Flat tax, la parola magica è tornata (e i vantaggi sarebbero notevoli)
Flat tax, la parola magica è rispuntata. Letteralmente è “tassa fissa”, ma anche “piatta” in quanto con aliquota bassa: 15 per cento. Era un’idea contenuta nel Contratto di governo e Matteo Salvini che l’aveva proposta non intende affatto metterla da parte. Un pezzo di “flat tax” è già diventata realtà con notevole soddisfazione da parte di di professionisti e partite Iva con reddito complessivo sotto i 65 mila euro. Ora, con la seconda fase evocata dal leader della Lega, la platea si allarga e non di poco: infatti l’aliquota 15 per cento dovrebbe toccare 28 milioni di famiglie cioè riguardare tutte le dichiarazioni dei redditi inferiori ai cinquantamila euro. I vantaggi sono infatti molto evidenti. Se prendiamo un ragazzo single che oggi lavora e guadagna trentamila euro l’anno e non ha carichi famigliari, si troverebbe con circa 1650 euro all’anno in più, che restano nelle sue tasche anziché in quelle del fisco. Se invece fosse sposato e avesse moglie e figlio a carico, avrebbe un taglio delle tasse un po’ inferiore, introno al 30 per cento, in quanto già gode del sistema di detrazioni. Ma se i figli a carico sono due il risparmio fiscale salirebbe a 1600 euro. Più ci si avvicina ai cinquantamila euro di reddito e più aumenta il taglio delle tasse, perché l’abbassamento dell’aliquota da esiti più consistenti.
La nuova “flat tax” salviniana è diversa da quella contenuta nel Contratto di governo dove si prevedeva una dual tax al 15 e al 20 per cento. Ora il leader del Carroccio ha messo a fuoco meglio il suo obiettivo, che è quello di favorire le famiglie con lavoratori dipendenti: in questo modo viene messo bene in chiaro quale sia il suo vero target elettorale. La nuova tassa viene infatti calcolata non sul singolo componente, ma sull’intero nucleo famigliare. Non sarà obbligatoria, ma opzionale, nel senso che ci possono essere casi in cui è più conveniente mantenere il vecchio regime, magari salvaguardando gli ottanta euro introdotti da Renzi (che in caso di scelta per la “tassa fissa” verrebbero tolti). Inoltre viene tutelato il principio costituzionale della progressività della tassazione, che verrà garantito da un sistema di deduzioni decrescenti con l’aumentare dell’imponibile e da sgravi sui figli a carico. Secondo i calcoli fatti dal sottosegretario Siri, il peso degli ottanta euro renziani oggi è di dieci miliardi sulle case dello Stato, la “flat tax” ne costerebbe due in più. Ma la scommessa è quella di una misura che, lasciando più risparmi in tasca ai contribuenti, favorisca una ripresa forte dei consumi e quindi un beneficio per tutto il sistema.
La “flat tax” dovrebbe entrare nella Legge di Bilancio 2020. Nel frattempo però è stata lanciata un’altra proposta intermedia, firmata da un esponente della Lega, Alberto Gusmeroli, deputato e commercialista varesino, con due sponsor di peso come i sottosegretari all’Economia Massimo Garavaglia e Massimo Bitonci. L’idea è quella di “premiare” i redditi incrementali. In sostanza, chi nel 2020 dichiarasse al Fisco diecimila euro in più rispetto all’anno precedente, pagherebbe il 15 per cento di imposte su quei diecimila euro guadagnati in più. Applicare la “flat tax” solo agli aumenti di reddito avrebbe una funzione anti evasione.