Il voto di fiducia al Senato

Foto e video della bagarre di ieri

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«Gli italiani sono stanchi delle sceneggiate di alcuni, ma ieri i senatori hanno fatto un grandissimo passo avanti», commenta il premier Matteo Renzi dopo la bagarre parlamentare che si è conclusa, comunque, con l'approvazione, per il Senato, della riforma sul lavoro. E anche se la maggioranza ha ampio margine (165 contro 111, e ne bastavano 140), «rimane l’amarezza perché queste sono immagini tristi per i cittadini che si domandano che senso abbia». E auspica che si ritrovi un po' di «logica» e di «serenità».

Sceneggiate. Perché il voto viene raggiunto solo alle ore 00.52 della notte tra 8 e 9 ottobre, dopo una giornata quantomeno complicata, nell'aula di palazzo Madama. E dopo tante polemiche, contestazioni, urla, soprattutto da parte dei senatori del M5S e della Lega. Che poi votano contro, assieme a Forza Italia. La tensione esplode dopo il rifiuto al rinvio dello scrutinio richiesto dall'opposizione. Così, non appena interviene il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che intende rivendicare la bontà della riforma, scoppia la protesta. I primi (questa volta) sono i parlamentari pentastellati: alzano manifesti e fogli bianchi per criticare una «delega in bianco» sui temi del lavoro. «Andate a casa», gridano, coprendo con le urla le parole del ministro. Intanto, il capogruppo grillino Vito Petrocelli deposita 50 centesimi sui banchi del governo: «Un'elemosina», spiega; il gesto, però, gli vale l'espulsione da parte del presidente Pietro Grasso, che sospende anche momentaneamente la seduta fino alle 16. «Non mi muovo da qui se non con la forza», grida Petrocelli, ma alla fine esce come tutti gli altri. Poletti deve arrendersi e limitarsi a consegnare copia scritta del discorso. Grasso forse spera che, al rientro, si plachino gli animi. Speranza vana. Quando prende la parola il ministro per le Riforme Costituzionali Maria Elena Boschi i pentastellati urlano di nuovo: «Fuori», «A casa». E la Lega li supporta.

 

 

Intanto, vengono quasi alle mani la capogruppo di Sel Loredana De Petris e il senatore del Pd Roberto Cociancich. I colleghi e gli assistenti d'Aula intervengono a separarli. Qualcuno dice che la senatrice del Pd Emma Fattorini sarebbe rimasta contusa nello scontro (e che sarebbe tutta colpa del ciondolo di un bracciale). Qualcuno, invece, lancia fogli e libri (regolamento del Senato compreso) contro Grasso.

Renzi, dal vertice Ue a Milano, commenta facendo finta di non commentare: «Non ho parlato dei contenuti del Jobs Act, per tanti motivi. In primis perché ne stanno parlando al senato. Parlando...Si fa per dire». Poi incassa i complimenti della Merkel per la bella idea della riforma e in serata un po' sbotta: «Sono sceneggiate, non politica. È mancanza di rispetto, si consenta di votare».

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