Si chiama GNL

Un gas liquido per navi e camion La rivoluzione carburanti è vicina

Un gas liquido per navi e camion La rivoluzione carburanti è vicina
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Il momento in cui i carburanti tradizionali appariranno come desueti e semplici ricordi di un lontano passato sembrerebbe avvicinarsi sempre più. L’ultima novità in termini di energia applicabile ai trasporti arriva proprio dall’Italia, e riguarda il gas naturale liquefatto (GNL), grazie al quale si potrebbero rifornire i grandi mezzi (come navi o camion) con importanti risparmi economici e strizzando l’occhio alla tutela dell’ambiente. Il condizionale è d’obbligo, essendo ancora un progetto poco più che embrionale, ma comunque si delinea l’interessante prospettiva di un possibile taglio dei costi e di un allineamento alle recenti direttive europee in tema di riduzione dell’inquinamento da trasporto navale.

Che cos’è il GNL. Il GNL si ottiene sottoponendo il gas naturale a trattamenti di depurazione e disidratazione, succeduti da fasi di raffreddamento e condensazione; il risultato è un gas liquido, fondamentalmente composto da metano, in grado di produrre la medesima energia del fratello aeriforme ma con quantità circa 600 volte inferiori. Ora, fino ad oggi il processo di liquefazione del gas è sempre stato piuttosto comune ed utilizzato per il rifornimento dei mezzi di trasporto più grandi, previo però un processo di rigassificazione: il prodotto liquido viene cioè riconvertito in materia aeriforme e utilizzato come carburante. La grande svolta che si intende operare, e di cui la ricerca italiana è grande promotrice, è produrre specifiche tecnologie grazie alle quali si potrà utilizzare, nei serbatoi di navi, camion e quant’altro, direttamente la soluzione gassosa liquida. È un progetto particolarmente ambizioso, per i risultati che potrebbe offrire e per la tortuosa strada che presuppone, ma su cui il Governo ha già cominciato a lavorare da alcuni mesi.

 

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Le mosse dell’Italia. È dall’aprile del 2014 che un team istituito dal Ministero dello Sviluppo Economico è al lavoro per tentare di rendere realizzabile questa innovazione; entro fine anno dovrebbe essere pronta una relazione che offre i dettagli di quanto emerso dalle ricerche dei primi mesi, in termini tecnici, di sicurezza, e normativi.

È un progetto di ampio respiro nazionale, che vuole cioè coinvolgere tutte le parti: enti ambientali e infrastrutturali, regioni, capitanerie di porto e gestori dei terminali GNL, così che, qualora risulti davvero realizzabile, il Paese in tutte le sue componenti sia già pronto ad assorbire e rendere disponibile questa nuova tecnologia.

E un esito positivo della ricerca sembra essere corroborato dalle ultime mosse, ad esempio, di Eni e della Marina Militare. Per quanto riguarda l’ente energetico nazionale, è già stato inaugurato a Piacenza il primo erogatore di gas liquido, tanta è la fiducia nel possibile utilizzo di questa forma di energia; non solo, a sentire i dirigenti di Eni, pare che nei prossimi quattro anni si intenda sviluppare una fitta rete di impianti lungo le principali arterie nazionali di autotrasporto. Per quanto riguarda invece la Marina Militare, sono già stati messi a disposizione dell’industria cantieristica nazionale diversi ingegneri navali, con lo scopo di cominciare già a progettare le soluzioni meccaniche migliori per i futuri trasporti marittimi alimentati da GNL.

Ecba Project, istituto di analisi nel settore energetico, ha stimato che un’eventuale diffusione dell’utilizzo del gas naturale liquido nel Mediterraneo ridurrebbe i costi globali del trasporto marittimo dell’80 percento, con un risparmio complessivo di circa 10 miliardi di euro all’anno; un risparmio che toccherebbe anche gli utenti del GNL (in sostanza, chi deve fare rifornimento) con costi immediati che diminuirebbero dal 15 al 25 percento.

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