Firenze, scommesse, stadio Marino: «Troppi danni all'Atalanta»

Tecnico, giudiziario e ambientale. È un intervento a 360 gradi quello di PierPaolo Marino, direttore generale dell’Atalanta, che nel pomeriggio di mercoledì 11 febbraio ha convocato a Zingonia la stampa per fare il punto sulle varie situazioni che riguardano il momento della Dea. La novità, sostanziale e molto attesa, riguarda innanzitutto il profilo che la società ha dimostrato di voler tenere: dal silenzio alla puntualizzazione di vari concetti, il salto è notevole.
Il danno di Firenze. «Sul campo della Fiorentina abbiamo perso per un gol in fuorigioco all’ultimo minuto una gara che meritavamo almeno di pareggiare. Ho sentito parlare dai media di fuorigioco lieve, ci sono dei distinguo che non capisco perché se è fuorigioco, lo è sempre. Non in modo lieve o più grave e quindi con un diverso approccio alla decisione. Sottolineo un fatto: l’Atalanta ha scelto di non fare vittimismo in diverse occasioni, ma credo che sia giunto il momento di dire che ci brucia un sacco questa sconfitta. Si lamentano tutti, per cose anche meno evidenti».
Inizia dall’ultimo episodio il dirigente nerazzurro e non le manda certo a dire. Secondo lui il fuorigioco era evidente e l’Atalanta ha subito un danno. Lo ha ribadito con forza perché il pareggio avrebbe mosso ancora una volta la classifica che, dopo il brutto inizio, è in linea con le passate stagioni. «Se ragioniamo sul campionato, devo dire che, a parte le prime 7 gare in cui abbiamo fatto 4 punti, la squadra ha cominciato a macinare risultati con medie che sono equiparabili a quelle degli anni scorsi. Abbiamo conquistato 19 punti nelle restanti 15 partite, siamo contenti di quello che è stato fatto e vogliamo continuare in questo modo».
Tra l’altro, a Firenze, non è la prima volta che ci sono episodi a danno della Dea. «Con il Chievo, nel dopo partita, ci siamo lamentati. Domenica le immagini erano eloquenti e abbiamo ritenuto di non intervenire. Però siccome abbiamo sentito di fuorigioco leggeri e pesanti, oggi diciamo con forza la nostra. Non facciamo vittimismo ma è giusto, a questo punto, farsi sentire. Non siamo gli ultimi del villaggio».
La vicenda scommesse. «Abbiamo piena fiducia nell’operato di Colantuono e Zamagna, abbiamo avuto modo di manifestare loro la nostra vicinanza. Entrambi devono ancora ricevere comunicazioni ufficiali, in attesa di quelle e in accordo con gli avvocati crediamo che la via migliore sia quella del silenzio aspettando di conoscere gli atti e di capire il perché di certe accuse. La stima e la fiducia sono incondizionate, io vorrei sottolineare che essere indagati non significa essere colpevoli: bisogna attendere il percorso, non è detto che finiscano nemmeno a processo e sia Colantuono che Zamagna si ribellano fortemente a questa accusa. Affermano la loro estraneità ai fatti».
Anche in tema di scommesse, le parole di Marino sono molto forti e testimoniano di come entrambi respingano ogni addebito. «Colantuono, non appena avrà piena visione delle carte, ha tutta l’intenzione di correre a Cremona per dire la sua e dimostrare la sua totale estraneità ai fatti contestati. Oggi affermiamo piena fiducia e chiedo a tutti di non mettere questi due uomini nel tritacarne mediatico prima che ci siano prove, processi e sentenze».
Dal punto di vista umano e dal punto di vista sportivo, cosa rischia l’Atalanta secondo Marino? «Credo che Colantuono non rischi di subire chissà quali pressioni dal punto di vista umano nella preparazione delle gare. Abbiamo giocato e vinto sfide a pochi giorni da un arresto ed in piena bufera (Atalanta-Cesena del 2011 venne giocata pochissimo tempo dopo l’arresto di Doni, ndr), la squadra ha ottenuto una salvezza partendo da -6 con un clima difficilissimo. Dal punto di vista della giustizia sportiva, non sono preoccupato: la procura federale farà quello che ritiene più opportuno, ma la giurisprudenza in tema di responsabilità oggettiva è cambiata. All’Atalanta furono inflitti in totale 8 punti di penalizzazione, successivamente molte altre posizioni passarono in cavalleria e credo che la vicenda del Novara, che applicò il codice etico molto tempo dopo e venne punita al minimo, sia l’esempio di come oggi vengono trattate le cose. Infine, sottolineo come l’Atalanta abbia intrapreso con il codice etico una strada di un certo tipo che è riconosciuta da tutti: sono molto fiducioso che non ci saranno strascichi in ambito sportivo».
Stadio chiuso. L’ultimo argomento toccato da Marino è quello che riguarda il divieto d’ingresso nelle gare in casa di una parte molto importante del tifo. «Siamo stati costretti a subire decisioni molto dure con lo stadio che non ci ha potuti sostenere come sempre. Le abbiamo adottate con ossequio perché non potevamo fare altrimenti e da cittadini le decisioni della Prefettura si accettano. Però bisogna che dappertutto venga usato lo stesso metro di giudizio e non è stato così. Questo non va bene perché bisogna trattare ogni situazione nello stesso modo».
Il riferimento di Marino è chiaramente ai fatti che hanno caratterizzato il derby di Roma e alla mano lievissima usata dal Prefetto di Roma. Tuttavia, lo stesso dirigente, conclude con l’analisi del tipo di danno che l’Atalanta ha subito per cinque gare. «Parliamo di danno economico ma anche tecnico. Non poter contare sul sostegno della nostra gente è pesantissimo, lo dico con massimo rispetto delle autorità, ma in qualità di dirigente dell’Atalanta non posso non sottolineare questo aspetto».