L'indagine della Cgia di Mestre

Quelli della "febbre del lunedì"

Quelli della "febbre del lunedì"
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Secondo una statistica elaborata dalla Cgia, l’associazione artigiani piccole imprese di Mestre, un lavoratore su tre si ammala di lunedì. I numeri relativi al 2012, ultimo anno per cui sono disponibili dei dati, 6 milioni di lavoratori si sono ammalati almeno una volta, per un totale di almeno 106 milioni di giorni feriali persi. Mediamente, ciascun dipendente si è ammalato 2,23 volte ed è stato a casa 17,71 giorni. Nel settore pubblico ci si ammala con frequenza maggiore, ma si perdono meno giorni che in quello privato: 16,72 a fronte di 18,11.

La ripartizione delle malattie, e proporzionalmente degli anticorpi, non è equa. Il record di salute cagionevole si registra in Calabria, dove ogni lavoratore è stato malato, in media, 34,6 giorni, fino a 41,8 giorni all’anno. Seguono i siciliani (19,9 giorni), i campani (19,4) e i pugliesi (18,8). Nel nordest, invece, sembrerebbe che il sistema immunitario funzioni meglio: qui gli operai e gli impiegati stanno a casa 15,5 giorni, in Veneto, e 15,3 giorni, nel Trentino Alto-Adige.

I lavoratori anziani sono naturalmente più a rischio di malattia, rispetto ai giovani. Fino ai 29 anni il numero medio di giorni di malattia è 13,2, mentre tra i 30 e i 39 anni si sale a 14,9. L’apice si raggiunge con chi ha più di sessant’anni: questi ultimi accumulano 27,4 giorni medi di assenza. In generale, il periodo di malattia è breve: nel 71,7 percento dei casi la guarigione avviene entro cinque giorni.

 

malati

 

Malattie immaginarie oppure coincidenze spiegabili scientificamente? La Cgia è prudente e avverte che «i dati vanno letti con grande attenzione. Sarebbe ingiusto e sbagliato strumentalizzare alcuni risultati che emergono da questa ricerca. Al netto dei casi limite, le nostre imprese possono contare sull’affidabilità di impiegati e operai che sono considerati tra i migliori lavoratori al mondo».

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, abbozza un tentativo di giustificazione: «nel fine settimana si concentrano le attività legate al tempo libero. Con l’avvento della crisi, inoltre, sono sempre di più coloro che per risparmiare eseguono piccoli lavori di manutenzione nel proprio giardino o nell’abitazione in cui vivono. Iniziative che contribuiscono ad aumentare gli acciacchi degli italiani. Inoltre, molti medici di base il sabato e la domenica non svolgono la normale attività ambulatoriale. L’elevato numero di certificati che si riscontra il lunedì è quindi in gran parte riconducibile a queste due situazioni».

 

febbre

 

In breve: cosa prevede la legge in caso di malattia di lavoratori dipendenti? Per ottenere il trattamento economico sostitutivo, i lavoratori a contratto determinato e/o indeterminato devono disporre di un un certificato di malattia, emesso dal medico curante. Il datore di lavoro lo riceve tramite email dall’Inps, che a sua volta lo avrà ricevuto dal medico. Il lavoratore dipendente del settore pubblico deve restare disponibile per gli accertamenti sanitari, di competenza delle Asl; se invece è impiegato presso un privato, sarà l’Inps ad occuparsi dei controlli. Se la malattia si prolunga oltre la scadenza del primo certificato, il lavoratore deve inviarne un secondo, non oltre i due giorni dalla decorrenza del primo. L’assenza per malattia può prolungarsi fino ai 3 mesi, per anzianità di servizio inferiore ai dieci anni, e fino ai 6 mesi per anzianità di servizio superiore ai dieci anni, ma i singoli contratti di categoria possono introdurre cambiamenti nel periodo di sospensione lavorativa.

L’indennità giornaliera di malattia spetta a partire dal quarto giorno e fino ad un massimo di 180 giorni in un anno solare. È a carico dell’Inps, ma solitamente è anticipata dal datore di lavoro. Non può essere inferiore al 50 percento della retribuzione del mese precedente. In caso di malattia dei dipendenti pubblici,viene corrisposto solo il trattamento economico fondamentale, per i primi 10 giorni di assenza. Indennità o emolumenti non sono previste.

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