sebbene nell’ultimo decennio siano nate in tutta l’America piccole società specializzate nel lavoro d’intelligence come la Palantir, le fette più consistenti delle commesse del settore sono ancorate a multinazionali ben note: General Motors, Lockheed Martin e, soprattutto, Booz Allen Hamilton. Quest’ultima è una società di consulenza che, oramai, ottiene il 99% del proprio fatturato dal Governo. Edward Snowden, balzato alle cronache dopo aver fatto scoppiare il noto “Data-gate”, era proprio un impiegato della Booz Allen, assegnato al centro Nsa alle Hawaii. Dal 2008 la società è stata divisa in due, per permettere una miglior gestione del bilancio: la Booz Allen Hamilton lavora solo con il pubblico, mentre la Booz & Company si concentra sull’attività per aziende private. Inutile dire quale dei due rami d’azienda è cresciuto di più negli anni, anche in termini di fatturato.

Strani intrecci. Nonostante l’operato di queste aziende sia assolutamente fondamentale per la sicurezza degli Stati Uniti, non sono pochi i critici. Ciò che fa storcere maggiormente il naso sono gli strani intrecci che si sono venuti a creare tra queste società e le aziende private: se la Palantir è nata grazie ai finanziamenti della Cia, la Booz Allen Hamilton, invece, è sì quotata a Wall Street, ma controllata dal gruppo di private equity Carlyle, che storicamente ha stretti legami con il Pentagono. Spesso agenti dell'intelligence americana in pensione, non ancora pronti alla vita tranquilla lontano dal lavoro, vengono “parcheggiati” alla Booz Allen Hamilton stessa, come Mike McConnell che, dopo essere stato vice-ammiraglio, direttore del Nsa e direttore dell’intelligence nazionale, è stato nominato vicepresidente del gruppo di consulenza.

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