Il caso in Consiglio regionale

Fornitura camici alla Lombardia, l'intervento in Aula del presidente Attilio Fontana

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«Ho riflettuto molto sull’opportunità di intervenire in quest’aula, soprattutto per la preoccupazione di dare ulteriore cassa di risonanza a polemiche sterili, inutili, strumentali oltre che lesive della mia persona e del ruolo istituzionale che ho l’onore di ricoprire».

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Inizia così l’intervento odierno (lunedì 27 gennaio) del presidente regionale Attilio Fontana in Consiglio regionale. Il riferimento è chiaro: l’inchiesta della Procura di Milano che lo vede indagato per la fornitura diretta di camici da parte di Dama spa, azienda della quale è titolare Andrea Dini, cognato del governatore. L’obiettivo è altrettanto lampante: fare chiarezza nel merito. «Ho deciso di essere qui non solo per affermare la verità dei fatti – aggiunge -, ma soprattutto anche per voltare pagina e per affermare con forza la volontà di andare oltre, affrontando un presente pieno di incognite e guardando alle sfide e alle opportunità del futuro».

Il presidente ha ricordato la straordinaria mole di lavoro di Aria (la centrale acquisti regionale) «che si è trovata ad affrontare una situazione senza precedenti». Filippo Bongiovanni, ex direttore di Aria, ora dimissionario e indagato per turbata libertà del contraente, secondo Fontana «in una fase difficile ha svolto il suo compito di “civil servant” con passione e competenza e senza mai venire meno alle proprie responsabilità. Esempio di pubblica amministrazione che non si muove solo con le logiche difensive, ma che prova ad intervenire e a rispondere alle necessità dettate dall’emergenza. E anche in questa fase sono state rispettate le regole dettate dall’emergenza. Stare a guardare prima e giudicare poi è lo sport preferito per molti».

«Da pochi giorni ho appreso che la magistratura mi attribuisce un ruolo nella cosiddetta trasformazione della fornitura da onerosa a gratuita. In realtà la vicenda è molto semplice e oso dire banale – ha sottolineato il Fontana -. Sapevo che Dama si era resa disponibile a rendersi utile e ad offrire un contributo per rispondere all’emergenza. Lo aveva già fatto in precedenti occasioni e la fornitura di camici rientrava nell’ambito di tale disponibilità. L’assessore Cattaneo aveva interpellato Dama e altri imprenditori disposti a dare una mano. Tutte e cinque le aziende che avevano dato la loro disponibilità hanno visto acquistati i loro camici».

«Dei rapporti negoziali Aria/Dama – ha specificato – non l’ho saputo fino al 12 maggio scorso, data in cui mi si riferiva che era stata concordata una rilevante fornitura di camici a titolo oneroso. Sono tutt’ora convinto che si sia trattato di un negozio del tutto corretto. Ma poiché il male, così come il bene, è negli occhi di chi guarda, ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni».

«Non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei familiari - ha concluso Fontana -. Il mio coinvolgimento, se di coinvolgimento si può parlare, è quello qui illustrato, nulla di più ne di meno, se non il fatto che Regione Lombardia non ha speso un euro per i 50mila camici».

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